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Renzi attacca i poteri forti: probabilmente ha ragione, magari tutto ruota attorno alle sue (mancate) privatizzazioni… Ma a chi si riferiva il Premier?

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Si può rilevare che Mani Pulite terminò in occasione del famoso “convivio” milanese di Justice A. Scalia, giudice della Corte Suprema americana di origini italiane con il pool della Procura milanese allorchè sostenne che la detenzione cautelare era metodo contrario ai principi della giustizia americana. Ma questo non sembra sufficiente per spiegare la magia del tanto subitaneo quanto sorprendente stop ai processi di Tangentopoli: forse sarebbe più convincente se si aggiungesse che il nuovo Ambasciatore USA dei tempi (’93-’97), il potentissimo R. Bartholomew, si insediò proprio in tale periodo sostituendo immediatamente il nume tutelare di A. Di Pietro, il console USA a Milano P. Semler (uomo in quota difesa), innalzando l’Italia a livello di paese strategico per gli amici d’oltreceano. Magari se si aggiungesse anche che dopo la fine del suo mandato diplomatico Bertholomew fu nominato presidente di Merryl Lynch Italia, azienda che ai tempi gestì la privatizzazione di numerose aziende ex partecipazioni statali forse connoteremmo la situazione in modo più persuasivo. Facendo un compendio, in un certo qual modo potremmo affermare che furono le privatizzazioni, con le laute fees per chi le intermedia – e ottimi guadagni per chi dovesse accaparrarsele a basso prezzo -, il vero strumento che fermò Tangentopoli negli anni ’90.

Sta di fatto che chi comprò le aziende privatizzate alla fine dello scorso secolo (su tutti GE, Famiglia Rocca e Famiglia Benetton) o chi le intermediò (appunto Merryl Lynch e altre banche), fece una montagna di soldi.

Oggi la situazione sembra ripetersi : Renzi ha dichiarato circa tre settimane fa che le privatizzazioni di ENEL ed ENI NON erano in agenda – personalmente concordo su tutta la linea, è di una semplicità disarmante che non convenga all’Italia privatizzare ora -, evento invece atteso ed invocato da chi sta ancora ballando sul Titanic globale della finanza allegra, prima di colare a picco: dunque, due giorni dopo il niet sulle privatizzazioni da parte del giovane Renzi partirono gli attacchi concentrici al Premier, culminati con l’avviso di garanzia al padre del sindaco fiorentino dopo la proroga nel giudizio su una azienda ceduta anni prima.

Dopo cotanto fuoco di sbarramento alcuni giorni or sono Renzi ha fatto una parziale marcia indietro annunciando che le privatizzazioni pesanti sarebbero state fatte ma solo nel 2015, prendendo chiaramente tempo. In effetti dopo questa apertura gli attacchi a Renzi sono quasi completamente spariti….

Faccio notare che le affermazioni del Premier di domenica scorsa secondo cui i poteri forti sono contro di lui fanno perfettamente scopa con la tesi proposta: i poteri forti sono precisamente coloro che in passato acquisirono o intermediarono la vendita degli ottimi assets ex privatizzazioni statali (vedete il prezzo di vendita delle aziende privatizzate a fine anni ’90 e la valutazione attuale e poi mi dite se non ho ragione, Unicredit, Autostrade, la stessa Teleecom computando tutti gli immobili svenduti nel mentre, Dalmine…). La redazione del Corriere della Sera ad esempio: sembra pleo

nastico che possa essere contigua con l’essenza dei poteri forti, ad esempio quelli torinesi, o meglio ex torinesi in quanto si sono ormai trasferiti a Londra armi e bagagli. Resta comunque il dubbio su chi fosse l’oggetto dello sfogo di Matteo Renzi durante il suo rimbrotto.

E qui mi viene da fare una sola citazione tratta dal libro di L. Bisignani, “L’uomo che sussurra ai potenti”, pag. 29, commentando le parole pronunciate da S. Berlusconi quando andò nottetempo da R. Gardini per convincerlo a vendergli La Standa: <<…”Solo noi due possiamo opporci allo strapotere degli Agnelli” Parole che suonarono come miele per il suo interlocutore, che vedeva nell’avvocato uno da cui affrancarsi….>>. Parimenti è dato di fatto che la galassia che ruota attorno alla capitale piemontese sia stata coinvolta sia nello smembramento della Ferruzzi che nella cessione e spezzatino successivo di Montedison con Edison ai francesi, oltre che nella privatizzazione di Telecom Italia, ricavandone sempre lautissimi profitti. Senza dimenticare il ruolo nella liquidazione dell’Olivetti con i suoi brevetti di valore inestimabile dopo la morte del patron Adriano, preistoria economica questa.

Lo sostengo da tempo: gli stranieri oggi vogliono i gioielli nazionali, soprattutto ENEL (i tedeschi), poi Saipem (gli americani o i norvegesi) ed ENI (probabilmente gli inglesi di BP) oltre a pezzi di Finmeccanica. E questo piano secondo chi scrive dovrebbe estrinsecarsi con il solito schema, pontieri italiani che collaborino allo smembramento a fianco di grandi gruppi esteri (per acquisire i “pezzi grossi” nessun italiano sembra oggi avere liquidità sufficiente). E’ incredibile che l’Italia se li stia facendo fregare da sotto il naso senza reagire!

Ormai sembra lampante che questa Europa a trazione tedesca avvantaggi solo la Germania a danno degli altri paesi, restare nella moneta unica significa non solo a termine diventare poveri e serbatoio di manodopera a basso costo per il centro Europa ma anche e soprattutto declinare lentamente ma inesorabilmente verso una deriva non democratica fatta di pochi potentati locali filo europei che lavorano non per il bene del paese ma piuttosto per quello dei paesi supposti partner, con una giustizia a supporto. La conseguente svendita con privatizzazioni inutili (ad es. ENEL, paga un dividendo maggiore del costo del debito italiano, dunque perchè alienarla?) è solo un sintomo – grave -, in ogni caso spero che Renzi tenga duro.

Bisogna reagire, dico io…. Anzi, bisognerebbe…

Appunto. Food for Thoughts

Mitt Dolcino


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