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Ricco accordo USA-Australia: l’Occidente cerca di liberarsi dalla sudditanza alla Cina

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L’Occidente, o almeno la sua componente anglosassone, sembra essersi destato dal torpore strategico sulla dipendenza dalle materie prime. Gli Stati Uniti di Donald Trump e l’Australia di Anthony Albanese hanno siglato un accordo fondamentale sulle terre rare e i minerali critici, mettendo sul piatto circa 8,5 miliardi di dollari in investimenti per progetti specifici nei prossimi sei mesi.

La mossa è una risposta diretta e neanche troppo velata allo strapotere cinese nel settore.

Come ha dichiarato lo stesso Trump ai giornalisti a bordo dell’Air Force One: “Non voglio giocare al gioco delle terre rare con la Cina”. Un riferimento chiaro ai controlli sulle esportazioni che Pechino ha imposto su una serie di minerali critici ad aprile, e che ha recentemente ampliato.

Miniera – Australia : Unsplash

Il Paradosso Australiano: Ricchi di Risorse, Dipendenti dalla Lavorazione

La situazione dell’Australia è emblematica. Come ha sottolineato l’ambasciatore australiano negli Stati Uniti, Kevin Rudd, “L’Australia è più o meno uguale alla tavola periodica, la geologia è stata gentile con noi”. Oppure, semplicemente, hanno tanto deserto che può essere scavato e pochi ambientalisti che lo abitano.

Il problema australiano? Essere in grado di estrarre le materie prime ed avere la capacità di processarle in qualcosa di utile sono due sfide separate. Finora, le aziende australiane hanno risolto il secondo problema vendendo quasi tutto alla Cina, che ha consolidato la sua posizione di “fabbrica del mondo” e, soprattutto, di dominatore nell’estrazione e, crucialmente, nella raffinazione di terre rare, nichel, litio e cobalto.

Pechino non ha esitato a usare questa leva, imponendo controlli su elementi come olmio, europio, itterbio, tulio, erbio, samario, gadolinio e disprosio.

A Cosa Servono Davvero le Terre Rare?

Si parla spesso di minerali critici, ma la loro importanza rimane astratta per molti. Non si tratta solo di smartphone. La verità è che questi elementi sono fondamentali per quasi ogni settore strategico moderno:

  • Industria e AI: Il boom dell’intelligenza artificiale si basa su data center e GPU (Graphics Processing Units) ad alta potenza. Per produrre un semiconduttore, ad esempio, è necessario lucidare il wafer: l’ossido di cerio è perfetto per questo. “Drogare” i semiconduttori con terre rare ne migliora la purezza. Con chip sempre più piccoli, l’ossido di lantanio sta sostituendo il biossido di silicio nei transistor.
  • Medicina: Il gadolinio, uno degli elementi più magnetici, è cruciale per le risonanze magnetiche (MRI), dove viene usato come mezzo di contrasto per immagini ad alta risoluzione. Altri elementi (itterbio, gadolinio) migliorano le scansioni TC. Il laser Nd:YAG (granato di ittrio e alluminio “drogato” al neodimio) è usato comunemente in medicina estetica.
  • Energia (Green): La transizione energetica dipende da questi materiali. Le proprietà magnetiche di neodimio, disprosio e praseodimio sono essenziali per i magneti permanenti ad alte prestazioni usati nelle turbine eoliche (specialmente quelle direct-drive, più efficienti e con meno manutenzione) e nei motori delle auto elettriche.
  • Difesa: Come descritto nel libro The Elements of Power, il caccia F-35 è una “tavola periodica volante”. Il berillio tiene insieme i bulloni, il gallio amplifica il radar, il tantalio è nei condensatori per il puntamento laser. Ittrio, gadolinio e disprosio sono usati in leghe e rivestimenti per migliorare le capacità stealth. L’europio è nei visori notturni.

Minerale ricco di terre rare

Cosa Prevede l’Accordo (Oltre gli 8,5 Miliardi)

L’intesa tra USA e Australia non è solo una dichiarazione d’intenti, ma un quadro di politica industriale e di sicurezza nazionale. L’obiettivo è chiaro: creare catene di approvvigionamento resilienti e sicure, che includano estrazione, separazione e lavorazione.

Ecco i punti chiave dell’accordo:

  1. Scorte Strategiche: I due paesi intensificheranno la cooperazione per garantire le forniture, utilizzando strumenti già esistenti come l’infrastruttura di stoccaggio industriale degli Stati Uniti e la “Critical Mineral Strategic Reserve” australiana.
  2. Finanziamento Congiunto: Mobilitazione di supporto governativo e privato (garanzie, prestiti, equity) e, nello specifico, l’impegno a fornire almeno 1 miliardo di dollari entro 6 mesi per finanziare progetti localizzati sia negli USA che in Australia.
  3. Semplificazione Burocratica: Misure per accelerare e snellire i processi di autorizzazione (permitting) per l’estrazione e la lavorazione. Un tentativo di battere la burocrazia che spesso blocca i progetti strategici in Occidente.
  4. Protezione del Mercato:  Le parti lavoreranno per proteggere i loro mercati interni da “politiche non di mercato e pratiche commerciali sleali” (leggi: dumping cinese). Si parla esplicitamente di un “quadro di prezzi che includa prezzi minimi (price floors) o misure simili”. In passato la Cina ha abbassato forzatamente i prezzi per impedire la nascita di concorrenti nel settore delle terre rare.
  5. Sicurezza Nazionale: Sviluppo di autorità e strumenti diplomatici per rivedere e scoraggiare la vendita di asset (miniere, impianti) nel settore dei minerali critici, se questa mette a rischio la sicurezza nazionale.
  6. Riciclo e Mappatura: Investimenti nel riciclo dei minerali e cooperazione per mappare le risorse geologiche nei due paesi (e altrove).
  7. Unità di Crisi: Istituzione di un Gruppo di Risposta per la Sicurezza dell’Approvvigionamento di Minerali Critici USA-Australia (U.S.-Australia Critical Minerals Supply Security Response Group) per identificare le vulnerabilità e accelerare l’attuazione dell’accordo.

In sintesi, assistiamo a un chiaro esempio di politica industriale strategica. Gli USA e l’Australia hanno capito che il libero mercato, da solo, non è in grado di garantire l’approvvigionamento di beni essenziali quando un attore dominante (la Cina) gioca con regole proprie. La sicurezza economica e militare passa, oggi più che mai, dal controllo delle materie prime.

Se la politica avrà effetto avremo la nascita di un polo di produzione alternativo alla Cina nel settore delle terre rare. La garanzia di prezzi minimi pubblici impedirà il dumping cinese. Finalmente si prenderà atto che lasciarne il monopolio a una sola parte è stato un errore clamoroso. 

Miniera di Mountain Pass

Domande e Risposte sul Testo

1. Perché questo accordo è così importante per l’Occidente? Questo accordo segna un cambio di passo strategico. Per decenni, l’Occidente ha delocalizzato la produzione e la raffinazione di materiali critici, soprattutto in Cina, per abbattere i costi. Questa efficienza ha creato un’enorme vulnerabilità strategica. La Cina ora controlla la fornitura di elementi essenziali per la difesa (F-35), la tecnologia (AI, semiconduttori) e la transizione energetica (turbine, EV). L’accordo USA-Australia è il primo serio tentativo di costruire una catena di approvvigionamento alternativa, sicura e resiliente, riducendo la dipendenza da un rivale geopolitico.

2. Cosa significa che la Cina usa “controlli sulle esportazioni”? Significa che il governo cinese impone restrizioni o divieti sulla quantità di specifici minerali o terre rare che le aziende cinesi possono vendere all’estero. È un’arma economica. Se la Cina riduce l’esportazione di disprosio, ad esempio, i produttori occidentali di turbine eoliche o motori per veicoli elettrici entrano in crisi, non trovando il materiale necessario o dovendo pagarlo a prezzi esorbitanti. È una forma di pressione politica ed economica che evidenzia la dipendenza occidentale e che l’accordo mira a neutralizzare.

3. Qual è il vero ostacolo per l’Australia (e l’Occidente) oltre all’estrazione? L’ostacolo principale non è trovare le terre rare (l’Australia ne è ricca), ma processarle. La raffinazione e la separazione dei singoli elementi di terre rare sono processi industriali complessi, costosi e spesso altamente inquinanti. La Cina ha investito per decenni in questa capacità, acquisendo un know-how tecnologico e accettando costi ambientali che l’Occidente ha evitato. L’accordo mira a colmare proprio questo “gap di lavorazione”, finanziando impianti di raffinazione in Australia e negli USA per chiudere finalmente il ciclo produttivo.

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