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Petrolio: la Cina lascia comprare sottobanco il petrolio russo, ma le grane vengono dal Kazakistan

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Non è solo l’India a lasciarsi  tentare dalle lusinghe del petrolio russo a prezzi scontati, e a comprarlo. Anche la Cina sta facendo lo stesso, ma in modo più occulto e senza esporsi direttamente. Iniziamo col dire che il petrolio russo “Ural” viene venduto con uno sconto di oltre 20 dollari al barile rispetto all’equivalente Brent di comparazione.

L’india lo compra in modo ufficiale, anzi sta predisponendo uno strumento di pagamento ad hoc Rublo-Rupia. Al contrario le raffinerie pubbliche cinsi comprano un po’ tutto quello che  è su petroliera e che è a buon prezzo, ma lo fanno assolutamente sotto traccia, carico per carico, senza sollevare nessun attenzione. Ovviamente, data comunque la capacità limitata degli impianti, qualcuno lo noterà, prima o poi: i fornitori tradizionali delle raffinerie cinesi, che si troveranno con meno petrolio da vendere.

Non che ci sia un problema nel collocarlo, anche per un evento che ha colpito il principale sbocco commerciale del petrolio del Kazakistan: il terminal sul Mar Nero dell’oleodotto gestito da CPC, in consorzio russo/kazako che gestisce il trasporto del petrolio dal paese centrasiatico al Mar Nero, è stato pesantemente danneggiato e sarà quindi non utilizzabile per circa un mese e mezzo. quindi se ne va, scompare, più o meno 1% della produzione di petrolio mondiale che non c’è da un giorno all’altro. Questo per capire il livello di fragilità delle forniture mondiali di petrolio. Per fortuna la Cina, con il Covid e i Lockdown, sta contenendo la sua domanda interna, altrimenti sarebbe un bel , grande , problema.

 

 

 

 


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