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Prestiti in Italia: com’è iniziato il 2024 e qual è stato il trend nel 2023

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Firma di un contratto
Firma di un contratto (© Depositphotos)

Nel corso degli ultimi quindici mesi, il panorama finanziario italiano è cambiato notevolmente, con trend significativi nel mondo dei finanziamenti che hanno influenzato le abitudini di spesa dei consumatori nostrani. Una tendenza, oltretutto, che si è acuita ulteriormente in questi primi mesi dell’anno, confermando quanto i cittadini italiani necessitano di un po’ di liquidità per finanziare piccole o grandi spese.

D’altro canto, la spirale inflattiva iniziata già nell’ultimo trimestre del 2021, cresciuta esponenzialmente durante il primo semestre del 2022 e protrattasi per buona parte anche dello scorso anno, ha messo a dura prova la capacità di risparmio degli italiani, cresciuta esponenzialmente, invece, durante la fase della pandemia e dei conseguenti lockdown. E molti soggetti, per necessità o non vedere erosa una parte significativa del proprio patrimonio, hanno optato per l’accensione di un prestito.

Aumentano le domande di prestito nel 2023, anche se l’importo medio richiesto è contenuto

Il trend più significativo relativo all’aumento di prestiti personali, tuttavia, si è registrato nel corso del 2023, come testimoniano alcuni dati che mettono in evidenza come si siano evoluti i modelli di finanziamento nel nostro paese. In base alle statistiche offerte da Banca d’Italia, la concessione di prestiti è cresciuta sia nel mondo delle imprese che dei consumatori.

Questo aumento è avvenuto nonostante le condizioni economiche applicate, complice l’aumento dei tassi d’interesse imposto dalle banche centrali per contenere il fenomeno inflattivo, siano state peggiorative rispetto al 2021 e ai primi sei mesi del 2022. Volgendo lo sguardo alle richieste dei consumatori, le richieste – complici i tassi più elevati – sono state finalizzate per importi modesti e hanno riguardato, nella maggior parte dei casi, spese di “prima necessità”.

Non stupisce, in tal senso, che si sia registrato un crollo nella richiesta di mutui ipotecari, complici i tassi schizzati alle stelle a causa della politica restrittiva messa in atto dalla Banca Centrale Europea. Tutto ciò fa comprendere a chiare lettere come gli italiani abbiano evitato di contrarre finanziamenti di importo significativo e di lunga durata. Anche i finanziamenti finalizzati all’acquisto di autoveicoli, ad esempio, sono calati  rispetto al 2022, anche se in questi primi mesi dell’anno hanno fatto registrare un buon aumento (in continuità con quanto accaduto nell’ultimo trimestre del 2024).

Pagamenti dilazionati direttamente dall’esercente, il trend maggiormente cresciuto nel corso del 2023

L’anno appena andato in archivio, invece, ha fatto registrare un significativo aumento nell’utilizzo delle carte di credito revolving, che consentono di  poter rateizzare i singoli pagamenti effettuati con questi strumenti di pagamento elettronici e risultano un toccasana per i consumatori che vogliono acquistare beni riuscendo a diluire la spesa in un arco temporale congruo.

Questi grandi benefit hanno spinto un numero crescente di italiani a rivolgersi a questo innovativo metodologia di finanziamento, decisamente consono per i consumatori che vogliono rateizzare acquisti d’importo non eccessivamente elevato ma in grado di poter incidere sul bilancio personale o familiare mensile. E anche imprese e commercianti, sposando il trend attualmente in atto, hanno ampliato le soluzioni di pagamento, offrendo la possibilità di effettuare il pagamento a rate in negozio oppure online e dando la possibilità ai propri clienti di rendere maggiormente sostenibile i propri acquisti.

Le prospettive per il 2024, oltretutto, dovrebbero essere ulteriormente favorevoli. La disoccupazione è i minimi storici, seppur favorita da contratti a tempo determinato o simili, e la mancata crescita dei salari degli ultimi anni, in un contesto in cui l’inflazione ha eroso il potere di acquisto degli italiani, potrebbe favorire un’ulteriore crescita delle domande di finanziamento, che, qualora si concretizzasse il paventato taglio dei tassi d’interesse da parte della BCE, potrebbero risultare decisamente più convenienti per i risparmiatori.


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