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Premi Nobel sui lati opposti della barricata: Stiglitz e Pissarides

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Due premi Nobel per l’economia, che erano uniti nella posizione contro l’euro, si sono trovati separati ed opposti sulla posizione su referendum greco

Joseph E. Stiglitz analizza l’evoluzione che ha portato alla  situazione attuale, partendo dagli errori della politica europea  nei confronti della Grecia, che, sin dall’inizio si è mostrata fallimentare, avendo come conseguenza positiva il solo salvataggio delle banche europee, ma che ha causato una perdita devastante di PIL per la grecia (25%), l’esplosione della disoccupazione ed un progressivo impoverimento della nazione. Stiglitz vede Tsipras come la risposta democratica ad una situazione non tollerabile per la penisola ellenica, e pone in luce la mancanza di democrazia del costrutto europeo. L’Unione Europea nasce come un complesso dirigistico senza alcuna legittimazione popolare, anzi ogni qual volta viene richiesta l’approvazione degli elettori a decisioni delle autorità europee si assiste ad un rifiuto. Quindi il premio Nobel vede nel “No” la possibilità per i greci di riprendere in mano la propria politica economica e sociale, di affermare la supremazia della democrazia sulla tecnocrazia, e del benessere del popolo sul potere delle elites. Potete leggere il suo intervento su Project Syndacate.

Christopher Pissarides sul “Guardian” ha analizzato le ricadute della vittoria del “No”, e quindi , sulla base delle incertezze che ne deriverebbero, invita a votare “SI”. La vittoria della linea di Tsipras secondo il Nobel cipriota porterebbe ad una crisi creditizia irreversibile: la banche sono già a corto di liquidità e l’unica soluzione per il governo sarebbe quella di introdurre un “Euro greco”, che si svaluterebbe sensibilmente  rispetto a quello internazionale. Questo condurrebbe a perdite elevatissime per le banche che, secondo il nostro, dovrebbero rifarsi sul correntisti, così come è accaduto a Cipro, e questo sicuramente non ricade fra i desideri del popolo ellenico. Inoltre quale sarebbe la politica del governo dopo la svalutazione e l’introduzione del nuovo euro ? proseguire con una politica di espansione del settore pubblico che non garantisce nessun miglioramento oggettivo delle capacità competitive del paese ? e quale sarebbe la posizione della Grecia nella politica europea , se non quella di un paria. Sull’onda di queste incertezze Pissarides invita a votare si.

Entrambe i premi Nobel, e non solo loro, comunque concordano nella dannosità delle politiche economiche della troika e della UE basata nell’imposizione di una austerità forzata in un momento di recessione. Stiglitz punta maggiormente il dito sull’assenza di qualsiasi forma di processo democratico nel governo dell’Unione, mentre Pissarides, in modo più tecnico, condanna la superficialità e l’erroneità dei modelli economici che hanno portato alle politiche attuali. Quindi, pur essendo discordi sull’indicazione di voto per domenica, concordano sul fallimento delle politiche sinora tenute da Bruxelles a guida tedesca. Il problema è che queste politiche NON cambieranno comunque , dopo il voto, nè nei confronti della Grecia nè degli altri paesi europei. Gli organi europei, proni verso Schaeuble, non sono in grado di fornire nessuna ricetta in grado di armonizzare crescita, occupazione ed equilibrio sociale, per cui tutto il sistema europeo è destinato a fallire e ad essere rifiutato dal popolo. Se non domani, in Grecia, dopodomani in un altro paese.

 


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