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QUANDO MILTON FRIEDMAN DEMOLIVA L’EURO

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Molto spesso si pensa che le critiche alla Moneta Unica vengano esclusivamente da economisti Keynesiani, fautori del deficit e della spesa pubblica che vedono nella moneta unica e nelle sue regole rigide un impedimento alle politiche espansive classiche di quella scuola economica.

Eppure anche dall’altro lato del pensiero economico vi era un grande, anzi un enorme, scetticismo circa il successo della Moneta Unica. Nel 2001 Milton Friedman fu intervistato da La Stampa su questo tema, e grazie a Paride Lupo siamo riusciti a recuperare l’intervista di cui vogliamo condividere con voi un estratto e commentarlo

Professor Friedman, quasi tutti gli economisti americani erano scettici sull’euro all’inizio. Parecchi hanno cambiato idea. Perché lei no?

«Perché non è mai avvenuto nella storia che un’unica banca centrale dettasse la politica monetaria per molti Paesi differenti. Ci sono state unioni monetarie, o adesioni di vari Paesi a un’unica moneta, ma ognuno poteva tirarsene fuori quando voleva. Ora invece in Europa avete chiuso la porta d’uscita e avete gettato via la chiave».

Prevede che avremo guai?

«Vi auguro che io mi stia sbagliando un’altra volta. Il guaio è che l’euro è un progetto politico delle élites, imposto dall’alto alla popolazione. Avreste dovuto fare dei referendum. L’hanno fatto solo la Francia, dove il sì ha prevalso di strettissima misura, e la Danimarca che ha detto no».

«Vedrete: l’Inghilterra non aderirà e se lo farà commetterà un errore C’è poca flessibilità»

In una certa misura la gente si attende che su questa materia le decisioni vengano dall’alto. Nei sondaggi gli inglesi continuano a dare una maggioranza di no all’euro; ma quando si domanda se tra dieci anni avranno l’euro rispondono sì»

«Credo che la Gran Bretagna non aderirà. E se lo farà sbaglierà»

Lei dice che l’unione monetaria è un progetto tutto politico; e di ogni intrusione della politica nell’economia lei diffida. Ma gli ambienti economici sono in genere molto favorevoli».

«E’ in parte un’illusione. Le grandi imprese sono favorevoli, e questo risulta il fattore più visibile. Le piccole imprese non credo».

Dove potrà rompersi il meccanismo?

«Ci saranno fasi in cui alcuni dei Paesi membri avranno bisogno di un tipo di politica monetaria e altri del tipo opposto».

Come vedete il Premio Nobile Friedman aveva identificato con precisione il punto debole essenziale dell’Euro, il fatto che non permette politiche monetarie diverse per economie diverse. Inoltre perfino lui vedeva l’Euro come un progetto elitario ed imposto dall’alto, senza base popolare, come, effettivamente, si è rivelato essere. Quale sistema di riequilibrio prevedeva Friedman?

 

Quali rimedi suggerisce per evitare che finisca male?

«Occorrerebbe rendere flessibili prezzi e salari. Non mi pare che sia facile».

Ridurre i salari? No di certo.

«All’aggiustamento possono contribuire i movimenti dei capitali, resi più fluidi dalla creazione di un unico mercato finanziario. Ma non basta a garantire una stabilità di lungo periodo».

Friedman aveva correttamente previsto la deflazione salariale, esattamente quello che è successo in diversi paesi europei, soprattutto in Italia, dopo l’introduzione della moneta unica. Un fatto che era facilmente prevedibile come unico elemento di riequilibrio per gli squilibri interni all’area.

Friedman previde che la durata dell’euro sarebbe stata di 10 anni. Superficialmente sembrerebbe che aveva torto, ma in realtà ha avuto ragione se consideriamo che la scadenza del decennio coincise con la  crisi del 2011. La sopravvivenza successiva dell’euro è stata principalmente dovuta alla politica “Innovativa” di Draghi, qualcosa che l’economista americano non poteva prevedere. Però Draghi non c’è più e non sappiamo quanto i suoi strumenti sia flessibili. Il futuro è una grande incertezza.

 


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