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Euro crisis

La povertà nella UE: nell’Eurozona cresce, fuori dall’Euro cala

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Guest Post di Voci dall’estero

 

I dati Eurostat 2012 relativi alla povertà materiale (discussi su Real-World Economics Review) mostrano  un continente spaccato in due: la povertà diminuisce dove non c’è l’euro e aumenta dov’è presente.  Conclusione: la povertà non è un fenomeno meteorologico, ma una precisa scelta politica (grazie a Cristina Capra per la segnalazione).
 
 
La povertà materiale nella zona euro è in aumento. In Irlanda, Grecia e Lettonia (nel 2011 non ancora un membro dell’Eurozona, ma un pretendente all’ingresso), un anno di cambiamenti è stato a dir poco drammatico. La povertà nell’UE, al di fuori della zona euro, è in diminuzione.
 
Tasso di deprivazione materiale grave, 2010-2011 (%) – Fonte: Eurostat (ilc_sip8)
 
Questi dati sono stati recentemente pubblicati da Eurostat e riguardano la povertà reale, non la povertà relativa, poichè mostrano la deprivazione materiale grave, quindi una stima della povertà che non è basata sul reddito (credetemi: gli specialisti che stimano questi dati hanno riflettuto a lungo e duramente su questa definizione; potete porre domande, ma è permesso criticare solo dopo aver letto le informazioni che stanno dietro alle stime): 
 
“L’analisi della deprivazione materiale è un’analisi di tipo assoluto piuttosto che relativo, come quella della povertà da reddito. La definizione di deprivazione materiale si basa sull’impossibilità di permettersi una selezione di generi che sono considerati necessari o opportuni, vale a dire: avere arretrati sul mutuo o sull’affitto, sul pagamento di bollette, sul pagamento delle rate di un prestito al consumo o di altri tipi di prestito; non potersi permettere ferie annuali di una settimana lontano da casa; non essere in grado di avere un pasto con carne, pollo, pesce (o equivalente vegetariano) una volta ogni due giorni; non essere in grado di affrontare spese finanziare impreviste; non essere in grado di acquistare un telefono (compreso il cellulare); non essere in grado di acquistare un televisore a colori; non essere in grado di acquistare una lavatrice; non essere in grado di comprare un’automobile; o non essere in grado di permettersi il riscaldamento per mantenere la casa calda. Il tasso di deprivazione materiale è definito come la percentuale di persone che non possono permettersi di spendere per almeno tre dei nove elementi di cui sopra, mentre coloro che non sono in grado di permettersi quattro o più elementi sono considerati in stato di grave deprivazione materiale.”
 
I dati mostrano che tra il 2010 e il 2011 la deprivazione materiale è aumentata, soprattutto nei paesi all’interno della zona euro (o che stavano cercando di entrare nella zona euro). Tra cui la Germania. Resta esclusa la Francia.
 
Allo stesso tempo, nella UE e in particolare all’interno della zona euro la disoccupazione è aumentata e gli investimenti sono calati, il che significa che il reddito e la produzione erano nettamente al di sotto della capacità potenziale. La povertà è davvero una scelta. Non una scelta individuale – ma una scelta della Troika.
 
Devo sottolineare questo punto: cari cantori dell’austerità, Irlanda e Lettonia hanno fatto particolarmente male, anche se confrontate con paesi molto simili come l’Estonia e la Lituania e anche con la Polonia, che in qualche modo è comparabile, e anche con (le scarsamente comparabili) Bulgaria e Romania. Quanto tempo ci vorrà prima che la Lettonia abbia il tasso di povertà più alto della UE? Non desta sorpresa il fatto che gli sviluppi siano stati molto migliori in Francia che in Germania, e in realtà la povertà in Francia è ormai inferiore a quella in Germania (anche se la differenza sta senza dubbio entro il margine di errore). Ci sono domande sul vero fine dell’austerità?

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