Analisi e studi
Produzione Industriale: l’Italia rialza la testa. Arriva il Segnale che non si vedeva da 18 mesi
Dopo un anno e mezzo di dati negativi, l’industria italiana inverte la rotta. A luglio 2025 la produzione cresce dello 0,9% su base annua. Un dato ISTAT che infonde fiducia, trainato da beni di consumo e investimenti delle imprese.
Finalmente una boccata d’ossigeno, di quelle vere. Dopo mesi di dati stagnanti o negativi, a luglio 2025 la produzione industriale italiana mette a segno un colpo che vale doppio, non tanto per la sua intensità, quanto per il momento in cui arriva. I dati ISTAT parlano chiaro: l’indice destagionalizzato cresce dello 0,4% rispetto a giugno, ma è il dato tendenziale quello che fa notizia. Corretto per gli effetti di calendario, la produzione aumenta dello 0,9% su base annua.
Escludendo un quasi impercettibile +0,1% registrato ad aprile, questo è il primo, vero, segnale positivo di crescita consistente su base annua da gennaio 2023. Per oltre un anno e mezzo, il confronto con l’anno precedente è stato quasi sempre tinto di rosso. Oggi, finalmente, si inverte la rotta, e non per un caso statistico. Ecco il dato presentato graficamente da Tradingeconomics:
Il dato positivo è infatti trainato da quasi tutti i comparti principali, un segnale di una ripresa con fondamenta piuttosto ampie. L’unico aggregato a mostrare il segno meno, sia sul mese che sull’anno, è quello dell’energia. Un calo che, con ogni probabilità, risente anche di fattori climatici, con un mese di luglio non particolarmente torrido che ha ridotto la domanda di climatizzazione.
Vediamo i numeri più nel dettaglio per capire cosa sta trainando la ripresa:
- Beni di consumo: registrano un incremento del +2,1% sul mese e del +3,0% sull’anno, indicando una certa vivacità della domanda.
- Beni strumentali: crescono dell’1,6% su giugno e del 2,8% su luglio 2024. Questo è un segnale cruciale, perché significa che le aziende tornano a investire in macchinari e impianti.
- Beni intermedi: segnano un +0,7% congiunturale e un +0,3% tendenziale, mostrando che anche le filiere produttive a monte si stanno muovendo.
A livello settoriale, spiccano le performance della raffinazione (+10,8%), della fabbricazione di computer e prodotti elettronici (+6,4%) e del comparto alimentare (+5,7%). Questi dati ci dicono una cosa importante: nonostante i tanto temuti dazi, i colli di bottiglia globali e i prezzi dell’energia che restano alti, il tessuto manifatturiero italiano non solo resiste, ma dimostra una notevole capacità di adattamento, cercando e trovando evidentemente nuovi mercati e nuove opportunità.
Anche il dato mensile è positivo, come si può vedere da questo grafico:
La debolezza del settore energetico e di alcuni comparti come la chimica e la gomma-plastica ci ricorda che la partita è tutt’altro che vinta. Viene quasi da sorridere con un po’ di amaro in bocca: se il nostro sistema produttivo riesce a ottenere questi risultati con il freno a mano tirato da una burocrazia asfissiante e da un costo dell’energia legato a politiche europee non sempre lungimiranti, cosa potrebbe fare se fosse messo nelle condizioni di competere ad armi pari?
Domande e Risposte
1) Qual è il dato fondamentale che emerge dalla notizia sulla produzione industriale di luglio 2025?
Il dato cruciale è l’aumento tendenziale dello 0,9% della produzione industriale. Non è tanto la percentuale in sé a essere rilevante, quanto il fatto che rappresenti il primo segnale positivo consistente su base annua da gennaio 2023. Questo interrompe un lungo periodo di stagnazione e declino, suggerendo una potenziale inversione di tendenza per il settore manifatturiero italiano. La crescita è inoltre diffusa tra beni di consumo, strumentali e intermedi, indicando una ripresa ampia e non legata a un singolo settore.
2) Perché questa notizia è così importante per l’economia italiana in questo momento?
La sua importanza risiede nel dimostrare la resilienza e la reattività del sistema produttivo italiano di fronte a un contesto globale difficile, caratterizzato da tensioni commerciali e costi energetici elevati. In un periodo di grande incertezza, un segnale positivo dalla “fabbrica Italia” è una forte iniezione di fiducia per imprese e investitori. Indica che le aziende stanno riuscendo ad adattarsi, probabilmente trovando nuovi mercati, e che il motore dell’economia reale, dopo una lunga fase di difficoltà, sta forse riprendendo a girare con maggiore vigore.
3) Quali sono le principali ricadute e sfide future che questo dato suggerisce?
La ricaduta più immediata è un cauto ottimismo per la seconda metà dell’anno. Tuttavia, la sfida principale rimane strutturale: il dato negativo del comparto energia (-5,2% su base annua) evidenzia una vulnerabilità persistente. La vera scommessa per il futuro è trasformare questa ripresa da un episodio positivo a una crescita stabile e duratura. Per farlo, sarà necessario affrontare i nodi del costo dell’energia e del peso della burocrazia, fattori che continuano a limitare il pieno potenziale dell’industria italiana.
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