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PIR. PIANI INDIVIDUALI DI RISPARMIO. COSA SONO ? POSSONO ESSERE UTILI ?

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Annunciati a più riprese da praticamente tutti i governi succedutisi negli ultimi anni per poi regolarmente finire nel dimenticatoio, i Piani Individuali di Risparmio (PIR), introdotti nell’ultima legge di Stabilità, sono diventati realtà con il nuovo anno, ma sono stati malamente spiegati.

 

Cosa sono i PIR 
Le caratteristiche fiscali di questo prodotto, che prevede la detassazione delle plusvalenze nel caso  si mantenga l’investimento per più di 5 anni, in similitudine a quanto avviene per gli immobili prima casa. In tanti si domandano se i PIR possano rappresentare la scelta giusta per i propri investimenti a medio-lungo termine.
 
Quali caratteristiche hanno i PIR

L’obiettivo del legislatore era di dirigere una parte del risparmio interno verso il finanziamento delle piccole/medie aziende nazionali, nel momento in cui il sistema bancario appare molto latitante in materia a causa della sua crisi interna. Si tratta di contenitori che possono prendere diversa forma (Fondi , Conto titoli, gestioni patrimoniali) e contenere varietà di prodotti finanziari (azioni obbligazioni Etf, depositi etc), purchè presentino alcune caratteristiche ad hoc:

  • 70% dell’investimento in aziende con sede in Italia o nello spazio economico europeo con stabile organizzazione in Italia
  • il 30% (per cui il 21% del totale) di questa quota in titoli o strumenti di aziende NON quotate al MIB.
  • non oltre il 10% in titoli del singolo emittente , compresi gli strumenti di liquidità
  • quindi gli strumenti liquidi non potranno superare il 30% de totale,
  • limite minimo di investimento 500 euro, soglia massima 30 mila euro.
  • I PIR detenuti per oltre 5 anni e quelli in cui si prosegue oltre l’investimento saranno esenti da imposte sui redditi, a imposte sul capital gain e da imposte di successione.

Naturalmente ci sono ricadute negative:

  • scarsa diversificazione internazionale, quindi maggiori rischi;
  • scarsità attuale di strumenti finanziari adeguati da parte delle piccole aziende italiane;
  • da consigliarsi solo con profili temporali prolungati;
  • scarsa flessibilità
  • necessitano di una gestione altamente professionale, essendo basate su, praticamente, solo azioni ed obbligazioni;
  • essendo derivanti spesso da piccole società , c’è una necessità di trasparenza informativa elevata ed attiva da parte dell’investitore o del gestore. Insomma il gestore deve girare controllare.
  • per ora non ci sono molte informazioni circa la struttura dei costi per ora. Insomma non si sa quanto costi , in commissioni, lo strumento

Insomma, uno strumento interessante, ma da analizzare con cura. Adatto ad alcuni, ma non per tutti. Torneremo sul tema appena avremo dei riscontri statistici validi.

Grazie mille !

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