Politica
Renzi silura Letta, che domani si dimette. Faida nel PD e Crisi di Governo.
Ha esordito così il segretario del Pd, Matteo Renzi, intervenendo alla Direzione nazionale del partito, che ha dato il via libera all’avvicendamento a Palazzo Chigi fra il segretario e il premier Enrico Letta (vi invito a leggere con estrema attenzione le frasi intrise di retorica evidenziate in rosso, alcune delle quali gia’ sentite 1000 volte: sono frasi tipicamente da “politicante”, completamente estranee a qualunque uomo d’azione):
“Inizi a diventare grande solo quando smetti di fare solo le cose che ti piacciono. E’ arrivato il momento di dire che tipo di proposta vogliamo fare al Paese. E’ arrivato il momento di uscire dalla palude“.
“Questo non è un processo al governo. Si tratta invece di capire se siamo in grado di aprire una pagina nuova, per noi e per l’Italia. Ora non ci sono le condizioni per tornare alle urne perché non c’è una legge elettorale in grado di garantire maggioranze e perché il percorso delle riforme ancora non è stato avviato».
Poi il siluro interno a Letta:
“La staffetta è quando si procede nella stessa direzione e alla stessa velocità, non quando si prova a cambiare il ritmo. Se l’Italia chiede un cambiamento radicale o questo cambiamento lo esprime il Pd o non lo farà nessuno”
“Ci sono dei momenti in cui chi ha responsabilità di guida all’interno di una comunità, associazione, partito politico è chiamato a nascondersi, in altri momenti ad ascoltare più che parlare, a camminare al passo dell’ultimo“.
“Qualcuno ha scritto l’ambizione smisurata di Renzi e del Pd. Non smentisco queste parole, c’è un’ambizione smisurata che dobbiamo avere, da me all’ultimo iscritto”.
“Si rischia? Certo, ma se il rischio lo dobbiamo correre anche noi, la disponibilità a correre il rischio deve essere presa con il vento in faccia“.
Infine la citazione de L’Attimo Fuggente:
“Due strade trovai nel bosco e io, io scelsi quella meno battuta“.
Con 136 sì, 16 no e 2 astenuti, l’assemblea del PD ha approvato la risoluzione che parla esplicitamente di un nuovo governo affidato agli organi dirigenti usciti dal congresso, ovvero allo stesso Renzi.
Enrico Letta ne ha preso atto e con un comunicato, a pochi minuti dalla votazione, ha annunciato la sua salita al Quirinale, nella giornata di venerdì, per rassegnare le dimissioni nelle mani del presidente Napolitano.
Continua quindi la lunghissima tradizione del PD a silurare propri uomini, nonche’ continua la tradizione ad avere governi guidati da nominatri, di persone senza mandato popolare diretto (Renzi sarebbe il sesto, dopo Dini, D’Alema, Amato, Monti e Letta).
GPG
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