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“Rischiamo un deficit di offerta di petrolio”. L’allarme di un grande produttore USA

Petrolio: l’eccesso di offerta attuale è un’illusione. Un grande produttore USA avverte che il mercato rischia un deficit di offerta “molto prima del previsto”, già nel 2025-2026, a causa del crollo degli investimenti

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Mentre la maggior parte delle proiezioni di settore indica un mercato petrolifero globale in eccesso di offerta (oversupply) fino al 2026, la situazione potrebbe ribaltarsi in deficit molto prima del previsto. L’avvertimento non arriva da un analista qualunque seduto a una scrivania, ma direttamente da Ezra Yacob, amministratore delegato di EOG Resources, uno dei principali produttori di shale oil (petrolio da scisto) americani.

E se lo dice lui, che il petrolio lo estrae tutti i giorni e conosce bene il settore, forse c’è un motivo per prestare attenzione.

Parlando con gli analisti durante la presentazione dei risultati del terzo trimestre, Yacob ha dipinto un quadro in due tempi. Nel breve termine, ammette, c’è volatilità. Questa incertezza è guidata più da “barili incrementali” che arrivano sul mercato (e da schermaglie politiche sui dazi, che ora secondo Yacob si sono “generalmente allentate”) che da nuovi investimenti strutturali. Questo dà l’impressione di un mercato “lungo”, ovvero con troppa offerta.

Ma è nel medio termine (fine 2025 – inizio 2026) che la musica, secondo EOG, è destinata a cambiare. L’azienda vede infatti una crescita della domanda di petrolio “piuttosto consistente” in quel periodo.

Qui sta il punto chiave sollevato da Yacob. Il mercato sta sottovalutando due fattori che agiscono sotto la superficie:

  1. La riduzione della capacità inutilizzata (la spare capacity).
  2. La riduzione degli investimenti in nuova offerta.

“Questa è una distinzione importante”, ha detto Yacob. “Mentre il breve termine sembra essere in eccesso di offerta… abbiamo un potenziale in cui potremmo rapidamente passare a un ambiente di sotto-offerta (undersupply) nel medio termine”.

Di conseguenza, EOG rimane “piuttosto rialzista” (bullish) sulle bilance domanda/offerta dei liquidi (petrolio e affini) nel lungo periodo, proprio alla luce di questa combinazione di scarsa capacità di riserva e bassi investimenti attuali.

Oltre ai rischi geopolitici sempre presenti, l’azienda vede una “lunga pista di decollo” per la crescita della domanda. Ma non c’è solo il greggio. Anche per il gas naturale, Yacob indica il 2025 come un potenziale “punto di flessione” per i mercati globali. EOG prevede un tasso di crescita annuo composto tra il 4% e il 6% per la domanda di gas nordamericano nella seconda metà del decennio.

Ezra Yacob- EOG

I numeri di EOG nel terzo trimestre

L’avvertimento arriva mentre EOG presenta i suoi numeri del terzo trimestre, spinti anche dalla recente acquisizione di Encino Acquisition Partners:

  • Produzione totale: 1,3 milioni di barili di petrolio equivalente al giorno (+21% su base annua).
  • Produzione di petrolio greggio: 534.500 barili al giorno (+8,4%).
  • Utili: 1,47 miliardi di dollari (in calo del 10% rispetto a un anno fa).
  • EPS (Utili per azione): 2,71 dollari (-6%).
  • Ebitdax rettificato: 3,13 miliardi di dollari (risultato sopra le attese, secondo TD Cowen).

Infine, una nota sui costi che farà piacere ai keynesiani dell’investimento: il direttore operativo, Jeff Leitzell, ha confermato che i costi dei servizi si sono “ammorbiditi” (calati) grazie alla riduzione dell’attività generale nel settore. Tuttavia, con una leggera ironia, ha aggiunto che i prezzi degli impianti di perforazione high-spec (quelli di alta gamma che usa EOG) sono rimasti “molto più resilienti”, perché il loro utilizzo è ancora elevato. Insomma, i costi scendono, ma non per le cose migliori e più richieste. Un classico.

 

Domande e risposte

Perché si parla di eccesso di offerta ora, ma di carenza domani?

L’eccesso attuale è dovuto a barili incrementali che entrano nel mercato (volatilità a breve termine) e a una domanda forse temporaneamente rallentata. Tuttavia, il CEO di EOG, Ezra Yacob, avverte che questo maschera il vero problema: la mancanza di investimenti a lungo termine in nuova produzione e la riduzione della capacità inutilizzata (spare capacity). Quando la domanda, prevista in crescita costante, si consoliderà nel 2025-2026, l’offerta strutturale non riuscirà a tenere il passo, ribaltando rapidamente l’equilibrio da eccesso a deficit.

Chi è EOG Resources e perché dovremmo ascoltare il suo CEO?

EOG Resources è uno dei più grandi produttori di petrolio “shale” (non convenzionale) negli Stati Uniti. A differenza di un analista finanziario o di un’agenzia governativa, il loro business è l’estrazione fisica. L’avvertimento del CEO Yacob ha peso perché proviene da un operatore “sul campo”, che conosce intimamente i costi, la logistica, i tassi di esaurimento dei pozzi e i livelli di investimento reali nel settore. Se un produttore, che vive vendendo greggio, avverte di una futura carenza, è un segnale da monitorare attentamente.

L’articolo menziona anche il gas naturale. Qual è la previsione?

Anche per il gas naturale, Yacob vede un “punto di flessione” in arrivo nel 2025. La domanda globale di gas nordamericano è prevista in forte crescita. EOG stima un tasso di crescita annuo composto tra il 4% e il 6% per la seconda metà del decennio. Anzi, Yacob ha notato che alcune previsioni di mercato stanno iniziando a superare persino queste stime già ottimistiche, suggerendo un futuro molto robusto per la domanda di gas.

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