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Quanto c’è di reale nelle minacce dell’ISIS a Di Maio ed all’Italia? (Da ofcs.report)

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Oggi sono state espresse molte segnalazioni di solidarietà al ministro Di Maio a seguito delle minacce giunte dall’ISIS alla sua persona. Una situazione sicuramente non piacevole, ma quanto di reale c’è dietro queste minacce. Per la loro analisi ci appoggiamo a quanto riportato dal sito specializzato nella sicurezza OFCS.report.

 

 

Lo Stato islamico, oggi, è costituito per lo più da una miriade di gemmazioni presenti ed operanti in vari teatri. Dalla Siria all’Iraq, dal Nord dell’Egitto alla Libia meridionale, dal Mali alla Somalia. Una presenza eterogenea ma inquietante che la dice lunga sulla capacità del network di rigenerarsi e colpire.

Ma il Daesh, in realtà, non è più riuscito (fortunatamente…) a strutturare attacchi complessi con azioni multiple e contemporanee su più obiettivi. Gli attacchi compiuti in Europa sono stati perpetrati da sedicenti lupi solitari la cui riconducibilità al gruppo terrorista emerge solo dalla loro adesione volontaria ed estemporanea agli ideali perseguiti dallo Stato islamico. In realtà “i soliti psicopatici, non hanno mai ricevuto alcun avallo specifico dal Daesh nè in relazione al loro giuramento di fedeltà, né tantomeno, alla loro volontà di immolarsi per la causa. Così, il network jihadista ha ottenuto il massimo risultato con il minimo sforzo: io minaccio, tu colpisci, io rivendico. Si può così sintetizzare la strategia comunicativa dello Stato islamico che rivendica a suo piacimento ogni azione compiuta da un solo presunto adepto contro interessi (persone o cose) occidentali.

La reale concretezza delle minacce esternate sul web viene così a scemare se posta in relazione ai micidiali attacchi strutturati compiuti in Europa nell’arco dell’ultimo decennio da Al Qaeda e dall’Isis (Parigi, Bruxelles, Londra,…).

L’unica incognita degna di nota è quella relativa all’afflusso costante ed incontrollato di clandestini diretti verso le nostre Coste. In più di un’occasione, infatti, da queste pagine abbiamo sottolineato la presenza di miliziani operativi dei vari network jihadisti mimetizzati tra i “croceristi” in viaggio verso il sud Europa. Il pericolo più concreto, infatti, deriva proprio dall’impossibilità di delineare una stima precisa e non approssimata delle presenze di jihadisti sul nostro territorio decisi ad entrare in azione in maniera del tutto autonoma.


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