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“Perdonate loro – Non sanno quello che fanno” di Martin Rothweiler

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Proponiamo con piacere una riflessione di Martin Rothweiler, esponente di Alternative für Deutschland AfD e candidato alle prossime elezioni politiche tedesche.

L’anniversario della “liberazione d’Italia” è senza dubbio una data incisiva e importante per la Storia dei nostri paesi. Le terribili violenze accadute durante quegli anni devono rimanere nella nostra memoria e dei nostri figli e non si dovranno ripetere mai più.

Ma la guerra e le violenze vanno comprese come sintomi di malattie collettive più profonde, come la malinformazione, l’eufemismo diffuso, l’ignoranza e soprattutto il falso ideologico.

La mia generazione di tedeschi non deve più giustificarsi o scusarsi per i danni causati dagli ignoranti di tre generazioni fa. Un capitolo nero, ormai chiuso, che non ha bisogno di rancore o di revisionismo, né di sinistra né di destra. Ma la mia generazione sì che dovrà rispondere per la propria miopia e per l’ignoranza in materia economica e la strategia politica odierna.

Anche se, pian piano, il narrativo della “locomotiva“ sta crollando pure in terra germanica, l’80 % della popolazione tedesca non vuole realmente capire quello che sta succedendo in tutta Europa, pur essendo impoverito notevolmente anche il ceto medio tedesco grazie alle politiche merkeliane. “Perdonate loro – non sanno quello che fanno!”

“Liberazione dell’Italia”?

Da molti anni osservo, non privo di stupore, che la maggior parte del popolo italiano, un popolo sottomesso al vincolo esterno (ce lo chiede Europa), sottomesso a un’ideologia della globalizzazione (fuori c’è la Cina) e una teologia mercantilistica (fuori c’è la Merkel), e vincolata a una moneta che strutturalmente non è “sua”, celebra la moneta unica, lavorando un giorno di meno, “guadagnando come se lavorasse un giorno di più” (Prodi, per intenderci).

Un popolo deprivato dalle sue fondamenta economiche cade nella trappola già discusa negli anni 40 dai nazisti come Hermann Göring e Walther Funk con l’ipotetica “moneta unica” e nello stesso tempo festeggia la cosiddetta “liberazione dai nazisti”? Il destino a volte fa proprio dei brutti scherzi con noi.

La guerra moderna non si esegue più sporcandosi le mani proprie con il sangue dell’ avversario, salvo alcune eccezioni. La guerra moderna da decenni si esercita con operazioni di retroscena, non si mandano più dei soldati, ma “supporti logistici” e forze “educative” che insegnano alle marionette di turno come imporre la morale superiore.

Oggi non si parla più di “Blitzkrieg”, ma si esporta “democrazia”, si esporta “il mercato libero”, “virtuosità” e “la moneta unica”. Ammazzare un avversario con un fucile, una granata oppure un drone è disumano e imperdonabile. Ma lasciarlo morire lentamente imponendo ideologie di austerità e di fame è altrettanto fatale e da considerare un crimine contro l’umanità. Il punto che dovrebbe far riflettere il popolo italiano è che alla prepotenza militare ci si sottomette per debolezza bellica, ma alla prepotenza ideologica ci si sottomette per mancata autostima, per mancato intelletto, per mancata coscienza, oppure per pigrizia mentale. Infatti la questione dell’Euro sembra essere più un nodo gordiano a livello psicologico che a livello scientifico economico.

Non so cosa sia più tragica: che le marionette della politica tedesca stiano portando a termine il sogno del grande regno euro-germanico sotto un’apparente egemonia “tedesca” (secondo me solo l’utile idiota di turno di sogni altrui), oppure che gli italiani si stiano ancora una volta sottomettendo a ideologie devastanti senza porre resistenza. E’ comunque paradossale che 72 anni dopo il famoso grido di Pertini: “Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire”, oggi una grande parte della classe politica italiana abbia deciso di far perire gli italiani, invece di far arrendere la Germania (vedi G.Letta: Morire per Maastricht).

Spero che il 25 aprile non serva esclusivamente come data per piangere sul sangue del passato buio ormai lontano, ma che sia anche una data utile per riscoprire il vero valore della libertà, della sovranità e dell’autodeterminazione nella vita economica degli Italiani. Che sia anche un momento di riflessione per liberarsi pacificamente, ma con fermezza, dalle violenze economiche e ideologiche. Un giorno per decidere, se arrendersi o farsi valere. Senza sangue, ma con moneta propria. Così magari un giorno diventerà nuovamente il “Giorno della liberazione d’Italia”.

Martin Rothweiler


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