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Presidente Mattarella la supplico non faccia anche lei l’inchino a Berlino! (di Antonio M. Rinaldi)

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Per il suo primo viaggio all’estero il neo Presidente Mattarella, a distanza di 30 giorni esatti dalla sua nomina, ha scelto di recarsi a Berlino.

Nulla di strano se non fosse che ormai da diversi anni la meta tedesca sia diventata la prima tappa d’obbligatoria, non solo per i leader politici nostrani, ma anche di tutta l’Europa. Una sorta di rito che ricorda molto da vicino come una volta i regnanti europei, appena saliti sul trono, si recavano a Roma dal Papa per omaggiare il Capo della Chiesa per ribadirne la totale devozione per ottenerne la protezione e benedizione divina. Prima ancora erano i vari Re e Capi Tribù dei popoli sottomessi all’Impero Romano, che rimasti formalmente nel ruolo di semplici rappresenti, si recavano a Roma alla corte dell’Imperatore con preziosi doni per confermare la completa e totale fedeltà all’antica superpotenza.

 

Ora si va in “pellegrinaggio” a Berlino con lo stesso spirito, ma invece di portare con se “oro, incenso e mirra”, si mette su un bel piatto d’argento l’incondizionata disponibilità ad eseguire fedelmente tutte le imposizioni della Troika preventivamente dettate e vistate dalla Germania, con in più la solenne promessa in primis di fare tutto il possibile, costi quel che costi, nel sottoporre le proprie popolazioni ad ogni tipo di vessazione, anche calpestando qualsiasi elementare principio di democrazia pur di raggiungere lo scopo.

 

Con questo atteggiamento gli “illuminati”, ma non meno supini e proni governanti europei del XXI secolo, riescono con un sol colpo a compiere due errori madornali: per primo riconoscono il ruolo di leader politico incontrastato alla Germania in Europa e per secondo, ma per questo non meno grave, certificano la bontà delle politiche economiche fallimentari fino ad ora perseguite ed imposte con arroganza e cecità che hanno letteralmente “impestatodi deflazione il Continente europeo e mezzo mondo.

Dopo la II Guerra Mondiale ci si recava a Washington o Mosca a seconda del blocco di appartenenza, ora invece si prende il primo aereo per Berlino!

 

Stentano a capire che il potere e forza della Germania nel dettare le regole si nutre e autoalimenta grazie alla debolezza di tutti gli altri e la mancanza cronica di leadership politica alternativa non fa altro che aumentare la sua egemonia. Si sta realizzando drammaticamente ciò che era stato pianificato nei minimi particolari molti anni fa dal ministro dell’economia del Terzo Reich, nonché Presidente dell’allora Reichbank (antesignana della Bundesbank), Walter Funk, con il suo terribile “Piano di predominio economico della Germania”, con l’unica attenuante che ora stiamo assistendo alla versione “in tempo di pace”, ma con effetti non meno devastanti di una imposizione armata.

 

Come poter dimenticare gli inchini profusi con generosità da Monti e Letta, non appena ricevuta la fiducia, al limite del ridicolo e della frustrazione per chi ha ancora un minimo di amor di Patria al cospetto della Merkel? Per non parlare addirittura di Matteo Renzi, precipitato dalla Cancelliera tedesca addirittura sei mesi prima dell’#Enricostaisereno per rassicurarla sulla sua più totale fedeltà non appena sarebbe stato in sella al governo.

 

Perciò da semplicissimo italiano, ma a cui ancora stanno molto a cuore i destini del proprio Paese, spero dal più profondo dell’anima che il neo Presidente Mattarella non ripeta il solito rito di sottomissione a cui siamo tristemente abituati, ma ribadisca invece che l’Italia desidera fortemente rispettare la sua Costituzione e le regole democratiche che invece sono ignorate da questa Europa.

 

Prima gli interessi dei cittadini e delle imprese italiane e poi, se coincidono, il rispetto delle regole europee anche a costo di rivedere radicalmente i vincoli che ci legano ai Trattati e ai regolamenti della UE.

 

Presidente Mattarella la prego, per una volta ci faccia sentire ancora di essere orgogliosi e fieri figli di questa terra e non rassegnati vassalli di una colonia del nord Europa!

 

Antonio Maria Rinaldi


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