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Pfizer chiede l’autorizzazione per la terza dose contro Delta. Verso l’emergenza permanente?

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Pfizer e il suo partner BioNTech hanno annunciato giovedì sera che chiederanno l’autorizzazione alla FDA per una terza dose di “richiamo” dei loro vaccini COVID che dovrebbe offrire una maggiore protezione contro la variante Delta (nonostante il fatto che sia Pfizer che il suo rivale Moderna abbiano ripetutamente insistito sul fatto che i suoi vaccini sono ancora efficaci contro tutte le varianti conosciute, inclusa la Delta), riporta The Hill.

In una dichiarazione, la società ha fatto riferimento ai dati provenienti da Israele, dove gli scienziati del governo hanno stimato che la reale efficacia del vaccino contro Delta è intorno al 64%, lasciando i pazienti particolarmente vulnerabili a rischio di malattie gravi e morte. La dose di richiamo dovrebbe idealmente essere somministrata entro 6-12 mesi dalla vaccinazione.

“Sulla base della totalità dei dati che hanno fino ad oggi, Pfizer e BioNTech ritengono che una terza dose possa essere utile entro 6-12 mesi dopo la seconda dose per mantenere i più alti livelli di protezione”, hanno affermato le società.

La società ha affermato che sta pianificando di avviare studi clinici per un vaccino riformulato modificato per colpire specificamente la variante Delta. Tuttavia, l’azienda ora ritiene che una dose di richiamo potrebbe essere una strategia più efficace. La notizia è sorprendente, considerando che la FDA non ha ancora approvato la prima generazione di vaccini, accettti solo per l’uso emergenziale  e sul quale non sono ancora stati completati tutti gli studi sugli effetti collaterali. Qui Pfizer invece sembra voler introdurre un “Regime emergenziale permanente” per i vaccini, da utilizzarsi  contro varie varianti senza mai avere delle effettive valutazioni cliniche. Dopo Delta ci sono Lambda, Gamma, ed Ypsilon, già esistenti. Che facciamo, cancelliamo tutta la normativa ed andiamo avanti a tentativi? 

Alla fine, il CDC e la FDA decideranno se raccomandare una terza dose, ma finosra sono sembrate più interessate nella tutela degli interessi delle società farmaceutiche che nll’aspetto scientifico


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