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Pirati somali: il ritorno. Petroliera greca abbordata nell’Oceano Indiano

Allarme pirati: abbordata la petroliera Hellas Aphrodite a 550 miglia dalla Somalia. L’equipaggio è al sicuro, ma l’incidente conferma il ritorno della minaccia e fa temere un nuovo aumento dei costi assicurativi e dei noli marittimi.

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Sembrava un problema archiviato, relegato ai primi anni 2010 e risolto da costose missioni navali internazionali (come la nostra Atalanta) e dall’impiego massiccio di sicurezza privata. E invece, come un vecchio incubo, i pirati somali tornano a farsi vivi nell’Oceano Indiano.

Giovedì 6 novembre 2025, la petroliera Hellas Aphrodite è stata abbordata da sospetti pirati mentre si trovava a ben 550 miglia nautiche al largo delle coste somale. Un dettaglio, quest’ultimo, che segnala una capacità operativa tutt’altro che banale.

La dinamica dell’attacco

L’agenzia britannica UKMTO (United Kingdom Maritime Trade Operations) ha confermato l’incidente. Il comandante della nave ha riferito di essere stato avvicinato da un barchino (il classico skiff) che ha aperto il fuoco con armi leggere e, cosa più preoccupante, con RPG (lanciarazzi). A seguito dell’attacco, personale non autorizzato è riuscito a salire a bordo.

La compagnia armatrice, la greca Latsco Marine Management Inc, ha confermato “l’incidente di sicurezza”, fornendo dettagli cruciali sull’operazione:

  • Nave: Hellas Aphrodite, una product tanker (cisterna per prodotti raffinati) da 49.992 tonnellate di stazza lorda, costruita nel 2016 e battente bandiera maltese.
  • Carico: Benzina.
  • Rotta: In transito da Sikka, India, verso Durban, Sudafrica.
  • Equipaggio: Fortunatamente, tutti i 24 membri dell’equipaggio sono al sicuro e la compagnia è in contatto con loro, coordinandosi con le autorità competenti.

A bordo era presente una pattuglia di sicurezza di una compagnia privata che è intervenuta nell’emergenza.

Un ritorno annunciato?

Questo episodio non è un fulmine a ciel sereno. Da mesi, le agenzie di sicurezza marittima lanciano allarmi. Proprio questa settimana, la società di risk management Ambrey aveva avvertito che “è altamente probabile che un Gruppo d’Azione Pirata Somalo (PAG) sia attualmente in mare”, operando a oltre 300 miglia dalla costa.

L’allarme di Ambrey seguiva altri segnali preoccupanti:

  1. Un recente scambio a fuoco tra un PAG e un team di sicurezza armata privata (PAST) a bordo di un’altra petroliera.
  2. Un tentativo di approccio (probabilmente sventato da colpi d’avvertimento) verso un peschereccio d’altura (seiner) delle Seychelles.

Il profilo degli obiettivi e le capacità dimostrate, secondo Ambrey, “corrispondono a quelli noti dei pirati somali”.

La Hellas Aphrodite , la nave assaltata

L’analisi: costi e scenari

Il ritorno della pirateria somala, dopo anni di relativa calma, pone un problema economico e strategico enorme. Per anni, il modello basato su una combinazione di pattugliamento navale internazionale (guidato dall’UE e dalla NATO) e la difesa “privata” (i contractor armati a bordo, i PAST) aveva funzionato, abbattendo i costi assicurativi che erano schizzati alle stelle.

Oggi, con gran parte delle flotte militari occidentali concentrate (comprensibilmente) nel Mar Rosso per gestire la minaccia Houthi, si è creato un vuoto di potere nell’Oceano Indiano. Un vuoto che i pirati, evidentemente mai del tutto sconfitti ma solo “dormienti”, sono pronti a riempire.

Per gli armatori e, di riflesso, per il commercio globale (cioè per noi), si apre uno scenario pessimo: i costi dei noli, già sotto stress per la crisi del Mar Rosso che costringe a circumnavigare l’Africa, rischiano un ulteriore rincaro. Assicurare una nave che transita in quelle acque tornerà ad essere costosissimo, e la sicurezza armata a bordo un costo fisso ineludibile. Il commercio marittimo si trova ora stretto fra due fuochi: gli Houthi a nord-ovest e i pirati a est.

Domande e risposte

L’equipaggio della Hellas Aphrodite è in pericolo? No. La compagnia armatrice, Latsco Marine Management, ha confermato che tutti i 24 membri dell’equipaggio sono al sicuro (“safe and accounted for”). Nelle moderne navi cisterna, l’equipaggio è addestrato in caso di abbordaggio a ritirarsi nella “cittadella”, un’area blindata e sicura dotata di comunicazioni indipendenti, da cui attendere i soccorsi.

Perché i pirati somali stanno tornando proprio ora? È probabile che i gruppi di pirati stiano sfruttando un vuoto di sicurezza. La maggior parte delle forze navali internazionali (UE, USA) che prima pattugliavano l’Oceano Indiano sono ora concentrate nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden per contrastare gli attacchi Houthi. Questa ridotta presenza militare più a sud offre ai pirati una “finestra di opportunità” che non vedevano da quasi un decennio.

Che impatto avrà questo attacco sul costo delle merci? Un impatto diretto e negativo. Il ritorno della pirateria in un’area cruciale per le rotte tra Asia, Africa ed Europa (soprattutto per chi già evita Suez) fa aumentare due costi: i premi assicurativi contro la pirateria (che erano crollati) e il costo per imbarcare team di sicurezza armata (PAST). Entrambi i costi vengono inevitabilmente scaricati dagli armatori sul costo del nolo (il trasporto), e di conseguenza sul prezzo finale delle merci trasportate, inclusa la benzina che questa nave stava trasportando.

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