Energia
Retromarcia dalla Transizione verde: Trump salva le centrali a carbone dalla fame di energia dell’IA
USA, l’IA ha fame di energia: Trump costretto a salvare le centrali a carbone per evitare il blackout. La transizione verde fa un passo indietro di fronte alla realtà.
L’amministrazione Trump sta affrontando con urgenza la crisi dei costi energetici continuando a ricorrere ai poteri straordinari per impedire la chiusura delle centrali a carbone, secondo quanto riferisce Bloomberg citando fonti attendibili.
Ciò avviene dopo anni di politiche energetiche fallimentari promosse dai sostenitori della sinistra in materia di clima, che si scontrano con la crescente domanda di energia da parte dei data center di intelligenza artificiale. Questa combinazione tossica ha scatenato una crisi energetica negli Stati del Medio Atlantico, che secondo il Segretario all’Energia Chris Wright lo tiene “sveglio la notte”. Anche i media mainstream stanno ora iniziando a riconoscere la gravità della crisi, che è diventata una “questione politica importante” e una responsabilità per i democratici.
Il Dipartimento dell’Energia ha già emesso ordini di emergenza per mantenere aperte due centrali a combustibili fossili (una centrale a carbone nel Michigan di proprietà di Consumers Energy e un generatore a gasolio in Pennsylvania di proprietà di Constellation Energy), e nei prossimi mesi sono previsti altri impianti di generazione di energia da combustibili fossili. Secondo gli ultimi dati dell’EIA, quest’anno è prevista la chiusura di circa 8,1 GW di capacità di energia da carbone, pari a circa il 5% del parco energetico statunitense.
“Penso che la politica di questa amministrazione sarà quella di fermare la chiusura delle centrali a carbone”, ha detto Wright al pubblico mercoledì durante un evento organizzato dal New York Times. Ha affermato che la chiusura delle centrali a carbone “che funzionano oggi” farebbe aumentare i prezzi dell’energia elettrica e comprometterebbe gli sforzi per reindustrializzare l’economia statunitense.
“Non chiuderemo nessuna centrale a carbone, ma stiamo cercando di proteggere i consumatori americani affinché possano avere elettricità a prezzi accessibili”, ha continuato Wright. “Vogliamo che i data center possano stabilirsi qui. Vogliamo che la produzione di semiconduttori si stabilisca qui. Vogliamo che la produzione di alluminio e acciaio torni e questo richiede energia”.
I democratici allarmisti sul clima hanno spinto per anni la narrativa della “crisi climatica” in una guerra informativa contro il popolo americano. Ciò ha portato all’adozione di leggi sul cambiamento climatico che hanno costretto alla chiusura di centrali elettriche a combustibili fossili stabili a favore di energie solare ed eolica inaffidabili, che hanno solo fatto diminuire la capacità di riserva affidabile della rete. Ora Trump parla apertamente di truffa climatica, e nessuno ora tacciarlo.
Gli analisti di Goldman, guidati da Hongcen Wei, hanno recentemente avvertito che la crisi energetica americana è solo all’inizio, con “picchi di prezzo e interruzioni” all’orizzonte.
Il problema è che nove delle 13 reti elettriche regionali degli Stati Uniti hanno raggiunto livelli di capacità di riserva pericolosamente bassi, pari o inferiori alla soglia critica di affidabilità. Ciò aumenta il rischio di blackout e provoca picchi dei prezzi dell’energia elettrica durante le ore di picco della domanda.
Il Rischio Blackout è Reale
A lanciare l’allarme non sono solo i politici, ma anche i giganti della finanza. Analisti di Goldman Sachs hanno recentemente avvertito che la crisi energetica americana è appena iniziata e che all’orizzonte si profilano “picchi di prezzo e interruzioni”. Il problema è strutturale: ben nove delle tredici reti elettriche regionali statunitensi hanno raggiunto livelli di capacità di riserva pericolosamente bassi, aumentando in modo drammatico il rischio di blackout.
L’era delle politiche ambientali finanziate a suon di sussidi, che hanno arricchito ONG e indebolito la spina dorsale energetica del paese, sembra dunque al capolinea. Mentre l’amministrazione Trump inverte la rotta per non lasciare al buio imprese e cittadini, sorge spontanea una domanda: e in Europa? Continueremo a perseguire con cieca ostinazione obiettivi climatici che rischiano di devastare la nostra economia, o prevarrà un sano e necessario realismo?
Domande & Risposte
1. Perché l’intelligenza artificiale consuma così tanta energia? L’addestramento e il funzionamento dei modelli di intelligenza artificiale richiedono un’enorme potenza di calcolo, svolta da migliaia di processori specializzati ospitati in grandi edifici chiamati data center. Questi processori consumano grandi quantità di elettricità per eseguire miliardi di operazioni al secondo. Inoltre, generano un calore intenso che deve essere dissipato da imponenti sistemi di raffreddamento, i quali, a loro volta, richiedono ulteriore energia. La combinazione di calcolo e raffreddamento rende i data center tra le strutture più energivore del pianeta.
2. Ma il carbone non è una fonte molto inquinante? Non ci sono alternative? Sì, il carbone è una delle fonti energetiche a maggior impatto in termini di emissioni di CO2. Tuttavia, le centrali esistenti forniscono energia stabile e programmabile (il cosiddetto “carico di base”), essenziale per la sicurezza della rete, a differenza delle fonti rinnovabili intermittenti come solare ed eolico. L’alternativa più immediata e meno inquinante del carbone sarebbe il gas naturale. Il nucleare rappresenta un’ottima opzione per energia pulita e continua, ma la costruzione di nuove centrali richiede tempi molto lunghi e investimenti enormi, non compatibili con una crisi energetica immediata.
3. Questa decisione di tenere aperte le centrali a carbone avrà un impatto sulle bollette dei cittadini? L’impatto è a doppio taglio. A breve termine, tenere in funzione impianti già esistenti e ammortizzati, anche se meno efficienti, può contribuire a calmierare i prezzi dell’elettricità evitando i picchi di costo causati dalla scarsità di offerta. In uno scenario di crisi, la mancanza di energia sufficiente a coprire la domanda porterebbe a costi molto più alti per tutti. A lungo termine, però, la mancata modernizzazione del parco energetico e l’investimento in nuove tecnologie più efficienti potrebbero tradursi in costi maggiori.
You must be logged in to post a comment Login