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S-500 contro Dark Eagle: il “Prometheus” russo può davvero fermare l’iper-missile USA? Tra propaganda e fisica
Mosca dichiara che il suo scudo S-500 può fermare i nuovi missili ipersonici USA Dark Eagle. Analisi tecnica di uno scontro tra titani: velocità, manovre impossibili e i limiti della produzione industriale russa.

In un contesto geopolitico dove gli annunci valgono spesso quanto i dispiegamenti reali, la Russia torna ad alzare la voce. Dopo l’annuncio del Presidente Putin sulla messa in servizio del missile Oreshnik, l’analista militare Alexander Stepanov ha dichiarato alla TASS che Mosca possiede la base industriale per produrne “decine, se non centinaia” all’anno. Una dichiarazione che, agli occhi di chi osserva le filiere produttive sotto sanzioni, appare quantomeno ottimistica, ma che serve a ribadire un concetto: la Russia si sente pronta.
Questa notizia viene data dopo lo spiegamento del primo reggimento operativo di S-500 in Crimea. Stepanov non si è fermato qui. Ha spostato il tiro sulla difesa, sostenendo che il sistema S-500 Prometheus è perfettamente in grado di neutralizzare la nuova minaccia americana all’orizzonte: il missile ipersonico Dark Eagle. Ma le cose stanno davvero così?
La minaccia: Il Dark Eagle (LRHW)
Il Dark Eagle non è un semplice missile balistico. È un’arma boost-glide.
- Il lancio: Un booster porta il vettore ad alta quota.
- La planata: Il corpo di rientro (C-HGB, Common Hypersonic Glide Body Corpo Comune Aliante Ipersonico) si sgancia e plana verso l’obiettivo a velocità superiori a Mach 10 (alcune fonti parlano di Mach 17).
Il profilo: Per colpire un bersaglio a 3.500 km di distanza, il missile deve mantenere una quota di circa 60 km per sfruttare la bassa densità atmosferica e conservare l’energia cinetica.
Sulla carta, questa quota e questa velocità pongono il Dark Eagle teoricamente all’interno della “zona di ingaggio” dell’S-500 russo.
La difesa: S-500 Prometheus
L’S-500 è il fiore all’occhiello della difesa aerea di Mosca, progettato per colmare il vuoto tra la difesa tattica e quella strategica antimissile.
- Intercettori: Utilizza missili 77N6 e 77N6-N1, capaci di raggiungere velocità ipersoniche (circa Mach 16 o 5.500 m/s) in pochi secondi.
- Raggio d’azione: Dichiarato tra i 500 e i 600 km.
- Obiettivi: Satelliti in orbita bassa, ICBM e, secondo Stepanov, armi ipersoniche.
Il vantaggio dell’S-500 risiede nei suoi radar attivi (come quelli sul missile 40N6), che permettono una guida autonoma nella fase terminale, teoricamente ideale per bersagli veloci.
Il problema della fisica: perché l’intercettazione non è garantita
Dire che l’S-500 può intercettare il Dark Eagle è tecnicamente corretto, ma dire che lo farà affidabilmente è un altro paio di maniche. Ecco i problemi tecnici che la propaganda (da entrambe le parti) tende a semplificare:
- L’incognita della manovra: L’intercettazione missilistica si basa sul calcolo di un “punto di incontro” futuro. Ma il Glide Body del Dark Eagle non segue una traiettoria balistica prevedibile; può virare, scendere o salire. I radar di controllo del tiro rischiano di guidare l’intercettore verso un punto dove il bersaglio non c’è più. È come cercare di colpire un’auto da corsa che sterza improvvisamente in autostrada, mentre la si guarda attraverso un vetro appannato. Si tratta di una tattica utilizzata dagli stessi russi per evitare le intercettazioni da parte dei Patriot in Ucraina.
- Il plasma: A Mach 10+, l’attrito con l’aria crea un guscio di plasma attorno al missile che può assorbire o deflettere le onde radar, rendendo il tracciamento “a singhiozzo” e impreciso.
- La finestra di ingaggio: Anche se l’intercettore S-500 viaggia a Mach 16, la velocità di chiusura combinata con il bersaglio lascia una finestra temporale di pochi secondi per l’ingaggio.
La realtà industriale
L’analista russo ha ragione su un punto: l’S-500 ha le specifiche tecniche per tentare l’abbattimento. Tuttavia, c’è un dettaglio fondamentale che spesso sfugge alle analisi puramente tecniche: la quantità.
Attualmente, la Russia ha operativo un solo reggimento S-500 (o poco più, a seconda delle fonti). Il Dark Eagle è un sistema mobile, potenzialmente aviotrasportabile in futuro. Gli Stati Uniti potrebbero colpire obiettivi non protetti da quell’unico scudo, o addirittura prendere di mira l’S-500 stesso mentre si sposta. Senza una produzione di massa reale – e non solo annunciata – di sistemi S-500 per coprire tutti gli obiettivi strategici, la capacità teorica di intercettazione rimane, appunto, teorica.
Domande e Risposte
L’S-500 è superiore ai sistemi americani come il THAAD o il Patriot? Sulla carta, l’S-500 opera in una categoria diversa. Mentre il Patriot è ottimizzato per la difesa aerea e missilistica tattica e il THAAD per quella terminale ad alta quota, l’S-500 è un sistema ibrido che copre anche lo spazio vicino (orbita bassa) e ha un raggio d’azione molto più esteso (600 km contro i 150-200 km dei rivali occidentali). Tuttavia, il THAAD e il Patriot sono testati in combattimento e prodotti in grandi numeri, mentre l’S-500 è ancora una “rarità” operativa.
Perché i missili ipersonici sono così difficili da abbattere se abbiamo già sistemi antimissile? Il problema non è solo la velocità, ma la manovrabilità unita alla quota. I missili balistici tradizionali sono velocissimi ma prevedibili: una volta lanciati, sai dove cadranno. I missili ipersonici boost-glide come il Dark Eagle volano nell’atmosfera superiore e possono cambiare direzione. I radar di difesa attuali faticano a tracciarli continuativamente a causa dell’orizzonte radar terrestre e della imprevedibilità della traiettoria, riducendo drasticamente il tempo utile per lanciare un contro-missile.
Cosa significa che la Russia ha un solo reggimento operativo? Significa che, nonostante la tecnologia avanzata, la copertura è a “macchia di leopardo”. Un reggimento S-500 può proteggere un’area critica (come Mosca o un distretto industriale chiave), ma non l’intero confine russo. Questo lascia un vantaggio tattico agli USA: il Dark Eagle, essendo mobile, può essere posizionato per colpire dove l’S-500 non c’è. La deterrenza russa, quindi, si basa ancora massicciamente sulla rappresaglia nucleare piuttosto che su uno scudo impenetrabile convenzionale.










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