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QUANDO LA PAURA FA 90 ANCHE PER I COSTITUZIONALISTI (di Paolo Becchi)

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La paura fa novanta e così Sabino Cassese è costretto ad intervenire sul “Corriere della Sera” di ieri contro il “Tarzan perduto nella giungla elettorale”, ovverossia Roberto Calderoli che con la sua proposta di referendum abrogativo sta facendo tremare sistema.

Tra pochi giorni la questione sarà discussa dalla Corte costituzionale e il problema su cui essa dovrà decidere è se dall’esito eventualmente positivo del referendum potrebbe scaturire una legge elettorale immediatamente applicabile. Punto.

Per esserlo Calderoli utilizza una delega per ridisegnare i collegi che è prevista in una legge che invece riguarda la riduzione del numero dei parlamentari. Utilizza, insomma, una legge per uno scopo diverso da quello previsto dalla legge medesima.

D’accordo, una furbata dice il professore, ma è sufficiente questo motivo per far sì che la Corte costituzionale non ammetta referendum? Lo stesso Cassese si rende conto di una possibile obiezione.

La Corte è tenuta a giudicare se è ammissibile il referendum e non può anticipare nel suo giudizio la discussione di un problema che in realtà potrebbe essere sollevato solo dopo l’esito del referendum stesso, nel caso fosse favorevole all’abrogazione. Il quesito referendario resta dunque in piedi.

Tutto resto sono speculazioni. A proposito di giungla. Jane e Porter si unirono alla fine a Tarzan e nella giungla vissero tutti sereni e contenti. Il nostro Tarzan può ancora sperare di fare la stessa fine. E tutti gli italiani nella giungla sarebbero felicissimi di avere una legge elettorale capace di garantire un minimo di governabilità.


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