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Principio di realtà: il Jobs Act funziona benissimo e l’Italicum è perfetto (di Luigi Pecchioli)

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E’ di pochi giorni fa la notizia che la disoccupazione, nel mese di entrata in vigore del Jobs Act e dopo le trionfalistiche dichiarazioni sul numero delle domande di assunzione presentate dalle aziende a seguito di tale norma, è aumentata e non diminuita.

Ieri è stata firmata e quindi promulgata dal Presidente della Repubblica Mattarella la nuova legge elettorale, detta Italicum: con questa la lista che avrà, o direttamente se supera il 40% dei voti, o tramite ballottaggio, la maggioranza dei voti, si vedrà assegnare un premio di maggioranza pari a circa il 54% dei seggi totali in Parlamento. Nel caso del ballottaggio qualunque sia il numero effettivamente ricevuto di voti. Le liste che non superano il 3% dei voti non entreranno alla Camera e, poiché non è permesso più unirsi in coalizioni, pochi partiti riusciranno a raggiungere tale quota ed entrare quindi alla Camera.

Perché unisco queste notizie? Perché sono la prova del successo del Governo. Ambedue le leggi sono state fortemente volute dal PD di Renzi e, nonostante dubbi e lacerazioni nella maggioranza e contestazioni da parte della minoranza, ambedue sono passate e stanno esplicando o esplicheranno in futuro perfettamente i loro effetti.

Ma come, si obietterà, il Jobs Act non sta diminuendo la disoccupazione e la legge elettorale non migliora la democraticità delle future consultazioni. Ah, perché credevate che servissero a questo?

A cosa servono ve lo spiegò a suo tempo Morgan Stanley e per un attimo fu il panico tra le fila dei nostri politici. Vi ricordate la selva di dichiarazioni rilasciate con virtuoso sdegno sul fatto che una banca statunitense avesse osato dirci cosa dovevamo fare ed avesse avuto addirittura l’arroganza di comandarci di liberarsi delle nostre Costituzioni democratiche? Fumo negli occhi. La realtà era che i politici si erano spaventati a morte che qualcuno leggesse davvero lo studio del 2013. E vi spiego perché.

Morgan Stanley, che non si sognava di imporre niente a nessuno, partiva da un presupposto che era una mera osservazione: i governanti europei vogliono trasformare il sistema economico e sociale dell’eurozona, facendolo diventare iper-liberista, molto di più di quanto lo siano gli USA (i quali predicano il liberismo, ma quando serve a loro, non disdegnano politiche espansive o, quando serve, protezionistiche…). Bene, diceva lo studio, se è questo che volete, avete un problema: le vostre Costituzioni. Infatti, notava la banca d’affari “i sistemi politici e costituzionali del sud presentano le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti; governi centrali deboli nei confronti delle regioni; tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori; tecniche di costruzione del consenso fondate sul clientelismo; la licenza di protestare se sono proposte modifiche sgradite dello status quo.” (MS report, p. 12). Questi “difetti” impediscono che vengano applicate con successo le politiche economiche volute dai governanti europei.

Ora, a parte la citazione del clientelismo – che peraltro in altri sistemi più liberisti come quello statunitense diventa lobbismo, con scarse differenze nel risultato pratico, se non la maggior trasparenza della pressione esercitata sulla politica – i difetti riscontrati dal report sono i baluardi di una vera democrazia popolare: l’Esecutivo “debole” rispetto al Parlamento riflette la centralità di quest’ultimo nelle decisioni politiche e legislative; la debolezza del Governo rispetto alle Regioni riflette l’idea di democrazia più vicina ai cittadini ed al territorio; le tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori sono il frutto di lotte sociali che hanno portato alla preminenza della dignità del lavoratore rispetto al capitale ed al profitto ed infine la licenza di protestare è semplicemente l’esplicazione della supremazia del popolo sullo Stato, popolo che, sovranamente, ha il diritto di far sentire, anche con il dissenso manifesto, il suo disaccordo su provvedimenti che mettano in pericolo la libertà od altri diritti fondamentali.

Ecco perché quel report faceva paura: perché mostrava esplicitamente dove volevano arrivare, senza potercelo dire, i politici, attraverso l’Europa ed i suoi trattati: a toglierci tutti i diritti sociali e democratici, attraverso lo strumento dell’euro e delle necessarie e conseguenti politiche di austerità. Il punto che non si voleva si capisse noi cittadini, ma che era ben chiaro a MS, è che il liberismo è incompatibile con la democrazia e non vi è possibilità di far convivere sia l’uno che l’altro, se non a patto di svuotare di contenuto la democrazia stessa e trasformarla in un mero sistema elettivo, che assicuri la stabilità dei Governi, affinché essi possano compiere, formalmente in nome del popolo, tutte le trasformazioni sociali ed economiche volute dall’Europa, senza ostacoli di fastidiose minoranze.

Se si ha ben chiaro questo, allora le norme come il Jobs Act o l’Italicum si mostrano per quel che sono, ovvero due grandi successi.

Il primo infatti è riuscito a rendere precario il contratto di lavoro a tempo indeterminato e conveniente per le imprese l’assunzione ed il licenziamento del lavoratore, effettuabile praticamente senza dover fornire una valida giustificazione, se non meramente formale. Quindi si è riuscito ad indebolire una serie di diritti dei lavoratori, indebolendo la loro forza contrattuale, ed eliminare, con la contrattazione a livello locale, ogni possibilità di imporre un generale livello di tutele. La disoccupazione o la sotto-occupazione che ne consegue permette di mantenere sempre, con un termine caro a Kalegi, “in riga” i lavoratori e quindi bassi i salari. Il risultato è lo svuotamento dei precetti costituzionali degli artt. 4, 35, 36, e quindi, in definitiva, dello stesso art. 1. Un grande successo!

Il secondo permetterà, come detto, anche ad una minoranza poco rappresentativa di avere una solida maggioranza in Parlamento e, in ogni caso, con l’eliminazione dei partiti minori e l’impossibilità di creare alleanze elettorali, creerà un Parlamento di pochi partiti rappresentati e solo uno che comanda, un sistema che si può definire una “dittatura della maggioranza“, che solo dei “turisti del diritto” (parafrasando una celebre frase di Berlusconi) possono scambiare per democrazia, ma estremamente funzionale per fare da catena di trasmissione fra i precetti che ci impone l’Europa ed il Paese. Un ottimo risultato!

Visto? Basta applicare il principio di realtà che dei supposti fallimenti diventano dei grandi risultati, fortemente voluti.

Ah, non certo da voi…

Luigi Pecchioli


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