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Euro crisis

Premi Nobel Contro : Amartya Sen

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SEN

 

Ieri è apparso su “Il resto del carlino” di Bologna, grazie a Pino di  Blasio,  un’interessantissima intervista al premio Nobel indiano Amartya Sen, che si trovava a Modena per l’inaugurazione de “I Giardini del Gusto e delle arti”. Amartya Sen è un filosofo ed economista, vincitore del premio Nobel per l’economia nel 1998. Professore di Filosofia ed Economia ad Harvard, è un esperto di problemi sociali e di welfare, fellow  al Trinity college a Cambridge, al All Souls college ad Oxford, ed è fortemene impegnato nella lotta contro le discriminazioni e per l’egalitarismo in India, Sen già due anni fa aveva detto: “L’euro è stata un’idea orribile, un errore che ha prodotto conseguenze negative per l’Europa e ha provocato altri errori”. 

Vediamo se ha cambiato idea .

Professor Sen, è sempre convinto che l’euro sia stato un errore?

«Continuo a esserne convinto. Anche se le mie analisi sull’euro e sulle politiche di austerità sottolineano errori diversi».

L’Europa è tutt’altro che più unita con la moneta unica, è questo il suo giudizio?

«Sicuramente la moneta unica non è stato il miglior modo per cominciare a unirsi. I problemi delle economie deboli hanno creato tensioni, motivi di rottura all’interno dell’Unione. E siccome non si può intervenire con le politiche di cambio, svalutando la lira o la dracma e generando effetti positivi sull’export, bisogna tagliare il deficit intervenendo sui servizi, sullo stato sociale, riducendo lo standard di vita dei cittadini, creando più disoccupazione. L’Europa non ha più quella flessibilità che derivava dai tassi di cambio. E oggi fa i conti con un euro tedesco, che è motore di un’economia in espansione, e un euro greco, che ha un enorme impatto sulla vita dei greci, con tagli indiscriminati alla sanità, alle pensioni, ai servizi pubblici».

Ricorda che nel 1992 George Soros mise in ginocchio Italia e Gran Bretagna speculando su lira e sterlina?

«Non si può più farlo sulle singole monete, ma la speculazione è intervenuta pesantemente sulle economie deboli, sugli euro non tedeschi di cui parlavo prima».

Quali sono gli errori delle politiche di austerità imposte da Bruxelles e Berlino?

«Il modo più efficace per ridurre i deficit nazionali è resistere alla recessione, combinando politiche di tagli con misure per una crescita economica veloce. Non puoi stimolare la crescita in Grecia, imponendo il rigore. E non puoi chiedere riforme tagliando servizi, pensioni e posti di lavoro».

La sua sintesi è efficace: non puoi dare la medicina delle riforme con il veleno dell’austerità.

«È una confusione che in Europa dura da tempo, un errore che si sta ripetendo con la Grecia. Ci sarebbe bisogno di tante riforme, dalla guerra all’evasione fiscale alla lotta contro i guadagni eccessivi di banche e imprese, all’innalzamento dell’età pensionabile, perché non è più economicamente e moralmente sostenibile, andare in pensione troppo presto. Ma la domanda di giustizia sociale e le riforme sono tutt’altra cosa rispetto ai tagli indiscriminati».

Non la convince nemmeno il Quantitative easing della Bce?

«Tutt’altro, è la misura più intelligente per cambiare lo scenario economico in Europa e per generare quella crescita rapida, condizione essenziale per superare la crisi. Anche la Gran Bretagna, che va al voto rifiutando tutte le politiche di austerità invocate dall’Unione Europea, è molto interessata alle risorse della Bce».

C’è un’altra possibilità per l’Europa diversa da un lento declino?

«L’Europa ha fame di riforme, dal lavoro alle pensioni, dalla sanità ai servizi. Si possono fare anche senza politiche di tagli, come stanno facendo gli Stati Uniti e il Giappone, che crescono molto di più. Invece del rigore, serve più unione politica, una forte dose di dibattito pubblico prima delle scelte. Molte cose, in Europa e nel mondo, dipenderanno da come l’Europa si occuperà della sua situazione e delle sue sfide».

 

Ricordiamo che Amartya Sen ha vinto il premio Nobel per la sua opera “Development like freedom”, sviluppo come libertà.  In quest’opera si pone in luce come non può esserci sviluppo senza libertà politica, da intendersi anche come libertà di godere delle opportunità anche attraverso il credito, come trasparenza nelle relazione fra i singoli soggetti, e come protezione dalla povertà assoluta. senza libertà e trasparenza non vi è ricchezza. Ritenete che la libertà in Italia sia aumentata ?

 

 


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