Attualità
Troppi pensano all’eliminazione di Trump prima del 20.1.2017. Sbagliano, bisogna preservare Obama. Ecco perché
Auguri di felice 2017 a tutti coloro che lavorano per un nuovo anno di Pace e prosperità.
Oggi mi trovo a disquisire a fine 2016 su un aspetto indicibile: purtroppo molti pensano che per evitare che Trump prenda il potere può anche essere giustificato un attentato. Chi scrive si reputa un uomo di pace e, al di fuori della grande simpatia ed allineamento con il presidente eletto, tali discorsi restano e resteranno inconcepibili pur sapendo che sono argomento di discussione in tavoli diciamo schierati.
Focalizzarsi oggi su tale approccio basato sulla forzatura quasi golpista resta grossolanamente errato: oggi noi non dobbiamo tanto preoccuparci della salute di Donald J. Trump, che è protettissimo dai militari USA (una garanzia) ma di tenere in vita Obama.
Vi sembrerà strano ma è così: oggi dobbiamo proteggere la salute di Obama. Si, perché un ipotetico tentativo di attentato al primo presidente nero degli USA (o alla sua famiglia o anche solo a qualche altro simbolo profondamente Dem) scatenerebbe qualcosa di simile ad una guerra chiaramente con la Russia come nemico, guerra ardentemente voluta propri dagli stessi Dem USA per evitare che emergano verità indicibili con Trump al potere (ricordiamo, oltre ai disastri economici obamiani nascosti dietro le pieghe della statistica, che J. Assange promise dichiarazioni esplosive su Hillary et clan in caso di una sua vittoria presidenziale, poi nulla emerse).
Or dunque, si, Obama o qualcuno vicino alla recente scommessa presidenziale Dem persa potrebbe – nella disperazione della sconfitta – essere sacrificato sull’altare degli interessi di casta, non essendo lui stesso il potere. Va infatti ricordato che Obama non è l’establishment Dem, semplicemente lo ha ben rappresentato per 8 anni. E devo aggiungere che a livello di ideali il corrente presidente è immensamente meglio del clan Clinton, il problema è che molto probabilmente è stato usato e forse in qualche modo anche ricattato (magari sotto le mentite spoglie di una difesa ad oltranza, forse per il suo atto di nascita solo fittiziamente in USA?) e dunque ha dovuto sacrificare le sue illusioni di candidato presidenziale agli interessi dell’establishment facendo il bene di pochi ed il male della gran massa della popolazione USA (tra i Dem solo il cattolico JFK si oppose a tale gioco al massacro – sociale – ed infatti sappiamo come è finito, ndr). Da lì alla perseverazione il passo è breve.
Obama resta un plebeo agli occhi degli ostentati bostoniani che rappresentano più di ogni altro il vero potere Dem negli USA. Ossia è uno strumento e come tale va utilizzato. Punto.
Oggi il prossimo allineamento russo-americano sembrerebbe cosa fatta, sempre che non capiti un macro evento prima del 20.1.2017. Tale macro evento (destabilizzante) – di siffatti eventi ce ne aspettavamo e ce ne aspettiamo purtroppo altri – potrebbe essere tranquillamente un attentato da parte suppostamente russa, fatto che andrebbe escluso a priori PRIMA che possa accadere (anche se Obama sembra veramente un kamikaze a livello di reputazione personale in questi ultimi giorni da presidente, evidentemente ha davvero moltissimo da perdere, vedremo, …)
Secondo la modesta opinione di chi scrive è stato fatto un errore da Mosca, non si doveva far passare cosi rapidamente – sebbene solo nei circoli diplomatici, il che vuol dire facendolo sapere a tutti quelli che contano – il messaggio che il voto sui due stati in Palestina promosso da Francia e Kerry/Obama (per avvelenare i pozzi prima dell’uscita di scena del clan , ndr) sarebbe stato boicottato da Mosca, bastava farlo un giorno prima del meeting (il risultato è stata l’espulsione dei 35 diplomatici russi oltre alla prossima disperazione della preda ferita e senza speranza, ossia pericolosissima perché ha più poco da perdere). Ora, per essere pragmatici, bisogna distendere mediaticamente gli animi, sembra incredibile ma purtroppo quello che una rilevante parte della popolazione occidentale pensa è che comunque ci siano colpe russe di hacking o quant’altro. Giusto o sbagliato che sia – per inciso, chi scrive non lo pensa assolutamente, ma è anche vero che lo scrivente filtra molto i contenuti dei media – bisogna rendere la transizione fluida e collaborativa, anche dall’estero. So che è tattica, ma sarebbero auspicabili interventi mediatici aggressivi per aprire tavoli di collaborazione su tutto quanto l’amministrazione uscente volesse discutere ed approfondire, in attesa del changeover (fortunatamente il clan Clinton-Obama ha solo l’EU franco-tedesca a suo supporto essendosi inimicato anche Israele). [20 giorni sono tanti o pochi, dipende cosa succede nel mentre].
Magari anche dichiarazioni di blocco dei voli di perlustrazione dei bombardieri strategici russi potrebbero servire allo scopo. O anche il ritiro di parte della flotta dal mediterraneo, a patto che tutto venga pubblicizzato nella dovuta maniera evitando accuratamente il coinvolgimento preventivo di Russia Today o di Sputnik News, un accortezza fuori dagli schemi che certamente pagherebbe. O qualcosa del genere, l’importante che sia molto “di presa”.
Insomma, ci siamo capiti.
Che il 2017 sia meglio dell’anno che ci lasciamo alle spalle.
Mitt Dolcino
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