Cina
Petrolio iraniano: il paradosso delle sanzioni USA che regala uno sconto alla Cina
Petrolio a Sconto per la Cina: Come le Sanzioni USA Aiutano Pechino a Fare il Pieno a Prezzi Record
Lo sconto sul greggio iraniano venduto in Cina è salito a oltre 6 dollari al barile rispetto al Brent, poiché le scorte nei principali centri di importazione delle raffinerie indipendenti hanno raggiunto livelli record, secondo quanto riferito martedì da fonti commerciali a Reuters. In questo modo l’Iran cerca comunque di assicurarsi risorse e forniture da una grande potenzia industriale, cedendo il proprio petrolio altrimenti sanzionato.
Lo sconto sul greggio iraniano per le consegne di ottobre è aumentato a oltre 6 dollari al barile rispetto al prezzo ICE Brent, in crescita rispetto ai 5 dollari al barile di inizio settembre e ai 3 dollari al barile di marzo. Questo significa che, ad oggi, quota poco sopra i 60 Usd per la Cina.
Lo sconto si è ampliato anche se le nuove sanzioni statunitensi hanno ostacolato le importazioni in alcuni dei principali hub di importazione di petrolio nella provincia di Shandong, sede delle raffinerie indipendenti cinesi che hanno fatto affidamento sulle forniture di greggio iraniano a basso costo.
Finora quest’anno, gli Stati Uniti hanno sanzionato diversi terminal di importazione di petrolio in Cina per aver ricevuto carichi di petrolio iraniano, mentre il Dipartimento di Stato espande le sanzioni contro le entità coinvolte nel commercio con l’Iran. Gli Stati Uniti stanno prendendo di mira con le sanzioni i terminal petroliferi cinesi e diverse raffinerie indipendenti, le cosiddette “teapots”, che da allora hanno faticato a procurarsi il petrolio iraniano a basso costo.
Secondo i dati di monitoraggio delle navi citati da Reuters, le sanzioni hanno ridotto le spedizioni verso i porti sanzionati nelle ultime settimane.
Tuttavia, le quote di importazione governative insufficienti per le raffinerie indipendenti e gli elevati livelli delle scorte nei centri di importazione stanno aumentando gli sconti sul greggio iraniano.
Intanto però due elementi si evidenziano dalla posizione cinase :
- Scorte da Record: I magazzini commerciali di greggio nello Shandong sono letteralmente stracolmi. Secondo i dati di Vortexa Analytics, a fine agosto le scorte hanno raggiunto il livello record di 293 milioni di barili, circa 20 milioni in più rispetto a inizio luglio. Con i serbatoi pieni, la domanda immediata cala e il potere contrattuale passa interamente nelle mani dei compratori cinesi.
- Quote di Importazione Limitate: Le raffinerie indipendenti, principali clienti del greggio iraniano a basso costo, operano con quote di importazione governative che, a quanto pare, sono insufficienti a coprire tutto il petrolio a sconto disponibile. Questo crea un ulteriore collo di bottiglia che spinge al ribasso i prezzi offerti a Teheran.
La Cina continua ad accumulare scorte di greggio ad un ritmo di circa 1 milione di barili al giorno (bpd) negli ultimi mesi e potrebbe continuare a stoccare greggio per tutto il 2026 se i prezzi del petrolio si mantenessero ai livelli attuali o inferiori, secondo le stime degli analisti basate sui dati cinesi relativi alle importazioni di petrolio, alla raffinazione e alla produzione interna.
1) Qual è il tema centrale della notizia e perché è rilevante?
Il tema centrale è il crescente sconto a cui l’Iran è costretto a vendere il proprio petrolio alla Cina a causa delle sanzioni statunitensi e delle condizioni del mercato cinese. La notizia è rilevante perché svela un paradosso geopolitico: le misure punitive di Washington, pensate per isolare economicamente l’Iran, stanno indirettamente avvantaggiando la Cina. Pechino riesce infatti ad accumulare riserve energetiche strategiche a costi molto bassi, rafforzando la propria economia e la propria sicurezza a scapito sia dell’Iran, che vede erodere i propri ricavi, sia dell’efficacia stessa della politica estera americana.
2) Qual è l’importanza strategica per la Cina di acquistare petrolio iraniano a forte sconto?
L’importanza per la Cina è triplice. In primo luogo, garantisce la sicurezza energetica: accumulare enormi scorte a basso costo mette il Paese al riparo da future crisi di approvvigionamento o da improvvisi aumenti dei prezzi sul mercato globale. In secondo luogo, offre un vantaggio economico diretto: energia a minor costo si traduce in minori costi di produzione per l’industria manifatturiera, sostenendo la competitività e calmierando l’inflazione interna. Infine, rappresenta una mossa di realpolitik: Pechino consolida i suoi legami con un partner strategico come l’Iran e dimostra di poter aggirare l’architettura sanzionatoria americana, affermando la propria influenza globale.
3) Che impatto ha questa situazione sull’efficacia delle sanzioni internazionali promosse dagli Stati Uniti?
Questa situazione ne dimostra i limiti e gli effetti collaterali indesiderati. Se da un lato le sanzioni danneggiano gravemente le finanze iraniane, costringendo il paese a svendere il proprio greggio, dall’altro non riescono a bloccarne completamente le esportazioni. Il petrolio trova comunque una via d’uscita verso un acquirente strategico. L’impatto più evidente è che la pressione economica su Teheran si traduce in un vantaggio competitivo per Pechino, un rivale sistemico degli Stati Uniti. In pratica, la politica sanzionatoria finisce per sovvenzionare indirettamente l’economia del principale concorrente globale di Washington.
You must be logged in to post a comment Login