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Reddito di Cittadinanza: gli effetti sul PIL potenziale e l’effetto stabilizzazione economica. Introduzione a possibili correttivi

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Quali potrebbero essere gli effetti macroeconomici del’introduzione del Reddito di Cittadinanza, quali gli effetti sull’economia, anche in un ‘ipotesi di sua strutturazione e quali dovrebbero essere i correttivi da apportare allo strumento stesso. Purtroppo le discussioni politiche sul tema sono state estremamente superficiali (la “Teoria della Poltrona” ..) e non sono state in grado di andare più in profondità sugli effetti che la misura potrebbe avere dal punto di vista economico.

Prima di tutto ricordiamo che il “Reddito di Cittadinanza” dovrebbe essere meglio definito come sussidio d disoccupazione legato al reddto, in quanto

  • va solo nel caso non si percepisca un adeguato reddito di lavoro autonomo o dipendente;
  • ha delle limitazioni che riguardano il reddito o il patrimonio in possesso del possibile ricevente.

Soprattutto il secondo punto viene a limitarne la portata e la ricaduta economica, ma non vorrei ripercorrere tutto il percorso di trattativa che ha portato alla sua definizione in ambito europeo. Purtroppo manca la sensibilità da parte della Commissioni e degli organi collegati verso le misure di carattere sociale, elemento che viene ad avere un peso di carattere sociale, economico e politico enorme, forse il vero peccato originario di questa Unione e quello che rischia di portarlo a fondo. Se le strutture fossero nate non per garantire la stabilità della moneta e l’accentramento della ricchezza, ma la fissazione e la garanzia di standard sociali elevati, non saremmo al punto a cui siamo ora.

Gli effetti del reddito di cittadinanza  possono essere visti sotto tre punti di vista:

a) effetti diretti di moltiplicatore per la spesa pubblica;

b) effetti sul PIL potenziale;

c) effetti anticiclici di lungo periodo.

 

a) Effetti diretti del moltiplicatore per la spesa pubblica. Iniziamo dal primo punto: l’ISTAT ha già effettuato calcoli in merito nelle previsioni economiche per l 2019.  Riportiamo le considerazioni fatte dall’ISTAT secondo il proprio modello econometrico MeMo-it

 

“Nel primo caso, sotto l’ipotesi che l’intervento corrisponda a un aumento dei trasferimenti
pubblici pari a circa mezzo punto di Pil, si registrerebbe nei primi anni un aumento medio di 2
decimi di punto del Pil rispetto allo scenario base. Tale reattività potrebbe essere più elevata
(e pari a 3 decimi di punto) nel caso in cui si consideri l’impatto del reddito di cittadinanza
direttamente come uno shock positivo sui consumi delle famiglie. Due gli elementi che
porterebbero a una riduzione del rapporto uno a uno tra aumento dei trasferimenti e Pil. Da un
lato il moltiplicatore fiscale, inferiore all’unità, dall’altro l’aumento delle importazioni”.

 

La valutazione ISTAT è molto prudenziale, ed altri moltiplicatori, soprattutto sulle spese sociali, sono più elevati: alcuni sfiorano,o superano l’unità. Però comunque la ricaduta positiva sul PIL non calcolabile a priori nelle coperture, vi sarà , pari ad almeno una cifra fra il 40 ed il 60% dello stanziamento nel reddito di cittadinanza stesso Aggiungiamo poi (sempre riportato da ISTAT) uno shock sul lato degli investimenti che potrebbero incrementarsi del 1%, per un incremento dello 0,2% il primo anno e dell’1% del PIL i successivi. Insomma l’effetto c’è, anche partendo dal punto di vista prudenziale dell’ISTAT. L’effetto di riduzione può derivare dal contributo alla domanda estera, ma di questo parleremo in seguito.

 

b) Effetti sul PIL Potenziale. Un problema molto forte dal punto di vista macreoeconomico è legato alle politiche europee. Il RdC ha come effetto quello di far iscriveri gli inattivi sia agli Uffici del Lavoro sia, quando presenti ed organizzati, ai corsi di formazioni per il i lavoro finalizzati a trovare un lavoro dipendente: i contributi in questione sono sensibili, così come previsti nel decreto. Questo aumenterà il numero dei disoccupati e farà diminuire quello degli inattivi. Nel breve periodo l’effetto del reddito di cittadinanza potrebbe essere quello, paradossalmente, di vedere un aumento nel numero di disoccupati. Questo però avrà anche un effetto divrso: maggior numero di attivi , anche disoccupati, significherà aumento della differenza fra il PIL Potenziale, cioè massimo esprimibile dal sistema economico, ed il PIL attuale. L’Output Gap, questa differenza fra PIL potenziale ed attuale, è l’indicatore considerato in sede europea come misura della necessità di impulso economico, per cui la crescita dell’output Gap potrebbe, anzi dovrebbe , portare ad una maggiore tolleranza sui deficit italiani, anche di diversi miliardi.

 

c) L’effetto di assicurazione anticiclica. L’Italia era priva, prima del RdC, di uno strumento di assicurazione sulla disoccupazione generale. Esistono strumenti specifici, ma legati a settori, non validi erga omnes. Eppure l’assicurazione generale contro la disoccupazione, è uno degli elementi di maggiore importanza nella stabilizzazione dell’economia a fronte delle fluttuazioni dei cicli economici, come indicato da numerosa teoria, fra cui Di Maggio e Kermani.  In realtà, da questo punto di vista, il reddito di cittadinanza è una formula fin debole, perchè la sua ampiezza dovrebbe essere generale e non limitata dall’ISEE, cioè da fattori reddituali, ma essere invece immediatamente collegata con la perdita dell’occupazione. Purtroppo sappiamo che le limitazioni di bilancio in sede europea hanno agito come un forte freno alla realizzazione di questo progetto. Contiamo che la prossima Commissione possa tenere a maggior conte le esigenze macroeconomiche rispetto alle strette politiche di bilancio ragionieristico, soprattutto in un momento in cui a livello mondiale le preoccupazione di ciclo economico stanno superando quelle relative al debito.

Torniamo al punto a) Come abbiamo scritto l’effetto moltiplicatore del reddito di cittadinanza viene diminuito dall’incremento della domanda estera. Ora, a questo punto, un effetto moltiplicatore maggiore potrebbe esservi se il reddito NON conducesse ad una ricaduta sulla domanda estera. Questo necessiterebbe che la tessera in preparazione per il reddito di cittadinanza fosse quanto più posibile diretta verso prodotti di produzione nazionale, a costo di avere prodotti realizzati “In House” da parte della Pubblica Amministrazione. Ciò, naturalmente, è quasi impossibile nell’immediato, ma può diventare possibile nel tempo, ad esempio trasformandolo in buoni acquisto per prodotti alimentari di qualità nazionali, per l’acquisto di servizi e beni a produzione interna. Una strada complessa, ma da valutare, e dalle ricadute positive inattese.

 

 

 


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