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Quale sarà la risposta di Israele all’attaco iraniano?

Quali potrebbero essere le risposte di Israele all’attacco iraniano?

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La risposta di Israele agli attacchi iraniani, in particolare alla luce del recente lancio di missili, è stata preannunciata sia dalle dichiarazioni ufficiali che dalle analisi presenti su varie piattaforme:

Dichiarazioni ufficiali e azioni previste

I funzionari israeliani, compreso un portavoce militare, hanno dichiarato esplicitamente che Israele reagirà all’attacco missilistico dell’Iran. Questa risposta non dipende dall’entità dell’attacco o dalla presenza di vittime israeliane.

Da queste dichiarazioni si evince che la rappresaglia di Israele potrebbe essere significativa, colpendo potenzialmente le strutture nucleari e petrolifere dell’Iran, come comunicato attraverso canali secondari secondo quanto riportato da fonti come il Wall Street Journal.

Nello scorso aprile la risposta al lancio di missili iraniana era stata moderata dalle pressioni dell’amministrazione Biden che aveva sottolineato come una risposta moderata fosse un simbolo di foza, e Gerusalemme si limitò a colpire qualche postazione iraniana. In questo caso l’attacco iraniano è stato molto più aggressivo, molti più missili sono passati, o sono stati lasciati passare, e questo  quindi vedrà una risposta israeliana molto più aggressiva. Tra l’altro Biden è ormai a un mese dalle elezioni, non sarà neppure il candidato, quindi è realmente in una posizione debole, praticamente ostaggio del governo Netanyahu

Quindi vi sarà una risposta: il comando dell’IDF si è riservato di farlo quando sarà più comodo, ma, considerando la necessità di terminare le azioni programmate contro Hezbollah in Libano già programmate, ci vorranno almeno 24-48 ore prima di vedere  una reazione. Comunque gli attacchi contro Hebollah proseguono, a indicare che l’effetto dell’attacco è stato, strategicamente e tatticamente, minimo.

Natura della risposta

Le analisi suggeriscono che la reazione di Israele potrebbe includere un approccio multiforme:

    • Attacchi informatici. Date le avanzate capacità informatiche di Israele, le operazioni informatiche potrebbero essere parte della risposta, mirando alle infrastrutture o ai sistemi militari iraniani. Potremmo assistere ad attacchi mirati contro infrastrutture di comando, perfino sabotaggi informatici anche di mezzi aerei militari.

      Mohsen Fakhrizadeh, capo del programma nucleare iraniano, venne eliminato con una mitragliatrice telecomandata

 

  • Operazioni di intelligence e di eliminazione diretta dei bersagli: Escalation delle operazioni segrete, che potrebbero includere omicidi più mirati o azioni di sabotaggio all’interno dell’Iran. Sicuramente il paese è permeabile agli agenti iraniani, come dimostra perfino la recente eliminazione di  Ismail Haniyeh, leader di Hamas. La stessa strategia usata contro Hamas e Hezbollah potrebbe essere estesa all’Iran;
  • Attacco alle infrastrutture energetiche, petrolifere e nucleari. L’attacco alla centrale nucleare di Bushehr sarebbe l’ultima ratio, soprattutto al reattore funzionane, l’unico. Se sufficientemente mirato potrebbe essere colpita l’unità in costruzione. Un obiettivo potrebbe essere il centro di ricerca nucleare di Isfahan, proprio per la sua duplice natura, civile e militare, oltre a qualche installazione militare, ma queste ultime sono ben protette. Quindi vi sono i terminal petroliferi, vero hub vitale per il paese, la cui distruzione taglierebbe sensibilmente l’export e obbligherebbe Teheran a dipendere dai vicini, come la Turchia. I terminali dell’isola di Khagr e di Jask sono obiettivi primari, soprattutto il secondo che permette all’Iran di saltare lo stretto di Hormuz

    Terminaal petrolifero iraniano di Jack

  • Attacchi a posizioni militari, come ad esempio basi aeree o basi di lancio dei missili. In realtà molte località di lancio sono mobili o ben nascoste. Le basi aeree sono più espsoste, ma dovrebbero essere colpite senza dare dei preallarmi.

 

Il blocco dello spazio aereo

L’Iran ha minacciato ritorsioni contro i paesi che concedessero il passaggio nello spazio aereo ai mezzi Israeliani. In realtà è una minaccia che ha un valore parziale. Israele ha colpito, nelle scorse settimane, diverse installazioni radar in Siria, quasi a creare un corridoio di passaggio.

Nello stesso tempo l’aviazione israeliana ha una discreta flotta di aerei da rifornimento in volo Boeing 707 che, coordinati fra di loro o con quelli USA, permetterebbe di colpire ampie aree dell’Iran aggirando gli spazi aerei di altri paesi. Se poi gli USA collaborassero la capacità di rifornimento in volo permetterebbe di comprendere nell’obiettivo tutto l’Iran.

Israele poi utilizza droni Heron, Eitan  ed Hermes  900, in grado di portare colpi precisi  contro obiettivi ben determinati e limitati.

Ora non resta che aspettare qualche giorno per vedere quale sarà la reazione, e fino a che punto si spingerà quella che ormai è una guerra non dichiarata.


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