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Economia

Ponte Morandi, l’ombra dei 650 milioni pagati in più ai Benetton: una perizia scuote i governi Conte e Draghi.

A sette anni dal crollo del Ponte Morandi, una perizia della Procura di Roma rivela che l’acquisto delle quote di Autostrade da parte dello Stato potrebbe essere costato 650 milioni di troppo. Sotto esame le decisioni dei governi Conte e Draghi e il prezzo di 9 miliardi pagato alla famiglia Benetton.

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Nell’anniversario del crollo del Ponte Morandi qualcosa si sta muovendo a Roma. Come rivela il quotidiano “La Verità” una perizia in possesso della Procura di Roma suggerisce che i governi guidati da Giuseppe Conte e Mario Draghi avrebbero strapagato le quote di Autostrade (Aspi) alla famiglia Benetton. Si parla di un presunto sovrapprezzo di 650 milioni di euro rispetto al dovuto. Il costo totale per lo Stato per riacquistare le concessioni autostradali è stato di 9 miliardi di euro.

Questa vicenda si inserisce nel contesto della tragedia del Ponte Morandi, crollato il 14 agosto di sette anni fa. All’indomani del disastro, l’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva annunciato l’avvio della procedura per la revoca della concessione ad Autostrade. Nonostante questa promessa e la presenza di “estremi” per un recesso dello Stato per mancanza di fiducia nel concessionario, la situazione prese una piega diversa.

Invece di una revoca, sotto il governo di Mario Draghi, lo Stato ha riacquistato le concessioni a peso d’oro per la cifra complessiva di 9 miliardi di euro. Questa operazione è ora sotto esame, con la “super-consulenza” della Procura di Roma che solleva dubbi sulla correttezza dei bilanci di Autostrade utilizzati per determinare il prezzo di acquisto, indicando una possibile sovrastima del patrimonio di 650 milioni di euro. Questa inchiesta riguarda presunte irregolarità nella “pace” tra lo Stato e la famiglia Benetton.

Le fonti criticano Giuseppe Conte per la sua condotta in relazione a questa vicenda. Mentre sfruttava la commemorazione delle vittime del Ponte Morandi per farsi propaganda politica, Conte si è vantato di aver fatto “il massimo per le casse dello Stato” e ha elogiato il nuovo ponte San Giorgio. Però c’è ponte e ponte evidentemente, perché, mentre elogia quello di Genova, critica quello di Messina perché “toglie soldi a infrastrutture necessarie”, dove per necessarie si intende quelle che gli fanno comodo.

Il quotidiano “La Verità” evidenzia il paradosso delle dichiarazioni di Conte: pur avendo inizialmente promesso giustizia e la revoca delle concessioni, la gestione del dossier sotto il suo governo e quello successivo di Draghi ha portato a un esborso significativo da parte dello Stato. L’articolo suggerisce che Conte, “valente uomo di legge”, potrebbe raccontare ai PM “tutto quello che sa” riguardo a chi lo avrebbe “osteggiato” nella difesa dell’interesse pubblico. Chissà se mai lo farà…


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