Attualità
Quanto ci manca per lasciare il carbone come fonte energetica? (non aspettatevi buone notizie)
Alla conferenza COP26 dello scorso anno, 40 nazioni hanno deciso di eliminare gradualmente il carbone dai loro mix energetici.
Tuttavia, come spiega Bruno Venditti di Visual Capitalist di seguito, nonostante ciò, nel 2021, la produzione di elettricità alimentata a carbone ha raggiunto i massimi storici a livello globale, dimostrando che eliminare il carbone dal mix energetico non sarà un compito semplice.
Questa infografica mostra l’aggressiva eliminazione graduale dell’energia a carbone che sarebbe necessaria per raggiungere l’obiettivo zero netto entro il 2050, sulla base di un’analisi di Ember che utilizza i dati forniti dall’Agenzia internazionale per l’energia (IEA)
La produzione di elettricità alimentata a carbone è aumentata del 9,0% nel 2021 a 10.042 Terawattora (TWh), segnando il più grande aumento percentuale dal 1985.
Come si può vedere dall’infografica è la Cina che si avvale soprattutto di questa fonte di energia termica e il motivo è incredibilmente banale: il costo. Il carbone è il combustibile energetico più conveniente al mondo. Sfortunatamente, l’energia a basso costo ha un costo elevato per l’ambiente, poiché il carbone è la principale fonte di emissioni di CO2 legate all’energia, oltre a essere il combustibile più “Sporco” in generale.
La Cina ha il più alto consumo di carbone, rappresentando il 54% della produzione mondiale di elettricità da carbone. Il consumo del paese è aumentato del 12% tra il 2010 e il 2020, nonostante il carbone costituisca una percentuale inferiore del mix energetico del paese in termini relativi.
Insieme, Cina e India rappresentano il 66% del consumo globale di carbone ed emettono circa il 35% dei gas serra (GHG) del mondo. Se si aggiungono gli Stati Uniti al mix, si arriva al 72% del consumo di carbone e al 49% dei gas serra. Capite ora la perfetta inutilità di tutte le politiche di decarbonizzazione europee? Non contano nulla.
Il problema maggiore del carbone rispetto alle altre fonti fossili è nel fatto che può generare pioggia acida. la sua convenienza economica però fa si che i paesi che lo utilizzano maggiormente ottengano un vantaggio competitivo dal suo uso, avendo dei costi di produzione inferiori. Quindi o si blocca l’import export a livello globale, oppure il negativo carbone fornisce un incredibile vantaggio competitivo.
La produzione di elettricità alimentata a carbone deve diminuire del 13% ogni anno fino al 2030 per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi di mantenere il riscaldamento globale a soli 1,5 gradi. Ciò non accade, anzi accade il contrario. La soluzione è solo una: pale eoliche e pannelli solari sono solo dei succedanei costosi, è necessaria una fonte energetica a basso costo non legata al carbonio. Però siamo troppo presi da Greta per fare della ricerca seria.
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