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Analisi e studi

Pillole di economia

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Alcune brevi informazioni e riflessioni sull’andamento dell’economia nostrana e mondiale degli ultimi giorni.

  • Germania. Secondo una fonte governativa si appresta a ridurre la propria stima stima ufficiale sulle crescita del 2019, passando dallo 0,8% allo 0,5%. L’industria tedesca ha registrato un crollo degli ordini del 4,2% a febbraio, registrando il ribasso più forte da due anni. Su base annuale è stata riportata una flessione dell’8,4%, la più pesante da dieci anni. Secondo il ministero dell’economia tedesco l’attività manifatturiera continuerà a mostrarsi debole nei prossimi dieci mesi, in particolare per la scarsa domanda estera.
  • Italia. Come riporta l’agenzia Bloomberg, l’Italia ha offerto il maggior contributo alla crescita della produzione industriale dell’Eurozona dall’inizio del 2019, in testa nella classifica, con la Germania ultima. Questo effetto trainante dell’Italia è stato rinominato “Euro’s Tiramisu“.
  • Zona Euro. Secondo l’Eurostat la produzione industriale è diminuita dello 0,2% a febbraio e dello 0,3% su base annua. Gli economisti stanno tagliando le previsioni su crescita e inflazione per la zona euro e annunciano la possibilità di ulteriori tagli, come emerge da un’indagine trimestrale della BCE.
  • FMI. Secondo le dichiarazioni del dg Christine Lagarde la crescita globale ha perso la sua spinta e l’economia è incerta dopo due anni di crescita costante, l’outlook risulta “precario” al commercio, alla Brexit e agli shock sui mercati finanziari.
  • Cina. L’export a marzo riporta una crescita del 14,2% sull’anno, oltre le attese, mentre l’import registra un calo del 7,6%, al di sotto delle aspettative.

I dati parlano da sé, non c’è bisogno di aggiungere molti commenti. Ci limitiamo solo a sottolineare come sia infondata la mitologia della locomotiva tedesca e della zavorra italiana. Valutare solo l’entità del debito pubblico è fuorviante per comprendere lo stato di salute dell’economia di un Paese.

I dati sulla bilancia commerciale di Pechino devono farci riflettere: per il resto del mondo equivalgono a più merci cinesi e meno export. Il modello neomercantilista non è imitabile e non porta allo sviluppo, ma solo al ribasso dei prezzi e dei salari. La Germania ne sta pagando le conseguenze. I dati del FMI sulla scarsa crescita mondiale confermano che occorre rivedere il modello di sviluppo economico globale.

 

Ilaria Bifarini

(Dati: Reuters)


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