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PITTELLA RILANCIA IL FONDO DI REDENZIONE ERF!

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L’On.le Gianni Pittella oggi ha dichiarato a Strasburgo, nelle vesti di presidente del gruppo dei Socialisti e Democratici in occasione dell’audizione del primo ministro greco, Alexis Tsipras, che “si debba pensare ad una conferenza europea del debito che discuta del Fondo di redenzione (ERF) e delle mutualizzazione del debito”.

Il rilancio del Fondo di Redenzione da parte del rappresentate italiano a Bruxelles eletto nelle fila del Partito Democratico, avviene in un momento estremamente delicato per la stessa sopravvivenza della costruzione monetaria europea e che fino ad ora è stato rigettato proprio dai tedeschi che ne erano stati i primi ideatori.

Infatti il progetto iniziale di costituire un Fondo di Redenzione è proprio del Consiglio dei Saggi a disposizione del Governo tedesco, il quale ipotizzò già a fine 2011 la costituzione di un apposito fondo in cui far confluire le eccedenze dei rispettivi debiti pubblici dei paesi eurodotati superiori al rapporto del 60% sul PIL per una gestione comune e assistito da garanzie collaterali in assets patrimoniali, riserve auree e asservimento di fiscalità al fine di emettere eurobond a tassi di mercato inferiori. Il tutto con procedure automatiche per il rispetto delle diminuzioni di debito, pena la vendita coercitiva delle garanzie apportate.

Lo stesso estensore del progetto, il prof. Lars Feld, ha di recente ribadito proprio al sottoscritto, che attualmente non ci sono più le condizioni per una realizzazione di questo Fondo in quanto gli spread fra i vari paesi si sono stabilizzati su valori accettabili e che poi l’accordo stesso di governo siglato dalla Merkel con i suoi alleati nel dicembre del 2013, prevede esplicitamente il non ricorso a tale strumento.

Ciò nonostante non più tardi di due mesi fa, il gruppo europeo ALDE, ha ripresentato la proposta del Fondo di Redenzione e oggi lo stesso Pittella l’ha rilanciata come soluzione percorribile. Ma l’On.le Pittella è a conoscenza del fatto che un Fondo di Redenzione così concepito costringerebbe automaticamente alla conversione dei rispettivi debiti dalla giurisdizione nazionale a quella internazionale e pertanto rimborsabili unicamente in valuta euro anche nel caso di ritorno alle proprie valute e che il meccanismo prevede la vendita coercitiva dei beni posti a garanzia?

In poche parole il rappresentante italiano inviato dal Partito Democratico a Bruxelles di chi fa gli interessi? Dobbiamo ringraziare i tedeschi se fino ad ora non è stato approvato?

Perché non ha proposto invece la costituzione di un Fondo per la gestione dei debiti oltre la stessa soglia del 60% senza contestuale emissione di eurobond e richieste di garanzie collaterali in assets patrimoniali, ma con l’esclusiva garanzia della BCE, che ricordo essere, almeno a parole, la Banca Centrale Europea?

Piuttosto perché il governo italiano non ci fa conoscere la sua posizione ufficiale riguardo al Fondo di Redenzione visto che uno dei suoi rappresentanti più in vista in Europa, Gianni Pittella, proprio oggi ha rilanciato il progetto?

Antonio M. Rinaldi


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