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Questa riforma costituzionale proprio non la capisco di Pietro De Sarlo.

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Ebbene sì! Confesso. Questa riforma costituzionale proprio non la capisco. Sarà perché sono un ingegnere ma ogni volta che vedo una cosa mi chiedo: a che serve? Come funziona?

Ci hanno detto che la riforma sottoposta a referendum serve a dare stabilità ai governi: chi vince governa 5 anni e chi perde si lecca le ferite per un pari tempo. Che bello! Uno vota e non ci pensa più per ben 5 anni: che meraviglia! Peccato però che la stabilità dei governi dipende dalla ampiezza numerica delle maggioranze parlamentari e dalla loro omogeneità.

Ma tutto questo si ottiene con la legge elettorale. Con quella appena approvata, ad esempio. Se non ricordo male si chiama Italicum. Un premio di maggioranza stratosferico e deputati in massima parte scelti dalle segreterie degli italici partiti. Mi risulta però che ci sia già un accordo per modificare la legge elettorale a prescindere dagli esiti del referendum. E allora di che parliamo?

Si dice poi che il bicameralismo perfetto vada superato perché con questo sistema l’iter di approvazione delle leggi diventa troppo lungo. Peccato che la media annuale delle leggi approvate tra il 1997 e il 2006 sia in Italia di 153 leggi, contro le 146 della Germania, le 70 della Francia, le 47 del Regno Unito e le 50 della Spagna (Valerio Di Porto – Il Filangeri Quaderno 2007). Una produzione talmente eccessiva che se ne è accorto persino il Sole 24 Ore che il 20 aprile 2015 lamentava il fatto che ogni giorno in Italia vengano scritte 21 pagine di nuove leggi. In Italia abbiamo un numero di leggi abnorme (multipli di quelle degli altri paesi). Leggi spesso contraddittorie, che generano inefficienza nel sistema. Insomma più che un problema di quantità abbiamo un problema di qualità.

Personalmente, siccome sulla qualità è bene non sperare, preferirei limitare i danni diminuendo la quantità delle nuove leggi e propterea quod voterei volentieri a favore di una riforma che introduca il tricameralismo perfetto o, meglio, una riforma che stabilisca l’apertura del Parlamento per legiferare solo il primo lunedì del mese e solo dei mesi dispari! D’altro canto il bicameralismo perfetto non ha impedito negli ultimi trenta anni di approvare una decina di riforme delle pensioni (Amato, Dini, Prodi, Maroni, Fornero, …), della scuola (Berlinguer, Gelmini, la Buona Scuola, …), e poi del lavoro e solo negli ultimi 20 anni tre leggi elettorali e tre riforme costituzionali.

Insomma, come si dice a Milano, fare e disfare è tutto un lavorare … anche se avendo ormai sessanta anni mi piacerebbe qualche argomento nuovo nel dibattito politico.
Pare curioso poi che tra le motivazioni della riforma ci sia quella che il premier in Italia ha poco potere. Peccato che al punto della Costituzione ‘poteri del premier’ la riforma non modifichi nulla. In ogni caso la attuale costituzione non ha impedito a nessun premier di nominare propri fedeli in RAI o nelle principali aziende di Stato o quasi. Tant’è che Renzi ha nominato Campo Dall’Orto in Rai e Descalzi all’ENI, solo per fare un esempio ovviamente e absit iniuria verbis, senza che nessuno ci trovasse nulla di strano.

Certo con la riforma si riduce il numero dei senatori, ma siamo proprio così certi che per ridurre il numero dei parlamentari ci sia bisogno di una riforma costituzionale? E poi non era più semplice abolirlo? Idem per le Province. Se una assemblea elettiva serve deve essere mantenuta al massimo livello di efficienza e di controllo democratico (elezione diretta) altrimenti si chiude del tutto.

Ma se volevamo proprio un governo forte e autoritario, l’autorevolezza è un’altra cosa, e con meno parlamentari perché non abbiamo votato nel 2006 la riforma proposta da Berlusconi? Mi piacerebbe proprio chiederlo agli attuali fautori del Sì. Tra questi ne riconosco molti che nel 2006 facevano propaganda contro la riforma di Berlusconi, che almeno aveva il pregio, pur riducendo il numero dei parlamentari, di non far nominare i senatori dai tanti Caligola che circolano nelle aule dei consigli regionali. Avremo quindi tanti cavalli nel nuovo senato, e saranno cavalli che con qualche favore e qualche scambio trottano, e trottano parecchio (De Luca in Campania e Vicino in Lucania docent). In aggiunta i nuovi Caligola non distinguono un cavallo da un somaro per loro l’unica cosa che conta è il do ut des.

Però Berlusconi ha le TV, dicevano le anime candide, … mentre oggi a favore del Sì è schierata solo la RAI … e Mediaset (vedi dichiarazioni di Confalonieri).
Peccato che per il No ci sia una accozzaglia. E per il Sì? A parte De Luca, Verdini, De Filippo, Margiotta e il duo Pittella? Purtroppo il ceto politico, e non solo, è quello che è ovunque si guardi. Però che razza di argomento è: non ti senti a disagio a votare come …? Ma scusate votiamo per miss Italia, per Antipatici contro Simpatici oppure per la riforma costituzionale che dovrebbe essere proprio l’atto fondamentale in cui si riconoscono tutte le accozzaglie? Insomma la Costituzione è un po’ come le regole per il calcio. Roma e Lazio forse si odiano ma in campo rispettano lo stesso copione e entrambe lo hanno accettato. Proprio quelli che oggi votano Sì, e lo stesso Renzi, nel 2006 ce lo spiegavano con saccente condiscendenza.

Insomma a che serve questa riforma? Come funziona? E soprattutto se Renzi ci chiede più potere vorrei sapere cosa ne vuole fare di questo potere che chiede. Pensioni, lavoro, scuola, legge elettorale … Uffa!
La verità è che ancora una volta cazzeggiamo , fiumi di parole su cose inessenziali, inutili e nate morte invece di produrre un piano serio su come uscire dalle secche in cui siamo finiti. Si cari miei, nate morte perché se anche la riforma fosse approvata dovremo darci subito da fare per cambiarla, e questo lo sanno anche i sassi. Anche i sassi che conservano un minimo di onestà intellettuale pur votando Sì. Così come anche i sassi nel 2001 sapevano che la riforma del Titolo 5, anche all’epoca fatta dal PD che inseguiva la Lega sul terreno federalista, avrebbe prodotto disastri ma che fu lo stesso proposta e, in quel caso, votata nel referendum dal PD con la benevola astensione del centro destra dell’epoca (34 % dei votanti).

Renzi spesso ci dice che se vincesse il No torniamo indietro di 30 anni: magari!!! Magari. Trenta anni in meno di riforme sbagliate.
Di recente c’è stato un altro referendum. Quello sulle trivelle. In quel caso Renzi invitava ad andare al mare e sosteneva gli investimenti a Tempa Rossa definiti una infrastruttura utile per il sud. In quella occasione emerse lo scandalo del trattamento illegale dei rifiuti del Cova, dello scambio clientelare fatto dal sindaco di Corleto e i petrolieri, della assenza di controlli e di monitoraggi e tanto altro di cui non si vede il fondo. Prima che qualcuno mi dica: ‘tu guidi l’auto e poi non vuoi il petrolio’ preciso che quando guido l’auto osservo il codice della strada e se lo violo ne subisco le sanzioni. In tema di petrolio l’unica cosa che chiedo è che le estrazioni vengano fatte nel pieno rispetto delle leggi. In quella occasione Renzi ha maramaldeggiato, sbeffeggiato in modo ignobile tanti cittadini preoccupati della propria salute dicendo e diffondendo a mezzo stampa-propaganda notizie quanto meno inesatte se non completamente sbagliate.
Se Renzi vuole più potere mi deve dire esattamente cosa ne vuole fare di questo potere perché io di lui non mi fido troppo.

Pietro De Sarlo


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