EconomiaEnergia
Petrolio in rialzo: le tensioni geopolitiche oscurano l’eccesso di offerta. Trump “minaccia” col B-2, Putin rivede i negoziati
Petrolio, scatta il rialzo geopolitico: Trump minaccia l’Iran (“Non fatemi usare i B-2”) e Putin gela i negoziati di pace.

I mercati sono stati in territorio positivo questo martedì, recuperando il calo registrato durante la sessione asiatica. In un contesto di scambi sottili, tipici del periodo semi-festivo, i fondamentali di domanda e offerta passano momentaneamente in secondo piano. A guidare i listini, infatti, è il ritorno prepotente del “premio per il rischio” geopolitico, alimentato dalle tensioni simultanee che coinvolgono Russia, Iran e Stati Uniti.
Le preoccupazioni per un eccesso di offerta globale sono state accantonate, almeno per oggi, di fronte alla retorica sempre più accesa delle ultime 24 ore. La politica ha avuto la meglio sul mercato.
I numeri del rimbalzo
Entrambi i principali benchmark petroliferi hanno registrato un incremento, sostenuti dai timori che l’instabilità politica possa intaccare le catene di approvvigionamento.
| Benchmark | Variazione | Prezzo ($/barile) |
| WTI Crude | +0.4% | circa $58.00 |
| Brent Crude | +0.4% | circa $62.00 |
Ecco il grafico del WTI da Tradingeconomics
Il “Fattore Trump”: Venezuela e l’avvertimento all’Iran
A riaccendere la miccia sui mercati sono state principalmente le dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. A margine di un incontro in Florida con il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, l’inquilino della Casa Bianca ha utilizzato toni che non lasciano spazio a molte interpretazioni, mescolando azione militare e una certa ironia pragmatica sui costi.
Trump ha confermato un’operazione in Venezuela, dichiarando che gli USA hanno colpito un molo utilizzato presumibilmente per il narcotraffico: “Caricano le barche di droga, quindi abbiamo colpito tutte le barche e ora abbiamo colpito l’area… E quella non c’è più”.
Ma è sul fronte mediorientale che l’attenzione dei trader si è focalizzata. Trump ha suggerito la possibilità di nuovi raid contro l’Iran qualora Teheran dovesse riprendere il programma nucleare. Con il suo stile inconfondibile, il Presidente ha fatto riferimento ai raid del giugno 2025:
“So che stanno costruendo armi e altro, e se lo stanno facendo, non stanno usando i siti che abbiamo obliterato, ma forse siti diversi. Sappiamo esattamente dove stanno andando e cosa stanno facendo, e spero non lo facciano perché non vogliamo sprecare carburante per un B-2. È un viaggio di 37 ore andata e ritorno. Non voglio sprecare molto carburante.”
Una dichiarazione che, pur nella sua crudezza tecnica, serve a mantenere alta la pressione psicologica senza necessariamente impegnare truppe sul terreno.
Mosca alza la voce: a rischio i colloqui di pace
Mentre Washington guarda a Teheran e Caracas, a Mosca la situazione si fa tesa. I prezzi del greggio hanno trovato supporto nelle notizie secondo cui Vladimir Putin avrebbe comunicato a Trump l’intenzione di rivedere la posizione della Russia nei colloqui di pace mediati dagli USA per l’Ucraina.
La causa scatenante sarebbe un presunto attacco di droni ucraini contro una delle residenze del presidente russo. Il Cremlino, pur confermando che il dialogo con gli Stati Uniti proseguirà, ha fatto sapere tramite l’assistente presidenziale Yury Ushakov che l’attacco “non rimarrà senza risposta”.
In un gioco di equilibri complesso, la Russia ha anche esortato alla moderazione riguardo alle tensioni USA-Iran, temendo forse che un’escalation su più fronti possa destabilizzare ulteriormente lo scacchiere energetico globale da cui la sua economia dipende.
In sintesi, il mercato petrolifero si trova stretto tra dati macroeconomici che suggerirebbero cautela (oversupply) e una geopolitica che urla “compra”, in attesa di capire se le minacce di “sprecare carburante” dei bombardieri rimarranno solo tali.
Domande e risposte
Perché il prezzo del petrolio sta salendo nonostante l’eccesso di offerta?
Il rialzo è guidato dal cosiddetto “premio per il rischio geopolitico”. Nonostante ci sia molto petrolio sul mercato, che tecnicamente dovrebbe far scendere i prezzi, gli investitori temono che le nuove tensioni internazionali (tra USA, Iran e Russia) possano improvvisamente bloccare la produzione o il trasporto del greggio. In situazioni di incertezza politica e militare, i mercati tendono a comprare per proteggersi, ignorando temporaneamente i fondamentali economici di domanda e offerta.
Cosa ha dichiarato Trump riguardo all’Iran e al Venezuela?
Trump ha adottato una linea molto dura. Sul Venezuela, ha confermato un attacco militare contro infrastrutture portuali legate al narcotraffico. Sull’Iran, ha minacciato nuovi bombardamenti se Teheran dovesse riattivare il programma nucleare. Ha usato un tono ironico ma minaccioso, affermando di non voler “sprecare carburante” per i bombardieri B-2 (riferendosi ai raid del giugno 2025), implicando che gli USA conoscono perfettamente i nuovi siti iraniani e sono pronti a colpirli nuovamente se necessario.
Qual è la posizione della Russia in questo scenario?
La Russia si trova in una posizione duplice. Da un lato, minaccia di rivedere la sua partecipazione ai colloqui di pace con l’Ucraina (mediati dagli USA) a seguito di un presunto attacco di droni contro una residenza di Putin, promettendo che l’atto non resterà impunito. Dall’altro, Mosca cerca di apparire come una forza stabilizzatrice in Medio Oriente, esortando alla moderazione nelle tensioni tra Washington e Teheran, probabilmente per evitare un caos generalizzato che potrebbe danneggiare i suoi interessi strategici.








You must be logged in to post a comment Login