Finanza
Le previsioni di prezzo per l’azione Fincantieri indicano un inaspettato potenziale di crescita: una lezione per le privatizzazioni prossime venture
Dopo la scadenza del periodo regolatorio di divieto di pubblicazione di report sul titolo finalmente arrivano le prime indicazioni di prezzo per l’azione Fincantieri da parte delle principali banche di affari. Ed è una sorpresa, una bella sorpresa: tutte le pubblicazione indicano come prezzo obiettivo un livello superiore al prezzo attuale e tutte tranne una indicano un prezzo superiore a quello della quotazione.
Cosa diranno ora i gufi che in Fincantieri vedevano – sbandierandolo
ai quattro venti – un chiodo, un pozzo senza fondo da ex partecipazioni statali? Penso farebbero meglio a tacere, che dite…. restano senza gli argomenti a meno di dire che loro la sanno più lunga….
Ma cosa è Fincantieri? Sostanzialmente è un patrimonio di know how nella costruzione di grandi navi, navi da guerra, transatlantici e navi per servizi specializzati. Certamente è un’azienda che non deve massimizzare gli utili ma piuttosto avere un occhio di riguardo per l’occupazione e le tasse pagate in Italia, un difficile equilibrio. Per inciso, Fincantieri è un’azienda cha fa utili, con filiali sparse per il mondo. Una vera multinazionale, all’italiana.
Ora, bisogna chiarire che aziende come queste sono certamente di interesse per un’eventuale compratore straniero che volesse massimizzarne i profitti semplicemente perché oggi non sono massimizzati, visto appunto che esiste la necessità dell’equilibrio tra utili ed occupazione sopra citato.
Parimenti deve essere chiaro che se una persona vuole comprare un bene, facendo il parallelismo con il singolo cittadino, ad esempio diciamo un auto, si cerca sempre di comprarlo al prezzo più basso possibile. Più volte mi è capitato di passare diverse volte dal concessionario dimostrando meno interesse del reale per farmi fare uno sconto all’atto dell’acquisto. Beh, non ci crederete ma nel mondo delle grandi aziende la cosa non è molto diversa, casualmente trapelano troppo spesso via stampa valorizzazioni ‘tirate’ per influenzare la percezione di prezzo a vantaggio del compratore o del venditore di turno.
In ogni caso nessuno riesce a spiegarmi perché alla fine ci sono sempre acquirenti per le aziende Italiane privatizzate, se fossero dei chiodi nessuno le dedicherebbe alcuna attenzione, ed invece…. (Forse perché alcune delle privatizzazioni passate sono state dei veri e propri regali, memento il caso Autostrade, un esempio di come NON fare le privatizzazioni). Si, perché tutta questa pressione nei confronti dell’Italia per privatizzare le aziende buone e’ quanto meno sospetta (Enel, Eni, Finmeccanica, SNAM, Terna, Saipem, a questo punto anche Fincantieri, includerei per questioni strategiche – telecomunicazioni, spionaggio etc. – anche Telecom Italia specificando ben bene che TIM è comunque una buona azienda nonostante le influenze ‘statali’). D’altro canto fare di tutta l’erba un fascio, ovvero assimilare tutte le ex partecipazioni statali ad Alitalia è solo una grandissima falsità – Alitalia si che è un chiodo di rifondare, sebbene mantenga un valore strategico non indifferente, almeno se gli italiani ed i turisti stranieri vogliono evitare di fare scalo a Parigi o Francoforte per raggiungere destinazioni intercontinentali -.
Così facendo non significa solo rischiare di essere ignoranti in materia – o peggio in malafede – ma più pragmaticamente si rischia di fare un grave errore: vendere aziende con grande potenziale e grande know how (ad ed. Fincantieri) o semplicemente ottime aziende rispetto ai competitors (ad es. Eni ed Enel) significa buttare alle ortiche opportunità, tasse pagate in Italia (notasi, tasse non ottimizzate con il fine di pagarne il meno possibile nel Belpaese), occupazione anche dei Vostri figli…
Chi vi dice ‘meglio venderle’ non vi racconta l’altra metà della storia ossia che se mancassero gli oltre 10 miliardi di euro che tali aziende pagano allo Stato italiano in tasse ogni anno – senza considerare le tasse pagate dagli stipendi italiani dei dipendenti – tale buco dovrebbe essere compensato da nuove tasse caricate sulle spalle dei cittadini. Le aziende da vendere sono altre, a partire dalle municipalizzate (e li vedo molto meno interesse straniero, meglio sarebbe sostituire il management di quei carrozzoncini appena possibile, renderli competitivi o quanto meno in assetto di galleggiamento e POI venderle!).
Fosse per chi scrive le aziende che rendono di più dei BTP a 10 anni le ricomprerei altro che privatizzarle! Ed in ogni caso per le aziende citate sopra propongo sempre di farle acquisire da Cassa Depositi che poi si finanzierebbe sul mercato mettendo a garanzia gli stessi assets con l’emissione di obbligazioni ‘asset backed’…
Spero di aver contribuito a fare un po’ di chiarezza.
Mitt Dolcino
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