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PUO’ ESISTERE UNA SINISTRA NELL’UNIONE EUROPEA ? (di Rodolfo Monacelli)

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La crisi greca, con la sconfitta politica di Alexis Tsipras, ha mostrato anche ai ciechi un elemento fondamentale: non può esserci democrazia all’interno dell’Unione Europea e non può esistere una sinistra (che sia riformista o rivoluzionaria) dentro questo sistema.

Può sembrare strano a chi legge quest’affermazione. Ma come, vi chiederete, non sono stati i governi di centrosinistra di tutta Europa, insieme a quelli di centrodestra, a volere l’Euro e a chiedere “Più Europa”?

Esatto. Il che rende la cecità dei sinistrati europei ancora più paradossale.

Ma torniamo alla mia affermazione iniziale. Perché non può esistere una Sinistra all’interno del sistema europeista? Naturalmente, non può essere questo il luogo per disquisire su cosa sia la Sinistra, le sue origini, il suo fine. Quel che è, però, importante rilevare è come una qualsiasi Sinistra non può avere nessun senso in un luogo dove non esiste il conflitto tra dominati e dominanti, in cui non è possibile per gli stati esercitare il proprio potere di scegliere diverse e alternative politiche economiche, dove i partiti di sinistra non possono mettere in atto politiche economiche redistributrici in misura maggiore dei partiti di destra (e il caso di Syriza è lampante da questo punto di vista). Ed è questa esattamente la situazione che viviamo all’interno dell’Unione Europea.

In altre parole, usando un termine antico ma sempre attuale, all’interno dell’Unione Europea e nell’Eurozona non può esistere la Lotta di Classe. A questo proposito va sottolineato e precisato un elemento per evitare confusioni, fraintendimenti e strumentalizzazioni (sempre all’ordine del giorno, purtroppo, all’interno del cosiddetto mondo sovranista). Per Lotta di Classe non si intende certamente lotta contro i piccoli imprenditori, i commercianti, le piccole partite Iva (anche perché chi scrive fa parte di quest’ultima categoria). Non a caso ho utilizzato le categorie di “dominati e dominanti”. La “nuova” Lotta di Classe, una volta usciti dall’euro e dall’Unione Europea, dovrà essere costituita da nuove categorie e nuove classi contro gli esponenti del cosiddetto “Capitalismo Casinò”: grande capitale, capitalismo finanziario, potere bancario. Nulla a che vedere, insomma, con il ceto medio e la piccola borghesia. E, anche per questo, l’alleanza necessaria per uscire dalla gabbia europeista dovrà essere un’alleanza sociale oltre che politica. Ma di questo argomento parleremo in seguito.

Torniamo a noi. Come ho cercato di rilevare, all’interno dell’Unione Europea non può esistere una sinistra. E allora qual è il motivo per cui, nonostante la sconfitta di Syriza che potrebbe anticipare un destino simile per Podemos, tutti gli esponenti della sinistra europea (salvo lodevoli e rare eccezioni) non mettono in discussione questo sistema? E quando parliamo di sinistra, non intendiamo certamente solamente quello che ancora viene definito “centrosinistra”. Anzi il paradosso è che le poche voci che “da sinistra” si sono alzate contro il sistema euro sono esponenti o ex esponenti del Partito Democratico: Stefano Fassina e Alfredo D’Attorre.

La sinistra radicale, invece, cosa ha fatto in questi anni? Insulti a chi nominava la Sovranità nazionale, strane e bizzarre teorie del segretario di Rifondazione Comunista secondo il quale uscire dall’euro e dall’Unione Europea “sarebbe come far tornare il dentifricio nel tubetto” e altre nefandezze che risparmiamo ai lettori.

Vi sono poi, come in tutte le tragedie, momenti di sincera ilarità. Come nel caso di uno dei tanti movimenti settari di estrema sinistra che, in Italia, danno del “fascista” a chi osa nominare la questione nazionale e l’uscita dall’euro e dall’Unione Europea ma poi, sono alleati con i greci della Piattaforma di Sinistra di Syriza (http://sollevazione.blogspot.it/2015/04/cosa-vuole-la-sinistra-di-syriza-di.html), i quali sono per l’uscita dall’euro e dall’Unione Europea e sono i veri oppositori della strategia suicida di Tsipras!!!! A tal proposito viene automatico ricordare Bertold Brecht per il quale “Chi non conosce la Verità è uno sciocco ma chi, conoscendola, la chiama Bugia è un delinquente”.

Che fare dunque? Arrendersi e aspettare che l’uscita dall’euro (ma non dall’Unione Europea) la gestisca chi in questo sistema ci ha portato (che siano i mercati finanziari o movimenti antidemocratici di estrema destra)? Chi scrive non è d’accordo con tale visione. Per una serie di motivi che tenterò ora di illustrare brevemente.

Innanzitutto se è vero che le dirigenze dei movimenti di sinistra (radicale e moderata), per cecità ideologica, settarismo e compromissione con i ceti dominanti, non hanno compreso che la vera battaglia che oggi è da combattere è quella per l’uscita dell’Euro e dell’Unione Europea, ciò non è più così vero nel cosiddetto “popolo di sinistra”. Nonostante l’incessante disinformazione di massa dei propri referenti politici, nonostante il terrorismo mediatico di media e tv, alla fine la Verità entra in scena e, come bene scriveva Emile Zola, “Quando la verità viene sepolta, cresce, soffoca, accumula una tale forza esplosiva che, il giorno che scoppia, fa saltare ogni cosa con sé”. Non vorrei essere accusato di idealismo se scrivo che quel giorno è più vicino di quanto noi stessi immaginiamo.

Il secondo punto è che, pur se un fenomeno ancora minoritario anche se politicamente rilevante, stiamo assistendo in molti paesi d’Europa alla nascita di un’altra sinistra che si distanza sia tra quella ideologica e radicale ma europeista (anzi, “altreuropeista”), che sostanzialmente è diventata la gamba di sinistra del processo di riproduzione capitalistico-finanziario, e sia da quella legata più esplicitamente ai gruppi di potere dominanti (il Partito Democratico, Il Pasok, Il Partito Socialista francese, eccetera).

Una sinistra, cioè, che ha compreso come sia centrale, per qualsiasi progetto politico che voglia essere realmente popolare, rivendicare l’elemento della sovranità nazionale e democratica. Per citare le parole di Stathis Kouvelakis, esponente della Piattaforma di Sinistra di Syriza, “Ciò di cui abbiamo bisogno è di una nuova sinistra anticapitalista. E una delle condizioni, non sufficienti ma necessarie per arrivarci, è aprire un fronte risoluto contro il nostro avversario attuale, cioè l’Unione Europea e tutto ciò che rappresenta”.

Questa sinistra, nonostante il silenziamento di tutti i media, esiste anche in Italia: organizzatosi a seguito del convegno di Chianciano Terme, “Oltre l’Euro. La Sinistra, la Crisi, l’Alternativa”, nasce nel 2013 il Coordinamento della Sinistra Contro l’Euro oggi confluito in Ora Costituente (http://www.oracostituente.it/).

Ma cosa direbbe questa “Sinistra Sovranista” di diverso da tutti i vari movimenti che, negli anni, si sono costituiti per far uscire l’Italia dall’Eurozona?

Innanzitutto che uscire dall’Euro, e dall’Unione Europea, è una condizione “necessaria ma assolutamente non sufficiente” per liberarci dalla gabbia del Neoliberismo, per ridare dignità e libertà al nostro Paese e ai lavoratori. Uscire dall’Euro e dall’Unione Europea senza mettere in discussione il sistema che lo ha creato, cioè il Neoliberismo, sarebbe la forma più pericolosa di gattopardismo, quella per cui si faccia finta di cambiare tutto per non cambiare nulla. In altre parole, se è vero che non può esserci euro senza Austerità, non è automaticamente vero il contrario: può esserci tranquillamente Austerità anche senza Euro.

Naturalmente, sarebbe da sciocchi ritenere che basti questa Sinistra Sovranista a farci uscire dall’Euro e dall’Unione Europea. Come scritto in precedenza in questo articolo, è necessaria, innanzitutto, un’alleanza sociale (una mera alleanza tra partiti, partitini e movimentini non sarebbe solo inutile, ma anche dannoso) tra tutti quei ceti colpiti dalla crisi e dal sistema eurista: un’alleanza tra piccoli imprenditori, partite Iva, commercianti, lavoratori autonomi e dipendenti che devono acquisire la consapevolezza che, oggi, il vero nemico di classe (per gli uni e per gli altri) è rappresentato dal grande capitale finanziario che sta eliminando sovranità agli stati, le libertà, individuali e collettive, e le identità culturali ai popoli.

Naturalmente, tutto questo non sarebbe comunque sufficiente per sconfiggere un nemico così forte da un punto di vista economico, politico, militare, se in breve tempo non costituiremo “la più vasta alleanza che includa le forze democratiche già oggi all’opposizione e quelle destinate a sorgere” (tratto dal Manifesto di Ora Costituente: http://oracostituente.it/ora-costituente-il-manifesto/) e la più ampia partecipazione popolare che renda possibile il ribaltamento dell’ideologia dominante e, conseguentemente, del ceto politico al potere.

Non è semplice. Soprattutto dopo anni di rincretinimento mediatico, di spoliticizzazione e di rinuncia alla partecipazione politica che, nel più vasto sentimento popolare, è ormai vista come “una cosa sporca”, grazie anche a chi invece di combattere questo sistema si è ridotto a contestare soltanto gli elementi accessori, la casta e gli sprechi, rinforzando la convinzione per cui basterebbero amministratori e politici onesti per cambiare le cose.

La vicenda greca ha però dato un colpo forse decisivo all’immagine degli eurocrati e dell’Unione Europea. Tocca a noi approfittarne e non farci sfuggire l’ennesima occasione.

L’alternativa è quella di lasciare questo campo scoperto e in politica non esiste il vuoto. Questo vuoto sarebbe, infatti, occupato (e già inizia a esserlo) da forze reazionarie che, travestite da antisistema, ci farebbero cadere dalla padella del neoliberismo nella brace di un sistema autoritario (magari senza abbandonare, se non esteriormente, il neoliberismo). Forze che dal nazionalismo europeista (perché non è nazionalismo quello che ci dice che è necessario essere una forza continentale perché dobbiamo essere più forti, più produttivi per concorrere con gli altri paesi concorrenti?) ci farebbe in un battibaleno passare al nazionalismo antitedesco. In questo anche aiutati dalla sinistra sinistrata per cui il problema non è l’Europa, ma i tedeschi. Il tempo è poco, ma se abbiamo le carte da giocare buttiamole sul tavolo. Aspettare ancora sarebbe irresponsabile e colpevole.

Rodolfo Monacelli

 

L’autore

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