Economia
Anche i Giapponesi tornano a concentrarsi sui combustibili fossili normali
Le principali raffinerie giapponesi, come Eneos e Idemitsu, riducono gli investimenti in energie a basse emissioni a causa dei costi elevati e della lenta adozione, tornando a concentrarsi sui combustibili fossili per garantire la sicurezza energetica.

I maggiori raffinatori di petrolio giapponesi stanno seguendo l’ultima tendenza delle Big Oil a tornare a concentrarsi sull’approvvigionamento di combustibili fossili.
Le principali raffinerie di petrolio in Giappone hanno recentemente annunciato una riduzione degli investimenti in combustibili a basse emissioni di carbonio, tra cui l’ammoniaca e l’idrogeno, a causa del rallentamento dell’adozione e dell’aumento dei costi delle soluzioni energetiche verdi, come riporta la Reuters, citando dirigenti dell’azienda.
Ad esempio, Eneos Holdings, la più grande raffineria del Giappone, dipendente dalle importazioni di greggio, ha visto i costi dell’ammoniaca e dell’idrogeno verde aumentare e rendere più difficile la pianificazione delle spese in conto capitale (capex), ha detto l’amministratore delegato Tomohide Miyata in una conferenza stampa questa settimana.
Nella sua nuova strategia a medio termine fino al 2028, presentata questa settimana, Eneos ha eliminato l’obiettivo di fornire 4 milioni di tonnellate metriche di idrogeno entro il 2040, con l’ambizione più vaga di “considerare la produzione, il trasporto e la fornitura di idrogeno agli operatori industriali e dei trasporti in Giappone per la creazione di una catena di approvvigionamento di idrogeno su larga scala”.
Eneos punterà anche a rafforzare ed espandere la propria attività nel settore del GNL, dato che si prevede un aumento della domanda di GNL fino al 2040 circa.
“La tendenza verso una società a zero emissioni di carbonio sta rallentando e la biforcazione su larga scala della transizione energetica, precedentemente prevista intorno al 2030, potrebbe essere ritardata”, ha dichiarato Miyata alla conferenza stampa, come riportato da Reuters.
Idemitsu Kosan, la seconda più grande raffineria giapponese, sta riducendo i suoi investimenti in combustibili a basse emissioni di carbonio come i combustibili sintetici, l’ammoniaca e l’idrogeno da 6,8 miliardi di dollari (1.000 miliardi di yen giapponesi) a 5,5 miliardi di dollari (800 miliardi di yen) entro il 2030, ha detto il presidente Noriaki Sakai.
I raffinatori di petrolio giapponesi vedono rallentare lo slancio della decarbonizzazione a causa dell’impennata dei costi delle soluzioni energetiche verdi e della necessità di sicurezza energetica, soprattutto in economie grandi e interamente dipendenti dalle importazioni di greggio come quella giapponese.
Il ripiegamento sui combustibili fossili in Giappone fa eco alla recente riallocazione del capitale e ai cambiamenti strategici delle principali aziende europee del settore petrolifero e del gas, che sono tornate a concentrarsi, a valutare e a promuovere il loro core business, la produzione di petrolio e gas, dopo alcuni anni di difficoltà dovute agli scarsi rendimenti delle loro iniziative nel campo delle energie rinnovabili. L’ondata green è già terminata ovunque, tranne che nella UE, dove continua a condizionare l’ideologia di Bruxelles.
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