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RENZI E BERLUSCONI, UN SEMPLICE RINVIO

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Avant’ieri sera molti italiani aspettavano con ansia il responso dell’incontro fra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Immaginavano che i due, giovialoni come sono, si sarebbero scambiati tante barzellette e tante pacche sulle spalle da ricorrere poi all’osteopata: ma a qualche conclusione dovevano pure arrivare. E invece poi il sospirato responso non fu affatto chiaro. Le stesse televisioni, che di solito hanno il compito di chiarire gli arcana imperii, non sono state d’aiuto. Come avessero dimenticato le regole fondamentali del giornalismo. Quando finisce una partita di calcio, prima di discutere dottamente delle strategie degli allenatori e dell’imparzialità dell’arbitro bisogna rispondere alla domanda fondamentale e assolutamente inevitabile: “Chi ha vinto?” Stavolta invece i media si sono limitati a placcarsi con singolare acquiescenza sulla retorica banale del comunicato congiunto. C’è voluto del tempo perché si rassegnassero ad ammettere che i due leader, dicendo di essersi intesi su tutto, non si erano intesi su nulla.

Guardando le cose dall’esterno, sembra evidente che il vincitore e beneficiario di questo “Nazareno bis”, almeno fino ad ora, sia l’assente, il convitato di pietra, come l’ha chiamato qualcuno: il Nuovo Centro Destra. Ottenuto lo sbarramento al 3%, ha buone possibilità di entrare in Parlamento e perfino di rimanere al governo col Pd. Se invece lo sbarramento fosse – poniamo – al 5%, presentandosi da solo probabilmente scomparirebbe, e chiedendo a Berlusconi di essere riammesso nella sua coalizione perderebbe la faccia. Senza dire che rischierebbe di non essere accettato. Una soglia alta è per il Ncd un pericolo mortale. Ed è probabilmente questo pericolo che ha dato ad Angelino Alfano il coraggio di dire a Renzi: “O una soglia bassa o facciamo cadere il governo “.

Questo “coraggio” non costa molto. Cadendo il governo si andrebbe a votare con la legge voluta dalla Corte Costituzionale, cioè con la proporzionale, e Alfano non desidera altro. Dunque potrebbe aver detto: “O la proporzionale con le buone, o la proporzionale con le cattive”. Renzi, non potendo opporre nulla di serio, ha ceduto. E a sua volta ha fatto cedere un Berlusconi che non ha molta voglia di andare alle urne. Questi i fatti cui si risale a fil di logica.

Ma in Italia nulla è semplice. Il comunicato ufficiale rinvia compuntamente al Parlamento le questioni in sospeso e ciò fa sì che quella del Ncd non sia una vittoria definitiva. Da un lato è vero che fra un mese o due avrà ancora la possibilità di far cadere il governo, ma dall’altro, se fra qualche tempo il Parlamento imporrà il 3%, il 4% o l’8%, Alfano non potrà farci nulla. Il furbo Renzi potrà per giunta allargare le braccia e dirsi obbligato ad obbedire “al popolo sovrano”. Mentre se avesse detto di no ora, sarebbe stato incolpato di avere rotto l’asse “costituente” con FI.

Qualcuno potrebbe obiettare che quel comunicato ha comunque stabilito la soglia del premio di maggioranza a favore del primo partito (e non della coalizione) che raggiunge il 40% dei voti (e non il 35 o il 37%). Anche se poi il primo partito la coalizione l’ha al suo interno.  Comunque c’è una grande differenza fra le percentuali previste della sola Forza Italia e le percentuali ottenibili aggiungendoci tutti i “parenti” (non escluso neppure il Ncd). L’attribuzione del premio al partito è dunque un regalo al Pd o, Dio non voglia, al M5S. Almeno in teoria. In concreto questo intento è tanto cinico quanto velleitario.

Il 40% è una soglia inverosimile. Il fatto che il Pd l’abbia toccata non deve illudere. Alle europee si vota per gioco e l’astensionismo è stato alto, quando si tratterà delle politiche molti alzeranno le terga dalla sedia e andranno ai seggi. Dunque si avrà al ballottaggio ed è allora che i partitini, se sarà mantenuto lo sbarramento al 3%, saranno importanti e per dare i propri voti a uno dei due primi arrivati venderanno cara la pelle. Il mercato delle vacche sarà segreto ma all’ultimo sangue. Fino ad ora la sintesi del “Nazareno bis” è questa: “Non temete, al primo turno nessuno avrà il premio. E al secondo ci metteremo d’accordo”.

Comunque, come si dice in francese, “un coup pour rien”, un giro d’assaggio. Essenziale, per un cambiamento, è che si mantenga il ballottaggio. Dunque non ci rimane che aspettare la legge elettorale sulla Gazzetta ufficiale.

Viviamo il festival dei pregiudizi, della paura e dell’egoismo. Il Pd e Forza Italia hanno il pregiudizio che debbono allearsi fra loro. Il M5S ha il pregiudizio che non deve allearsi con nessuno. FI ha paura di divenire del tutto irrilevante e non osa passare veramente all’opposizione. Il NCD dimostra il comprensibile egoismo di chi lotta per la propria sopravvivenza, anche a costo di provocare l’ingovernabilità. E l’Italia, in tutto questo, è il vaso di coccio.

Gianni Pardo, [email protected]

14 novembre 2014


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