Economia
Corridoio Armenia-Azerbaigian: la proposta USA per sbloccare la Pace nel Caucaso, con un intervento diretto
Gli Stati Uniti propongono di gestire il controverso corridoio tra Armenia e Azerbaigian per sbloccare i negoziati di pace. Scopri i dettagli dell’iniziativa che mira a risolvere lo stallo decennale e le implicazioni geopolitiche per il Caucaso e la Turchia.

Gli Stati Uniti hanno avanzato una proposta per la gestione del corridoio di trasporto tra Armenia e Azerbaigian, un tentativo di superare lo stallo nei negoziati diplomatici tra le due nazioni del Caucaso. L’ambasciatore americano in Turchia, Tom Barrack, ha confermato questa iniziativa durante un recente briefing.
Lo stallo nei negoziati
Nonostante Armenia e Azerbaigian abbiano raggiunto un consenso su una bozza di accordo di pace a marzo, Baku continua a porre diverse condizioni aggiuntive prima della firma ufficiale. Tra queste, la richiesta che Yerevan modifichi la propria Costituzione eliminando i riferimenti al territorio azero.
Uno dei principali punti di attrito è il cosiddetto Corridoio di Zangezur, che dovrebbe collegare l’Azerbaigian continentale alla sua exclave, il Nakhchivan, attraverso il territorio armeno. L’Armenia si oppone all’uso del termine “Corridoio di Zangezur”, sostenendo che implichi connotazioni irredentistiche sul suo territorio sovrano, noto come Syunik. L’Azerbaigian, dal canto suo, insiste affinché il corridoio non sia sotto il controllo totale dell’Armenia, esprimendo preoccupazioni sulla capacità di Yerevan di garantire un accesso illimitato. D’altra parte, l’Armenia si oppone categoricamente al trasferimento del controllo della rotta a terzi.
La proposta americana
La controversia sui 32 chilometri di strada del corridoio è diventata un ostacolo significativo al raggiungimento di una pace duratura. “Stanno discutendo su 32 chilometri di strada, ma non è una questione banale. Va avanti da un decennio – 32 chilometri di strada”, ha dichiarato Barrack.
In questo contesto, gli Stati Uniti hanno proposto di assumere la gestione del corridoio. “L’America interviene e dice: ‘Ok, ce ne occuperemo noi. Dateci i 32 chilometri di strada in affitto per cento anni, e potrete usarli tutti'”, ha spiegato Barrack.
Questa è la prima conferma ufficiale che l’amministrazione statunitense ha offerto di gestire il corridoio attraverso un operatore commerciale privato americano, che fungerebbe da garante neutrale. Un recente rapporto del Carnegie Endowment ha suggerito che il piano si basa su una precedente proposta dell’Unione Europea, che avrebbe affidato a una società di logistica statunitense la gestione e il monitoraggio del transito merci lungo la rotta, condividendo i dati in modo trasparente con tutte le parti.
Il rapporto ha notato che la proposta si ispira a precedenti di supervisione internazionale nelle regioni separatiste della Georgia, mirando a soddisfare la richiesta di Baku di robuste garanzie di sicurezza a lungo termine, preservando al contempo la sovranità di Yerevan sul corridoio.
Il ruolo della Turchia
Nel frattempo, la Turchia ha discretamente esortato Baku a firmare l’accordo di pace, ricordando ai funzionari azeri le mutevoli dinamiche regionali, come la diminuzione dell’influenza iraniana.
Una fonte regionale vicina ai negoziati ha rivelato a Middle East Eye che è stata la Turchia a proporre originariamente l’idea di una società privata, approvata da Armenia e Azerbaigian, per la gestione del corridoio. Tuttavia, la parte armena aveva richiesto che la società operasse anche sul lato Nakhchivan del corridoio, proposta inaccettabile per Baku. La supervisione USA riuscirà a riolvere il problema?
Il contesto storico e le prospettive future
Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian risale alla guerra del Nagorno-Karabakh del 1993, quando le forze armene occuparono l’enclave contesa, riconosciuta come territorio azero dalle Nazioni Unite, dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Dopo una sanguinosa guerra di sei settimane alla fine del 2020, l’Azerbaigian ha lanciato un’operazione militare nel settembre 2023 per riconquistare il Nagorno-Karabakh, portando a un accordo di cessate il fuoco. La maggior parte degli armeni etnici è fuggita e la regione separatista è stata ufficialmente sciolta il 1° gennaio 2024.
Il processo di normalizzazione della Turchia con l’Armenia è strettamente legato alla prospettiva di un accordo di pace tra Azerbaigian e Armenia. I funzionari turchi vedono l’Armenia come un collegamento vitale nel cosiddetto Corridoio di Mezzo, che collegherebbe direttamente la Turchia all’Asia centrale. Le aziende turche sono anche ansiose di partecipare a potenziali progetti infrastrutturali in Armenia.
Nonostante le obiezioni di Baku, il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha ospitato il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan il mese scorso, segnando la prima visita ufficiale di un leader armeno in Turchia.
Con le garanzie indirette degli USA la pace dovrebbe essere quasi cosa fatta, con gran gioia di Erdogan, un sollievo per Baku ed Yerevan e una certa stizza per Mosca: l’asse turcofono si presenta non esattamente come vicino alla Russia.
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