Economia
Povero Landini ora anche la Bce lo smentisce sul fiscal drag

C’è una vera e propria truffa ai danni dei lavoratori e dei pensionati”, denuncia il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, commentando ad Agorà su Rai3 le misure fiscali adottate dal Governo.
“Negli ultimi tre anni – spiega Landini – i lavoratori e i pensionati hanno pagato 25 miliardi di euro in più di tasse a causa del cosiddetto fiscal drag, cioè del drenaggio fiscale che scatta quando, aumentando i redditi lordi, non vengono rivalutati automaticamente detrazioni e scaglioni Irpef. In pratica, si entra in uno scaglione più alto e in tasca arriva meno, senza che nessuno lo dica apertamente”.
Il leader della Cgil sottolinea come “questo meccanismo abbia consentito allo Stato di incassare miliardi in più da chi paga già regolarmente le tasse. Un lavoratore con un reddito lordo di 30 o 31 mila euro ha versato oltre 2.000 euro di tasse aggiuntive, e ora il Governo prova a restituirgli appena 40 euro all’anno con la riduzione dell’Irpef. È inaccettabile”.
Si da il caso però che Landini evidentemente ha fatto i conti senza l’oste, dal momento che dopo l’ufficio di bilancio della Camera e l’Inps a smentirlo ora ci ha pensato anche la Bce. Tanto per capirci il fiscal drag sarebbe quel meccanismo che in presenza di inflazione e aliquote progressive fa aumentare il prelievo fiscale: quanto più è forte l’aumento dei prezzi e quanto più è progressivo il sistema fiscale, tanto più aumenta la quota di reddito che lo stato sottrae ai contribuenti.
Come spiegava correttamente Luciano Capone su Il Foglio, due giorni fa, dalla prima legge di Bilancio nel 2022, e soprattutto dal decreto Lavoro del Primo maggio 2023, il governo Meloni ha infatti redistribuito buona parte di questo extragettito a favore dei redditi medio-bassi. Circa 18 miliardi (sui 25 di fiscal drag) sono stati impiegati strutturalmente per fare una riforma fiscale (la decontribuzione di 6-7 punti, poi trasformata in un bonus più detrazione, oltre all’accorpamento di un’aliquota Irpef) che è andata a favore dei redditi inferiori a 35 mila euro annui. Questa riforma ha reso l’Irpef più progressiva e ne ha aumentato la capacità redistributiva.
La Bce, nel working paper dal titolo “Fiscal drag in theory and in practice: a European perspective”, che ha coinvolto pressoché tutte le banche centrali nazionali, ha fatto un’analisi comparata su come una ventina di paesi europei hanno affrontato il fenomeno tra il 2019 e il 2023: quanto è stato grande il fiscal drag, se e come è stato attenuato o restituito ai contribuenti.
Ebbene i risultati sono sorprendenti, almeno per chi crede ancora alla propaganda di Landini ne della Cgil, un sindacato ormai sempre piu isolato, che proprio per questo pensa piu a fare opposizione dura al governo che ad occuparsi dei problemi dei lavoratori.
Tutto infatti è precipitato nel periodo Covid, come fa osservare l’ooservatorio economico dell’universita del Sacro Cuore di Milano. “Dal picco raggiunto nel terzo trimestre del 2021 alla fine del 2022, la perdita di potere d’acquisto, infatti, è stata di quasi il 9 per cento. Successivamente si è avuta una ripresa graduale ma costante, che ha consentito di aumentare le retribuzioni del 5,4% (ultimo dato relativo al secondo trimestre del 2025)”. Estendendo poi il confronto al 2019 (secondo trimestre per evitare eventuali problemi dovuti alla stagionalità), la variazione rimane negativa, ma si riduce moltissimo: -1,7%. “Proseguendo a questo ritmo, pur molto lento, nel giro di uno o al massimo due anni, le retribuzioni tornano ai livelli pre-Covid.” dicono gli esperti dell’Osservatorio.
Ebbene, secondo lo studio della Bce, considerando sia gli interventi sull’Irpef sia la decontribuzione, il governo ha restituito più di quanto ha preso attraverso il fiscal drag beneficiando in particolar modo i lavoratori dipendenti. Mediamente, dice la Bce, il governo ha preso un euro di fiscal drag e ne ha restituiti 1,4.
Ma un altra sorpresa arriva dallo studio della Bce che dovrebbe far riflettere Landini e le opposizioni, come le misure del governo diventate strutturali di riduzione del cuneo fiscale, chi ci ha maggiormente guadagnato sono proprio i redditi medio bassi ( quelli che invece il Pd e Landini dicono essere maggiormente penalizzati) mentre a pagare di più sono quelli medio alti. Insomma secondo la Bce le misure del governo avrebbero reso il sistema fiscale piu progressivo, con buona pace dei tanti detrattori di sinistra.
Infine una pillola statistica che forse farà sobbalzare dalla sedia Elly Schlein, quale è il paese, secondo la Bce, dove maggiormente si è sentito il peso del fiscal drag? La Spagna di Pedro Sánchez e Yolanda Díaz (10,5 miliardi di drenaggio fiscale), proprio il governo che il campo largo e la Cgil celebrano come modello a favore dei lavoratori.









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