Attualità
Qual’è la bolla più grande? Bitcoin, i Tulipani, il 2007 o il Giappone?
Con questo articolo spero di introdurne altri in cui presentare alcuni casi economici particolari, come ad esempio il problema delle bolle.
Qual’è stata la bolla più grande e più devastante? Partiamo considerando cinque bolle classiche, sulle quali vi è ampia letteratura e che più o meno tutti conoscono:
- la bolla dei tulipani, cioè il boom nel prezzo dei tulipani in Olanda nel XVI secolo, che portà un bulbo di tulipano a costare più di un carro completo di buoi e che, dopo una crescita verticale nel prezzo, condusse praticamente ad un azzeramento ;
- la famosa “Bolla dei Mari del Sud”, scoppiata nel Regno Unito nel XVII secolo e riguardante le speculazioni sulle azioni della Compagnia dei Mari del Sud, che aveva avuto il monopolio del commercio con le colonie spagnole del Sud America. Le aspettative commerciali portarono ad un boom nel valore delle azioni che poi si converti in un crash, anche se la Compagnia sopravvisse;
- la crisi borsistica del 1929, con il Crack di Wall Street e la successiva grande depressione;
- la crisi del Giappone degli anni 90, con l’implosione dei prezzi immobiliari e borsistici giapponesi durante gli anni 90;
- la crisi immobiliare del 2007 con il crollo del mercato che poi causò la crisi finanziaria
- Bitcoin ed il suo prezzo dal 2017 al 2019;
Il metro per valutare l’entità della bolla lo possiamo basare su tre fattori:
- il numero di soggetti coinvolti;
- il tempo che è stato necessario per riprendersi;
- la profondità della variazione del mercato.
Iniziamo con quelle che sono le bolle veramente storiche: quella dei Tulipani e quella del Mare del Sud. Nel primo caso la bolla è storica, perchè è uno dei primi casi finiti nei libri di storia economica, ma dal punto di vista dell’ampiezza delle persone coinvolte fu minima. Anche se un singolo bulbo fu valutato 5000 guilden, ad aver investito oltre 300 guilden, la paga annua di un lavoratore, furono circa 37 persone. Le cronache parlano di scambi fatti in alcune taverne, per cui tutto il mercato non può aver coinvolto più di alcune centinaia di persone.
La crisi Della Compagni dei Mari del Sud non fu, alla fine, neanche una vera e propria bolla. Anche se le azioni crebbero di 10 volte in un anno, la società sopravvisse dopo il loro crollo, e nel 1721, anno della caduta, non vi fu un boom di fallimenti. Anche se Isaac Newton prese un colpo finanziario e la Bank of England and East India rischiò di saltare quando la Compagnia cadde al 1% del valore di picco, non ci furono serie ripercussioni economiche.
Bitcoin. Bitcoin non è una bolla, per il semplice motivo che da un lato il calo del prezzo,per quanto forte, non è stato azzerante, come per i tulipani o sensibile come pr la compagnia dei Mari del Sud. La sua diffusione è stata troppo piccola per poter parlare di bolla vera e propria, dato che il calo di capitalizzazione è stato di 140 miliardi di dollari, nulla rispetto ai 26 mila miliardi del NYSE. Nulla, letteralmente. Vero è che non si è ancora ripreso il valore finale.
La Crisi del 1929. In questo caso la crisi fu profonda e coerente con lo schema di bolla. Dal 1920 al 1929 la crescita del valore delle azioni fu di 6,7 volte, mentre il calo successivo fino al 1933 fu pari al 90%. 846 società persero 90 miliardi dell’epoca, cioè 1500 miliardi di oggi. Solo il 2,5% delle persone possedeva azioni nel 1929, i problemi giunsero dopo, con il fallimento delle banche. Un disastro enorme, ma di breve durata, considerando che il PIL tornò al livello del 1929 nel 1937, dopo le politiche di New Deal.
I “Valori Stabili” degli immobili e la crisi del 2007. Anche questa bolla è stata veramente grande. Il calo nel valore degli immobili dal 2007 al 2012 è stato pari a 7 mila miliardi di dollari, quindi si, possiamo parlare di una grande bolla che, come sappiamo, creò la crisi finanziaria del 2008. Eppure di per se la crisi fu di breve durata, una bolla super rapida, che si è chiusa in meno di 10 anni:
Gli “Anni perduti” del Giappone. In questo caso la differenza dei soli valori di capitalizzazione di borsa fra la fine degli anni ottanta ed i primi anni novanta fu pari a 2000 miliardi di dollari.
Per dare un’idea della bolla borsistica giapponese qui (in rosso) è messa a confronto con quella delle Dot Com USA (primi anni 2000).
Nello stesso tempo ci furono altri 8 mila miliardi di calo nei valori immobiliari. Quindi possiamo concludere che il valore distrutto complessivo è stato pari a 10 mila miliardi di dollari, il più alot sinora accaduto.
Per concludere l’unica vera bolla è quella Giapponese, dalla quale non c’è ancora stata ripresa. Le altre, comprese Bitcoin, sono state solo delle rapide flessioni di durata limitata, o che hanno colpito un pubblico ridotto. Solo il Giappone può, a ragione , essere definito una bolla.
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