Economia
Allarme Trump su Teheran, ma il prezzo del Petrolio non esplode. Ecco perché
L’allarme di Trump su Teheran e le petroliere in fiamme non scuotono i mercati. Mentre la tensione tra Iran e Israele sale, scopri perché il greggio resta stabile e cosa temono ora gli analisti.

I prezzi del petrolio greggio sono stabili nelle prime fasi di negoziazione, in assenza di notizie che l’approvvigionamento petrolifero dal Medio Oriente abbia risentito delle ostilità tra Israele e Iran.
I prezzi hanno ricevuto una spinta dal presidente Trump, che lunedì ha esortato tutti a lasciare Teheran, suggerendo un ulteriore inasprimento delle ostilità, anche se dopo il post i prezzi si sono stabilizzati.
“L’IRAN NON PUÒ AVERE ARMI NUCLEARI. L’ho ripetuto più volte!
Tutti dovrebbero evacuare immediatamente Teheran!”, ha scritto il presidente degli Stati Uniti sul suo social network Truth Social.
La notizia dell’incendio di petroliere vicino allo Stretto di Hormuz oggi ha aggiunto ulteriori preoccupazioni per i mercati, con il greggio Brent scambiato a 72,77 dollari al barile al momento della stesura di questo articolo e il West Texas Intermediate a 71,27 dollari al barile. Ecco il grafico del petrolio WTU su orizzonte settimanale:
I prezzi hanno registrato perdite lunedì, dopo che lo shock iniziale causato dallo scambio di missili tra Israele e Iran ha iniziato a placarsi tra gli operatori, nonostante le minacce israeliane di colpire specificamente le infrastrutture petrolifere e del gas, e dopo che hanno colpito il giacimento di gas di South Pars, il più grande al mondo. L’approvvigionamento di petrolio non è stato tuttavia influenzato, quindi gli operatori hanno realizzato profitti.
“Il conflitto tra Iran e Israele è ancora fresco e in fermento, e il sentiment degli investitori potrebbe ancora essere influenzato dai ‘rischi di guerra’”, ha dichiarato Priyanka Sachdeva di Phillip Nova a Reuters.
“L’aggiuntiva volatilità e cautela in vista della decisione della Fed sulla politica monetaria stanno ulteriormente garantendo reazioni più rapide dei prezzi del petrolio”, ha aggiunto l’analista senior.
Gli analisti delle materie prime di ING hanno invece osservato che la perdita dell’approvvigionamento petrolifero iraniano “azzererebbe l’eccedenza prevista per il quarto trimestre di quest’anno”. Hanno tuttavia aggiunto che “l’OPEC dispone di una capacità produttiva di riserva di 5 milioni di barili al giorno, quindi qualsiasi interruzione dell’approvvigionamento potrebbe spingere l’OPEC a reimmettere sul mercato questa offerta più rapidamente del previsto”.
Ciò potrebbe anche aver contribuito al cambiamento di umore dei trader che ha portato al calo del petrolio lunedì, anche se l’utilizzo della capacità di riserva da parte dell’OPEC è uno scenario ipotetico al momento, così come la perdita dell’offerta iraniana. Comunque per ora non si assiste ad attacchi verso le capacità di esportazione petrolifera dell’Iran, anche perché Israele sembra concentrarsi su altri tipi di obiettivi.
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