Attualità
Quattro scenari che potrebbero portare il petrolio a 200 Dollari al barile
La previsione dei prezzi energetici, petrolio in particolare, è un esercizio di non facile esecuzione. Da un lato eventi esterni, politici o naturali, possono far variare potentemente domanda e offertà. Dall’altro lato gli stessi prezzi elevati sono la cura ai prezzi elevati, nel senso che un alto costo del petrolio viene a far calare una domanda che presenta una non trascurabile elasticità. Molti prevedevano prezzi attorno ai 250 Dollari al barile per la fine del 2022, e questo non si è assolutamente verificato. Però quali sarebbero gli eventi che potrebbero portare i prezzi del petrolio a superare la cifra, elevatissima, di 200 Dollari al barile?
- Una grande escalation del conflitto in Ucraina. Le tensioni prima e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia poi avevano fatto ritenere che il petrolio potesse decollare veramente ad un valore superiore ai 200 USD al barile. Questo perché si pensava che l’Europa avrebbe perso una parte importante delle proprie forniture. Alla fine il petrolio ha raggiunto lo stesso il Vecchio continente, con quantità sufficienti, per cui il prezzo è rimasto sotto controllo. Però una escalation del conflitto, con un intervento più diretto della NATO, potrebbe far crescere il prezzo e magari, per un breve periodo periodo, far sfiorare prezzi altissimi. Successivamente la distruzione della domanda ridurrebbe nuovamente i prezzi
- Altri consistenti tagli nelle quote di produzione dell’OPEC+. L’OPEC+ potrebbe effettuare dei tagli consistenti, tali da portare a quota 200 i prezzi, anche se poi la distruzione della domanda ridurrebbe i prezzi stessi. Si tratta di uno scenario poco probabile, perché l’OPEC+ più volte ha affermato di ritenere ottimale un prezzo fra gli 80 e i 90 Dollari al barile e che lavorerà per mantenere il prezzo attorno a quei valori. Certo alcuni paesi potrebbero subire delle interruzioni, come è successo con il Kurdistan iracheno, ma questi tagli non avrebbero ricadute forti sui prezzi. Solo un’interruzione importante, come quellaa derivante da un attacco dei ribelli yemeniti alle strutture saudite potrebbe avere effetto, ma anche questo scenario sembra essere meno probabile.
- Tagli significativi della produzione russa. Lo scorso anno il timore di taglio alla produzione russa aveva fatto aumentare temporaneamente i prezzi e quindi aveva fatto temere un petrolio a 200 USD. Nessuno avevaa valutato il fatto che tutto si sarebbe risolto in un semplice scambio di acquirenti e venditori. Comunque la Russia potrebbe tagliare volontariamente la produzione, anche se ciò è improbabile, magari per ritorsione alle sanzioni occidentali, e questo manderebbe il prezzo alle stelle.
- Gli effetti di un sottoinvestimento prolungato nel settore. Gli scenari delineati finora sono più che altro un esercizio mentale che possibilità realistiche. Nessuno di essi è particolarmente probabile, anche se almeno un paio sembravano così probabili da indurre qualche trader a comprare opzioni sul Brent a 200 dollari. Eppure c’è un altro scenario che è realistico. Non è così roboante come una guerra, ma questo lo rende ancora più pericoloso. Si tratta dello scenario in cui il costante sottoinvestimento riduce l’offerta a tal punto da far esplodere i prezzi. L’Arabia Saudita ha lanciato l’allarme. I produttori statunitensi di shale oil hanno ripetuto l’allarme. Nel frattempo, con poca lucidità, il G7 ha appena dichiarato che combatterà “i combustibili fossili senza sosta”, il che significa essenzialmente scoraggiare l’aumento della produzione di petrolio e gas, anche a fronte di una domanda crescente.Naturalmente, questa dichiarazione vale poco più della carta su cui è stata scritta, e questa è la più grande speranza del mondo che il petrolio non arrivi a 200 dollari in tempi brevi, se non mai. Però la scarsa lucidità potrebbe portare a politiche punitive della produzione tali da tagliare l’offerta globale e far esplodere i prezzi proprio per ridurre la domanda. Magari in Occidente questa opzione può essere accettabile, ma cosa ne penserà un povero agricoltore o trasportatore di un paese in via di sviluppo?
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