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Euro crisis

Saccomanni ci riprova: ora dice che la crisi globale è finita! Ed intanto annuncia la (s)vendita dei Gioielli di Stato (come previsto). L’Europa tedesca ringrazia.

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Saccomanni ci riprova. Dopo aver più volte annunciato a partire dalla scorsa estate la fine della crisi italianai, ora arriva anche a superare se stesso affermando che addirittura la crisi mondiale è finita (TG1 Online, 27.10.2013, commento ad intervista a “Che Tempo che fa” del Ministro dell’Economia). Da toccarsi dove non batte il sole.

presentazione del Rapporto sulla stabilità finanziaria di Banch'Italia

Unitamente a questo splendido annuncio ecco quello che attendevamo fin dall’estate, vedasi gli articoli citatiii, ossia l’annunciata privatizzazione dei beni statali. Ma mica partendo da quelli secondari, si parte addirittura dall’ENI, il gioiello dei gioielli! Tutto come previsto viene da dire.

Più o meno: a parte l’incomprensibilità dei messaggi del ministro dell’economia – a vedere le previsioni fatte ed i risultati consolidati c’è da temere che si tratti di una forma di presa per i fondelli degli italiani, o nel migliore dei casi di problemi a fare di conto, o magari semplicemente di difficoltà a controllare quanto viene detto, non so -, il magnifico Saccomanni ora annuncia che vuole vendere l’asset migliore che l’Italia ha in portafoglio, asset che rende al Tesoro – fonte Paolo Scaroni, circa una settimana or sono – il 6%, per poi utilizzare i proventi della vendita per pagare il debito di Stato che mediamente paga interessi inferiori al 4%. Follia! I conti non tornano, tanto per cambiare. Dunque, mi domando, a parte le sue previsioni grossolanamente sballate, abbiamo forse a che fare con un caso simile a quello che fu “Incontri ravvicinati del terzo tipo”, vi ricordate il film per cui non si riusciva a capire per quasi tutta la durata della proiezione dove si andava a parare? Inspiegabile, il fenomeno Saccomanni è apparentemente inspiegabile.

O meglio, sentendo Bonanni in un incisivo intervento trasmesso nel TG di Radio 3 alle 13:45 del 27.10.2013 in cui, anch’egli stupito da quanto proposto dal grandissimo ministro dell’economia (dovremmo sapere l’economia di quale paese, però – vedasi l’intervista di Bonanni), per giustificare la personale iniziativa saccomanniana sulla vendita di ENI citava come spiegazione l’interesse straniero a comprare ENI piuttosto di quello italiano a vendere. Della serie: Saccomanni per chi lavora, per l’interesse degli italiani o per quello dei partners europei/potenziali compratori di ENI? Il dubbio è più che lecito, memento le privatizzazioni del 1992 in cui il suo nume tutelare M. Draghi ebbe un ruolo estremamente importante, in effetti a venti anni di distanza ha fatto una grande carriera essendo per altro persona molto brillante. Devo dire che ho apprezzato molto il rude intervento di Bonanni, ho avuto l’occasione di ascoltarlo di persona alla radio, chapeau! In ogni caso questa situazione fa ben capire la gravità della situazione: anche un sindacalista vede le stesse cose che stiamo stigmatizzando noi da qualche mese, notasi che l’ottica di chi scrive non è precisamente quella di un sindacalista. In ogni caso il dubbio è lecito. La cosa bella, e qui ci si allinea perfettamente con quanto indicato dal segretario CISL, è che Saccomanni deve capire che le partecipazioni statali non sono sue, prima di fare certe affermazioni bisogna innescare un dibattito parlamentare e via dicendo. E fare i conti nell’interesse del Paese. Perseverando nella direzione indicata da Saccomanni – stile voglio, posso, comando: a’ Saccoma’! Esiste ancora un Parlamento…! – ci avvicineremo velocemente ad un qualcosa di simile al colpo di stato, estremizzando.

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Inoltre, vale certamente la pena di spendere alcune parole sulle azzardate e per nulla azzeccate passate previsioni del ministro dell’economia. Prima di tutto ammetto candidamente di pensare, purtroppo, che Saccomanni deliberatamente e con la grancassa annunci a ripetizione che la crisi è finita – secondo me senza alcun supporto reale – solo per giustificare successivamente azioni straordinarie, anzi approfittando dei problemi che emergeranno e della crescita che non ci sarà per privatizzare quanto lo Stato non dovrebbe privatizzare: il grande dubbio resta il perchè di tale comportamento, che abbia qualche tornaconto (politico intendo, non posso pensare ci sia dell’altro)? Dunque, tornando alle sue previsioni: l’articolo pubblicato la scorsa settimana su questo sitoiii relativamente alle previsioni fallaci dei vari governi sulla crescita italiana oltre che sul debito e sul deficit fanno scuola: sembrerebbe che tutti stiano cercando di tranquillizzare la popolazione dicendo che la crisi è finita, solo per correggere costantemente al ribasso le previsioni in un secondo tempo. E magari trovando la scusa per (s)vendere i gioielli di famiglia. Di seguito gli esempi di imprecisioni, diciamo così, governativa nel prevedere i dati di crescita e debito pubblico (fonte: vedasi nota iii).

 

Def Publ SE

 

Debt Publ SE

 

GDP Publ SE

Per l’Italia c’è anche di più: i consumi di energia veleggiano verso un minimo storico, ben oltre il -3% anno su anno nel 2013 (dati a fine Settembre 2013 – fonte SNAM e Terna -, gas: -8% ; power: -3.7%). Dunque, la saggezza convenzionale dice che la decrescita economica dovrebbe essere non lontana dalla decrescita energetica, comunque certamente non il -1,7% stimato oggi dal Governo. Vedrete che il prossimo anno la decrescita economica verrà corretta ex post al ribasso, sono pronto a scommetterci. E questo a partire da febbraio/marzo in avanti, quando il disastro dei conti pubblici sarà chiaro a tutti e quindi nasceranno le condizioni per azioni “drastiche”. Ricordiamo per altro che nessun politico, per cialtrone che sia (quanti,…), ha interesse a far cadere il Governo attuale, meglio che la colpa di provvedimenti impopolari non abbia un nome, un responsabile, un colore: tutti colpevoli, nessun colpevole! Ma la caduta del Cavaliere potrebbe scompaginare le carte ed indurre Berlusconi a far sì cadere il governo, obbligando alle elezioni anticipate o ad un governo molto ben connotato sia nelle responsabilità che nelle misure da prendere: secondo voi qualcuno avrà il coraggio di assumersi la responsabilità, ad esempio, di un provvedimento straordinario sul debito? Io lo dubito. Dunque, a logica, verrebbe da dire che il Cavaliere verrà salvato dalla decadenza, sul voto segreto ci sarà da ridere, vedremo (ma, vi prego, non aspettatevi comportamenti necessariamente razionali dai nostro politici…).

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L’ultimo punto che vorrei commentare è reiterare l’inutilità di provvedimenti straordinari, soprattutto sul debito: un’ipotetica patrimoniale – misura per altro citata da Saccomanni sabato scorso nella sua intervista a “Che Tempo che Fa” – non servirebbe a nulla se non a deprimere ulteriormente i consumi e la successiva crescitaiv annullando il credito bancario disponibile (in quanto si andrebbe a prelevare principalmente dai valori mobiliari depositati negli istituti di credito), ossia attuando proprio quanto vorrebbe la Germania con il fine da una parte di trasformare il suo più grande competitor manifatturiero continentale in una sacca di manodopera a basso costo, dall’altra di acquisirne i pezzi pregiati.

Italiani sveglia, bisogna fare qualcosa. Se oggi si può dire che, finalmente, la maggioranza dei cittadini ha capito che la moneta unica è nell’interesse principalmente della Germania e non dei paesi periferici, ora bisogna anche reagire e dunque minacciare seriamente di uscire dall’euro se non verranno rivisti pesantemente i limiti di bilancio imposti dalle regole europee, essendo pronti anche ripudiare la moneta unica se necessario. Non bisogna continuare a permettere a politici come Saccomanni di prendere decisioni contro gli interessi del Paese, neanche solo a parole. E questo deve avvenire, si noti bene, senza alienare le aziende strategiche, utili in un futuro non troppo lontano per eventualmente collaterizzare il debito pubblico, come da precedente intervento dello scrivente (nota vii): anche Micromega, storica testata dell’intelligezia progressista, si è spinta a dire che l’euro è una moneta senza futurov, sulla scia di Le Monde Diplomatique (aggiungo, seguendo il filo logico dell’eminente testata d’oltralpe, che si sta attuando lo storico sogno egemonico tedesco in Europa, di fatto riferendosi senza citarlo all’applicazione del progetto nazista di Europa comune di W. Funkvi): quello che NON deve succedere è che nel transitorio – da qui alla caduta della moneta unica – l’Europa tedesca possa impossessarsi di aziende strategiche dei paesi periferici che possano contribuire a rafforzare il sistema tedesco di stampo renano anche dopo l’inevitabile caduta dell’euro – sono parole di Le Monde Diplomatique, relativamente all’inevitabile fallimento del progetto europeo incentrato sulla moneta unica –.

 

Un ultimo pensiero merita una delle cause “esterne” dell’immenso pasticcio che si sta ingenerando in Europa. Visto che chi scrive ritiene che, nell’ambito della crisi dell’euro, quello che sta accadendo ai periferici in generale e all’Italia in particolare non può non essere stato quanto meno “sdoganato” dall’alleato/ex alleato storico d’oltreoceano, vedremo nelle prossime settimane se l’attuale amministrazione USA, avendo “assaggiato” la rigidità da parte tedesca a derogare sulle innegabili colpe dell’NSA nel caso Datagate e relative intercettazioni alla Cancelliera, ritenga ancora che la politica di rafforzamento tedesco in ambito europeo (con parallelo indebolimento dei paesi mediterranei) sia nell’interesse degli Stati Uniti, rafforzamento che fa leva sulla stessa rigidità germanica che nel caso dell’Italia si riferisce all’indisponibilità a riconoscere vie di fuga a quei paesi che agli occhi teutonici non hanno rispettato i patti, soprattutto del debito. Chi di spada ferisce….. Incredibilmente, l’America sembra non accorgersi che sta contribuendo alla nascita di un nuovo e temibile competitor globale – che va ad aggiungersi alla vicina Russia e alla Cina -: la storia si ripete. I prossimi mesi saranno interessanti.

 

Mitt Dolcino

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Riferimenti e Note:

v :

– La sinistra e il tabù dell’uscita dall’uro, E: Grazzini, Micromega, 28.08.2013

– Frederic Lordon, Le Monde Diplomatique – il manifesto, agosto 2013, “Uscire dall’euro? Contro un’austerità perpetua”

vi :

– “Europäische Wirtschaftsgemeinschaft”, – Berlin 1942, The Society of Berlin Industry and Commerce and the Berlin School of Economics – Editore: Haude & Spener, 1943 / Berlin – WorldCat OCLC number: 31002821

– Limes 4/2011 “La Germania tedesca nella crisi dell’euro, [http://temi.repubblica.it/limes/la-germania-tedesca-nella-crisi-delleuro/27080 ]“: analisi del documento da parte della rivista italiana di geopolitica

vii https://scenarieconomici.it/patrimoniale-per-uscire-dalleuro-pagando-il-debito-estero-sarebbe-un-prestito-richiesto-ai-cittadini-e-costerebbe-quanto-la-patrimoniale-che-la-germania-vuole-imporre-allitalia/


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