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Riprendiamoci le chiavi di casa. di A.M.Rinaldi

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Il solito inconcludente vertice UE dei ministri degli interni, questa volta ospitato a Tallinn, è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso e chi riponeva speranze di giungere a qualche timido accordo sulla ripartizione del flusso dei migranti è ritornato a casa con le pive nel sacco.

Ma siamo sicuri che i “padroni del vapore” Germania e Francia abbiano tutti i torti nel non venire incontro all’Italia sul fronte degli sbarchi? La notizia circolava già da tempo nei corridoi romani, ma le recentissime dichiarazioni di Emma Bonino hanno definitivamente chiarito che c’è stato un tacito accordo fra il governo renziano e la UE: “nel 2014 e 2016 abbiamo chiesto che gli sbarchi avvenissero tutti quanti in Italia, l’abbiamo chiesto noi. L’accordo l’abbiamo fatto noi, violando peraltro Dublino…”. Ci si chiederà ovviamente quale sia stata la contropartita ottenuta a fronte di un così sciagurato accordo e la risposta non può che essere una: concessione di flessibilità sui conti pubblici. Come dire, facciamoci pure invadere, ma si chiuda un occhio, anzi tutti e due, sugli zero virgola del deficit e sul debito in continuo aumento. Naturalmente interessi di bottega, leggasi cooperative, hanno fatto il resto.

Ora si comprende come le buone intenzioni di Minniti, che addirittura aveva paventato una sorta di blocco navale nei confronti delle imbarcazioni ong battenti bandiera non italiana, non sarebbero mai potute essere accettate da chi aveva già “barattato” con Renzi un patto scellerato. Ma di fronte a una Europa così cinica e calcolatrice nel perseguire sempre più gli interessi dei forti a discapito dei deboli utilizzando strumenti di ricatto, è lecito sbattergli la porta in faccia?

Certo che è lecito, anzi doveroso, perché accettando accordi del genere sottobanco l’effetto sarà sempre più sudditanza e con richieste impositive sempre più gravose come in un crescendo rossiniano e a pagare il conto salato saranno sempre più i cittadini e il sistema delle imprese del Bel Paese.

Quindi si prenda finalmente il toro per le corna e si proceda nell’esclusivo interesse del Paese, magari non minacciando di chiudere i porti, sapendo benissimo di non poterlo fare, ma applicando alla lettera leggi e regolamenti sulla navigazione marittima che consentono alla Marina Militare, Guardia Costiera e Guardia di Finanza di poter bloccare in acque territoriali qualsiasi imbarcazione per effettuare minuziosi e certosini accertamenti nella certezza assoluta che nessuno è mai perfettamente in regola al punto di essere poi titolati nel rispedirli al mittente. Ma i problemi che affliggono l’Italia non solo solamente quelli connessi all’immigrazione “selvaggia”, ma anche al cappio che si sta sempre più stringendo intorno al collo dell’economia e del consequenziale disagio sociale che sta provocando.

Ora Renzi si sveglia e parla di mettere da parte il Fiscal Compact e di fregarsene del deficit dimenticando che il suo partito è stato proprio il più forte sostenitore ai tempi della sua approvazione, art. 81 sul pareggio di bilancio compreso, e di perseguire politiche di stupida è cieca austerità solo per avere il consenso in Europa senza curarsi di cosa succedeva in Italia.

I risultati plebiscitari del recente sondaggio promosso da Scenarieconomici sull’eventuale gradimento o meno da parte degli italiani di un “Colpo di Stato” militare, la dice lunga sulla disaffezione nei confronti della classe politica dirigente reputata totalmente incapace di governare una situazione che rischia l’irreversibilità. Un’opzione forte, ma ormai percepita come il male minore dopo altri “colpi di mano” come quello perpetrato nel 2011 da Napolitano con l’imposizione di Monti che ha provocato più disastri di uno militare anche in termini di perdite di vite umane non per altro per l’impennata esponenziale dei casi di suicidio per motivazioni economiche.

Insomma riprendiamoci le chiavi di casa e torniamo, democraticamente, a governarci nel nostro interesse prima che sia troppo tardi e soprattutto prima che l’Italia diventi di fatto il 17° Land tedesco con tutto quello che ne consegue. Alla fine dei conti risulterà molto più conveniente per noi sbagliare con la nostra testa che con quella degli altri. E’ un obbligo che disatteso ce lo rinfacceranno per sempre i nostri figli e i figli dei nostri figli!

Antonio M. Rinaldi

 


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