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Riprendiamoci la democrazia, a maggio prossimo si vota per quale Europa vogliamo di A.M. Rinaldi

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Il maggior problema in questo momento in Europa non è più tanto il disastro economico e sociale compiuto a causa delle politiche seguite, ma l’aver affidato la sostenibilità dell’euro esclusivamente a metodi che prevedono la rinuncia da parte dei cittadini dei sacrosanti diritti fondamentali che sono alla base di qualsiasi democrazia.

Non si tratta più pertanto di fare solo valutazioni in termini prettamente economici per evidenziare le incongruenze generate dalla moneta unica, ma di denunciare a gran voce che per rendere sostenibile questo modello economico l’unico sistema adottato sia quello di estraniare i cittadini dalle più elementari forme previste dalla democrazia. E’ questo il vero pericolo a cui stiamo andando incontro con la complicità più o meno consapevole dei vari governi nazionali dei paesi dell’eurozona. Ai danni provocati da una costruzione monetaria e fiscale errata, ora si stanno sommando quelli ancora maggiori per poterle rendere sostenibili! Il nostro impegno è perciò quello di impedire con ogni mezzo che si realizzi quella che si sta delineando come la più subdola delle dittature: quella economica.

Sull’imperfezione e insostenibilità della costruzione monetaria in ogni caso da molto tempo economisti internazionali hanno manifestato le loro criticità e perplessità, dimostrandole puntualmente in modo scientifico, ma questo non è stato minimamente sufficiente per far modificare neanche di una virgola le regole poste a fondamento del nuovo ordine monetario europeo.

Il sistema adottato di anteporre una moneta comune alla realizzazione di una effettiva unione politica e fiscale, si è rapidamente evoluto in un metodo dove le regole e i meccanismi tecnici previsti dai Trattati e dai Regolamenti europei sono utilizzati, da una oligarchia autoreferenziale non eletta di burocrati, in strumenti coercitivi per governare di fatto gli Stati nazionali. In questo modo si sono consegnate le rispettive Sovranità a entità che non ne hanno titolo, riuscendo a bypassare le legittime istituzioni nazionali preposte dalle universali regole poste a fondamento e garanzia della democrazia rappresentativa e dalle rispettive Costituzioni.

Una delle più grandi conquiste della civiltà umana è stata il riconoscimento che la Sovranità appartiene al popolo, ossia a ciascun individuo, e il grado di democrazia dei paesi si misura pertanto in funzione del rispetto nell’esercizio di questo fondamentale principio. Ora invece le istituzioni europee stanno agendo come se fossimo ritornati negli anni più bui del Medio Evo, perché i cittadini sono stati completamente estraniati da qualsiasi processo decisionale. Il suffragio universale è solo formale perché, pur generando la formazione di governi, quest’ultimi sono ormai relegati al semplice ruolo di recepire imposizioni e volontà sovranazionali previsti dai vincoli esterni.

Si sono instaurati dei poteri che, celandosi dietro le Istituzioni europee, nella pratica governano gli Stati nazionali senza che ci sia stato il preventivo consenso dei cittadini e senza soprattutto che siano previsti meccanismi di esonero nel caso si rivelino essere incapaci nello svolgimento delle loro funzioni. Le Istituzioni europee stanno considerando sempre più gli Stati membri alla stregua di società per azioni e non come Stati di diritto e i rappresentanti dei governi sono trattati come funzionari che devono rispondere unicamente a un Consiglio di Amministrazione e non più al proprio Parlamento. Il voto è stato consegnato in questo modo ai mercati e non più alla libera determinazione dei cittadini. In nome della sostenibilità della moneta comune la democrazia è stata totalmente sospesa in alcuni paesi e tale sospensione rischia ogni giorno di essere sempre più irreversibile per poter paradossalmente rendere irreversibile l’euro secondo metodi che non rispettano i principi costitutivi e i valori posti a base dell’Europa.

Da troppo tempo stiamo assistendo a che le azioni della governance europea sono tese a tutelare interessi delle lobby finanziarie e industriali a totale carico e onere della collettività, tradendo completamente le iniziali premesse poste a cardine e fondamento della nuova Europa. L’Europa ha carpito in questo modo la buona fede dei cittadini, perché con l’inganno di perseguire finalità condivisibili sta invece portando avanti, con metodi subdoli, disegni che non hanno nulla da vedere con la solidarietà e il bene comune originariamente promessi.

Non è più accettabile che in molte aree dell’eurozona ci sia più di un cittadino europeo su dieci disoccupato, con una distribuzione alterata all’interno con una discriminazione nel godimento del suo diritto alla giustizia sociale previsto dall’art. 2 di Lisbona (TFUE) che sancisce che l’Unione si basa “su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale… combatte l’esclusione sociale e le discriminazioni e promuove la giustizia e le protezioni sociali. Essa promuove la coesione economica, sociale e territoriale e la solidarietà tra gli Stati membri”.

Perché non si stanno perseguendo questi obiettivi, sostituiti invece con quelli a tutela dei mercati, in nome di una stabilità che nei fatti sta determinando sempre più l’allontanamento dei cittadini dal centro dell’interesse delle azioni dell’Europa? Perché nessuno si ribella? L’Europa non merita rispetto perché è proprio la prima a non avere il rispetto del fondamentale diritto di ciascun cittadino: avere garantita la dignità di un lavoro! Inoltre va ricordato fermamente che le Costituzioni democratiche europee non si basano sulla forte competitività così come sancito nei Trattati, ma sul valore dell’inderogabile dovere di solidarietà economica, politica e sociale. I più deboli non vanno esclusi, ma aiutati e pertanto la competizione è un conflitto se fatta senza correttivi che solo l’esercizio della democrazia può garantire. Ne deriva infatti la più che ovvia constatazione che i Trattati sono incompatibili con i principi indicati nelle Costituzioni dei Paesi membri. A noi, cittadini liberi, a cui ancora è a cuore il rispetto della democrazia e dei principi fondamentali previsti dalle Carte Costituzionali, il dovere di denunciare senza esitazioni la deriva di questa Europa!

Tutto questo è potuto avvenire senza che i cittadini europei ne fossero consapevoli o preventivamente informati, in quanto i rispettivi governi non hanno ritenuto necessario il coinvolgimento delle volontà popolari nel delicatissimo processo d’integrazione, probabilmente timorosi di non ottenerne un consenso o un libero mandato a procedere, o peggio ancora, di essere redarguiti dalle stesse Istituzioni europee per non aver rispettato gli ordini ricevuti.

Gli italiani ad esempio hanno subito enormi soprusi, poiché non sono mai stati coinvolti nelle delicate fasi di aggregazione; mai è stato avviato nessun dibattito fra tutte le forze del Paese per verificare la bontà e la fattibilità delle scelte, il tutto con i media completamente allineati e complici in quello che possiamo definire il “pensiero unico”. Questo ha permesso che gli ultimi 3 governi potessero essere investiti, senza la preventiva verifica elettorale, due persone non elette con il solo gradimento delle Istituzioni europee, nello stesso modo e procedure con cui vengono nominati i curatori dai Tribunali fallimentari! Con la chiamata di Mario Monti a Premier nel novembre 2011, sostituendo un governo legittimo in carica che godeva ancora della fiducia parlamentare, fu compiuto un vero e proprio golpe in sfregio alle garanzie Costituzionali e democratiche. Ci è stato insegnato fortunatamente che la democrazia, per poter essere definita tale, funziona in tutt’altro modo. Seguendo dei veri e propri diktat da parte dei poteri che si sono insidiati al comando dell’Europa per mezzo dell’applicazione dei vincoli dei Trattati e dei regolamenti, molti Stati membri si stanno economicamente suicidando senza che abbiano la capacità e la minima forza per potersi ribellare in quanto la Troika agisce con metodi prettamente ricattatori nei loro confronti!

A Cipro e in Grecia abbiamo assistito alle prove generali di come è stato possibile annientare Paesi imponendo politiche economiche funzionali solo agli interessi dei creditori. Gli pseudo salvataggi compiuti nei confronti della Grecia nella realtà sono serviti solo a tentare di mettere al sicuro i rischi contratti precedentemente dal mondo finanziario e bancario, trasferendoli agli Stati per mezzo dei meccanismi previsti dai Fondi Salva Stati e dai prestiti bilaterali. Esattamente come in un laboratorio dove la moneta euro, del tutto simile ad un organismo geneticamente modificato (OGM), pretende di piegare l’economia reale secondo i suoi rigidi dogmi invece di plasmarsi al suo totale servizio.

In questo scenario la Germania ha sempre più assunto il ruolo di leadership nella conduzione politica ed economica di tutta l’area europea, senza tuttavia che nessuno glielo abbia preventivamente accordato e questo è potuto avvenire non per propri meriti, ma per la totale mancanza di “contendenti” che potessero condividerne la funzione di guida dell’Europa. Ma poi questa autoinvestitura non è stata meritata sul campo perché hanno dimostrato sempre di fallire in ogni occasione, non proponendo soluzioni adeguate e condivise con tutti gli altri partners. L’euro e le regole su cui si fonda dovevano servire ad unire per mettere al sicuro l’Europa da millenni di guerre, incomprensioni e contrasti, mentre ora stanno rischiando di dividere ulteriormente i paesi eurodotati per la cecità e l’incapacità dimostrata da chi ha assunto la gestione.

A causa di questa cessione di poteri e d’indirizzi per la conduzione economica dell’Europa, la Germania si è avvantaggiata oltre modo, accumulando da ben 8 anni surplus commerciali eccessivi oltre la soglia del 6% prevista dai regolamenti che compongono il c.d. “Six Pack” e senza che nessuno, ripeto nessuno, abbia avuto la forza per costringerla a ridistribuirlo o almeno a ridurlo a vantaggio degli altri. L’unione monetaria non è stata realizzata per consentire enormi vantaggi a qualcuno e a discapito degli altri, ma per realizzare una grande area che fosse disponibile ad essere solidale in particolar modo con i più deboli. La Germania dovrebbe dimostrare ora di essere solidale con gli altri paesi esattamente come lo fecero tutti gli altri nei suoi confronti, nessuno escluso, ai tempi della riunificazione!

Ricordo che l’Unione Europea non è stata creata per consegnarla nelle mani della Germania o di qualche altro singolo membro, ma per mettere proprio al riparo i popoli europei in modo che non si ripetessero i tragici errori e tentazioni di egemonia del passato. Può Frau Angela Merkel essere di fatto il primo ministro europeo solo con i voti dei tedeschi? Invece ci siamo consegnati in silenzio al “Paese d’ordine” che pretende d’imporre il suo predominio sul Continente con le regole macroeconomiche previste dai Trattati forgiate sul suo modello invece che con quelle previste dalla condivisione democratica. Perché in passato per evitare di consegnare il potere nelle mani esclusivamente di qualcuno abbiamo senza esitazione anche fatto ricorso alle armi mentre ora siamo tutti distratti e accondiscendenti?

Ad esempio la cessione di sovranità fiscale come già avvenuto per quella monetaria, che per pudore ora viene definita “coordinamento”, non sarà restituita potenziata, ma solo funzionale alla sostenibilità dell’euro mediante vincoli e imposizioni ancora più stringenti che non terranno conto delle ciclicità economiche e delle caratteristiche di ciascuna economia nazionale, con l’aggravante che ogni aggiustamento possibile nell’area valutaria comune rimarrà a carico principalmente della flessibilità del mercato del lavoro. In parole semplici saranno i lavoratori a pagare il conto più pesante! Siamo in guerra, una guerra economica devastante dove i caduti non sono più i soldati in divisa, ma i disoccupati, i giovani che non trovano lavoro, le persone sottopagate pur di sopravvivere, le aziende che chiudono, le attività commerciali in fallimento, la non più speranza nel futuro per le nostre nuove generazioni.

Come è possibile auspicare gli Stati Uniti d’Europa nel momento in cui la stessa Europa ha dimostrato “Urbi et Orbi” di essere totalmente incapace di risolvere nessuno dei tantissimi e gravissimi problemi che l’affliggono e a cui è chiamata a risolverli? Come si può augurare di consegnare letteralmente le sorti del Vecchio Continente, e con esso i destini di centinaia e centinaia di milioni di cittadini, a una ristretta schiera di burocrati che agiscono su indicazioni via fax pervenute da Berlino e Francoforte? Grecia, dramma migranti, rapporti con la Russia, disoccupazione, tanto per citare gli ultimi problemi irrisolti. E si badi bene non è neanche sufficiente sostituire i personaggi che occupano le istituzioni europee per poter invertire la situazione e rendere proficua la nascita degli Stati Uniti d’Europa.

Questo perché la stessa Europa ha generato ormai, nel disperato tentativo di rendere sostenibile e irreversibile il processo d’integrazione monetaria come presupposto a quella politica, meccanismi bio-giuridici automatici perversi, come più volte sostenuto dal prof. Giuseppe Guarino, che non consentono più la possibilità di modifiche o di adattamento dei Trattati verso modelli più vicini agli iniziali presupposti di creare una grande area comune per renderla più forte e resistente verso un mondo globalizzato. Stiamo assistendo ogni giorno di più al rafforzamento di aree sempre più ricche a discapito di altre sempre più povere a causa di una area valutaria nata non certo ottimale e condotta ancora peggio che come risultato finale ha sancito che in Europa esistono Paesi di serie A, di serie B e ora anche di serie C.

D’altronde chi impunemente invoca gli Stati Uniti d’Europa, emulando l’esempio degli Stati Uniti d’America, omette che oltreoceano ogni Stato Confederato ha la rappresentanza di due deputati indipendentemente dalla grandezza geografica, numero dei residenti o peso economico, esattamente il contrario del sistema adottato per la determinazione del Parlamento Europeo e che vige il principio del trasferimento delle risorse interne per compensare gli squilibri fra aree economicamente disomogenee.

Gli Stati nazionali sono perfettamente consci che cedere ormai ciò che è rimasto delle residualità di Sovranità, ancora provvidenzialmente non trasferite, significherebbe la totale e irreversibile capitolazione e a prova di ciò stanno sempre più risolvendo in modo autonomo ciò che l’Europa non riesce, e non riuscirà mai, a fare. Per molti di essi infatti le cessioni definitive delle proprie Sovranità significherebbero divenire definitivamente Colonie del Nord Europa.

L’errore fondamentale compiuto dagli architetti dell’unione monetaria sin dai tempi di Maastricht è stato quello di affidare il suo mantenimento al modello economico all’impostazione prettamente tedesca che prevede essenzialmente la stabilità dei prezzi, cioè il contenimento fobico dell’inflazione, e la rigidità dei deficit dei conti pubblici fino al perseguimento del principio del pareggio di bilancio introdotto con il fiscal compact, come esclusivo presupposto per la crescita. L’errore ancora maggiore, compiuto invece da chi ha accettato e sottoscritto questo modello, è stato quello di non verificare preventivamente cosa sarebbe successo nella propria economia se si fossero adottate queste nuove regole completamente diverse rispetto alle proprie fino ad allora utilizzate, preferendo invece affrettarsi nel dimostrare a se stesso e agli altri di essere disciplinato e capace di rispettarle nel tempo.

L’Europa per come si sta comportando si sta rivelando essere un grande bluff, la sua sostenibilità a livello di gradimento fra i cittadini si regge su una gigantesca operazione di marketing mediatico essendo venuti meno i reali obiettivi di aggregazione ed emergendo sempre più le subdole finalità perseguite nella realtà. Tutto l’inganno risiede nell’abilità di aver accomunato come inscindibile l’Europa e l’Unione monetaria, mentre anche i Trattati, in particolare il TFUE (Lisbona) ne evidenziano agli artt.139 e 140 la possibile convivenza fra paesi “con deroga” e paesi “senza deroga”, cioè con propria valuta nazionale o con l’euro come moneta.

La stessa BCE è stata concepita esclusivamente come la guardiana e garante della stabilità dei prezzi e non con le funzioni proprie di qualsiasi Banca Centrale e tutti gli stimoli monetari possibili che potrà porre in atto, non riusciranno mai a correggere l’insostenibilità dell’euro in quanto il modello economico di riferimento sopra ricordato, prevede sostanzialmente che i cittadini e il sistema delle imprese siano considerati a tutti gli effetti, per mezzo della fiscalità, gli unici prestatori di ultima istanza! Non esiste nessun altro paese al mondo fuori dall’area euro che si affida a questo modello!

E’ necessario un grandissimo reset di tutti questi meccanismi automatici adottati da Maastricht ad oggi nel tentativo di rendere irreversibile l’euro al fine di ristabilire l’esercizio della democrazia. La letteratura economica classica insegna che non può esistere uno Stato senza moneta, e chi gestisce la moneta governa lo Stato e nel caso europeo, l’intera Europa!

Se le Istituzioni europee e i politici nazionali rimarranno sordi alle giuste richieste dei popoli e ciechi di fronte ai danni provocati dalle scellerate politiche economiche imposte per rendere sostenibile la moneta unica, il rischio concreto che si corre è quello di assistere alla progressiva distruzione del progetto comune unitario, con la terribile prospettiva della fine di settant’anni di pace, sotto la spinta di quelle forze politiche che sono più sensibili alle più che legittime necessità ed aspirazioni dei propri cittadini. I movimenti definiti come populisti che stanno nascendo e proliferando con forza in ogni angolo d’Europa, non sono altro che la giusta risposta spontanea a chi preferisce invece mettere al riparo dal controllo democratico gli indirizzi portati avanti attualmente dall’Europa. La tutela dei diritti democratici e costituzionali è possibile solo se i governi possono intraprendere politiche economiche autonome perfettamente tarate alle singole esigenze nazionali e non perseguendo quelle previste dai vincoli esterni dei Trattati.

il prossimo 26 maggio saremo chiamati non tanto a rinnovare i membri del Parlamento europeo, ma soprattutto quale Europa vogliamo per noi e i nostri figli!

Antonio M. Rinaldi


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