Economia
Pomodori italiani rossi di rabbia: l’Unione Europea ci ha soffocato di norme e non ferma il dumping cinese
La UE mette in grave difficoltà i produttori italiani di pomodori e di passata, perché da un lato li soffoca di normative, dall’altro non li protegge dal dumping della pasta di pomodoro cinese dello Xinjiang. Le auto EV si tutelano, i pomodori no, anzi
Dopo le auto elettriche, sarà necessario mettere i dazi sulla pasta di pomodoro cinese, per evitare la concorenza sleale e il dumping? Secondo un’intervista all’imprenditore italiano Mutti, re delle passate, pare proprio di si.
Francesco Mutti, Amministratore Delegato dell’omonima azienda leader nella produzione di derivati del pomodoro, ha lanciato un appello all’Unione Europea affinché vengano adottate misure a tutela degli agricoltori italiani contro la concorrenza sleale del concentrato di pomodoro cinese proveniente dalla regione dello Xinjiang.
Mutti, alla guida dell’azienda familiare con 125 anni di storia e un fatturato di 665 milioni di euro nel 2023, sottolinea la necessità di un divieto o di dazi significativi sulle importazioni di concentrato cinese per salvaguardare la produzione nazionale. “Dovremmo bloccare l’importazione di concentrato di pomodoro dalla Cina o applicare una tassa del 60% su di esso, in modo che il suo costo non sia così distante da quello dei prodotti italiani”, ha dichiarato Mutti al Financial Times.
Il timore è che l’industria italiana del pomodoro, fiore all’occhiello del Made in Italy, venga soppiantata dal concentrato prodotto da imprese statali cinesi nello Xinjiang, regione al centro di gravi denunce di violazioni dei diritti umani contro la minoranza uigura, tra cui il lavoro forzato. Accuse che Pechino ha respinto.
Sottolineiamo due parole: “Statali”, quindi che sono sovvenzionate dallo stato cinese, mentre gli imprenditori come Mutti rischiano il fallimento. Una concorrenza molto scorretta e non equilibrata, che, tra l’altro, viene a mettere in difficoltà l’Emilia Romagna, regione fortemente colpita dagli ultimi eventi atmosferici.
Le normative europee soffocano l’agricoltura e l’industria della trasformazione
Mutti critica inoltre l’Unione Europea per aver imposto agli agricoltori italiani stringenti normative in materia di sostenibilità senza al contempo proteggerli dal “dumping ambientale” cinese. “Dobbiamo formare i nostri agricoltori a coltivare meglio, ma dobbiamo anche proteggerli dalla concorrenza sleale”, ha affermato Mutti, la cui azienda utilizza esclusivamente pomodori italiani. “Altrimenti, il risultato non sarà il miglioramento dell’ambiente, ma la delocalizzazione della produzione in paesi dove l’ambiente non è tutelato”.
L’allarme lanciato da Mutti evidenzia la delicata questione delle importazioni a basso costo in Italia, terzo produttore mondiale di pomodori dopo Stati Uniti e Cina. Il concentrato di pomodoro cinese, infatti, ha un prezzo dimezzLato rispetto a quello italiano.
La Coldiretti, la principale associazione degli agricoltori italiani, ha manifestato la propria indignazione la scorsa primavera organizzando una protesta nel porto di Salerno contro lo scarico di ingenti quantità di concentrato cinese. Il problema non è però solo legato alle importazioni in Italia, ma alla competizione fra i due prodotti in tutto ilmondo.
Luigi Pio Scordamaglio, responsabile degli affari internazionali della Coldiretti, ha ribadito l’insostenibilità della situazione: “La concorrenza oggi non è leale perché oltre il 90% dei pomodori cinesi è prodotto nello Xinjiang, dove il costo della manodopera è estremamente basso. Questo è inaccettabile sia dal punto di vista etico, sia in termini di concorrenza”.
Il dibattito sulla tutela del pomodoro italiano e sulla necessità di contrastare la concorrenza sleale del prodotto cinese si fa dunque sempre più acceso, con l’auspicio di un intervento deciso da parte delle istituzioni europee.
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