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Pfizer: anche l’immunità naturale dovrebbe essere parte delle strategie contro il Covid-19

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Anche se sembra strano Pfizer consiglia di considerare la malattia, il covid, come possibile strumento per raggiungere l’immunità.

L’ex commissario della Food and Drug Administration Scott Gottlieb, da giugno membro del consiglio di amministrazione di Pfizer, ha osservato che “l’immunità naturale” ottenuta da una precedente infezione da COVID-19 deve essere inclusa nelle discussioni su politiche ed obblighi vaccinali.

“L’insieme  delle prove dimostra che l’immunità naturale conferisce una protezione duratura”, ha detto Gottlieb durante un’intervista televisiva di lunedì mattina, riferendosi a un nuovo studio israeliano prestampato che ha scoperto che la precedente infezione da COVID-19 conferisce una protezione molto maggiore contro il virus rispetto a qualsiasi vaccino. .

“È giusto includerlo”, ha detto.

Sebbene Gottlieb abbia poi precisato  che “sarebbe cauto” nel concludere che l’immunità naturale fornisca una migliore protezione contro la trasmissione del virus, i funzionari “dovrebbero iniziare ad assimilarlo nelle nostre discussioni politiche”.

“L’infezione naturale conferisce un’immunità robusta e duratura”, ha detto, citando lo studio israeliano e altri concludendo che però , se l’immunità naturale o i vaccini sono migliori l’uno dell’altro “non è una discussione così importante” quando si tratta di politiche sanitarie.

La scorsa settimana, i ricercatori della Maccabi Healthcare e dell’Università di Tel Aviv hanno affermato che le persone che si sono riprese dal COVID-19 avevano una protezione superiore contro la variante Delta del virus rispetto a quelle che hanno ricevuto il vaccino Pfizer mRNA, il vaccino più comunemente usato. in Israele.

“Questa analisi ha dimostrato che l’immunità naturale offre una protezione più duratura e più forte contro l’infezione, la malattia sintomatica e il ricovero in ospedale a causa della variante Delta”, ha concluso lo studio, osservando che i risultati provengono dal “più grande studio d’osservazione al mondo reale”. Lo studio, in attesa di peer review definitva, è stato effettuato fra il 1 giugno e il 14 luglio.

Quando i ricercatori hanno confrontato i casi di infezione precedente verificatisi tra marzo 2020 e febbraio 2021 con le vaccinazioni tra gennaio e febbraio 2021, hanno scoperto che la coorte vaccinata aveva 5,96 volte più probabilità di contrarre la variante Delta e 7,13 volte più rischio di malattia sintomatica rispetto a quelli precedentemente infettati.

Se l’indicazione di Gottlieb fosse seguita si introdurrebbe un secondo, non secondario problema: ammesso di voler considerare fra gli strumenti l’immunizzazione naturale, come sarebbe possibile accentuarla riducendo al minimo i rischi? Agli esperti l’ardua risposta.

 


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