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PERCHÉ NON C’INTENDIAMO CON GLI ISLAMICI

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L’orizzonte di ogni essere vivente è costituito dalla sua personale esperienza. I pesci abissali non possono che immaginare un mondo liquido, i leoni credono che l’unico cibo sia la carne e gli esseri umani interpretano tutto in chiave umana: dal momento che, a causa della loro superiore intelligenza, sono in grado di concepire i concetti di scopo, di prima, di dopo, di bene, di male, attribuiscono queste categorie all’intera realtà. Lo gnu, mentre sfugge alla leonessa, non le chiede perché l’insegua e voglia ucciderlo. Se invece un uomo si sente maltrattato da un altro uomo, gliene chiede conto. E a forza di concepire ogni attività come tendente ad uno scopo, vorrebbe sapere perché piova o perché non piova, perché ci sia una pestilenza o perché il raccolto un anno sia buono e un anno cattivo. E dal momento che la realtà è troppo complessa per le sue capacità, di tutto dà a sé stesso un’interpretazione antropomorfica e immaginaria.

Per i più primitivi, la spiegazione è pluralistica ma intellettualmente sterile. L’animismo, prestando una personalità vagamente divina ad ogni fenomeno, tralascia di chiedersi il “perché” del tutto. Viceversa i popoli tendenti alla riflessione logica sono in generale arrivati ad unificare il mondo delle divinità, organizzandolo in modo piramidale – ci sono molti dei ma uno di loro è il più importante e domina tutti gli altri (Giove) – oppure, più radicalmente, affermando che c’è un solo Dio (ebraismo, islamismo). Questo Dio unico – forma metafisica e onnipotente di un’individualità umana, come ha mostrato Feuerbach – ha creato il mondo e poi l’amministra con paterno interesse, premiando i buoni e punendo i cattivi. Anche se è incapace di contrastare tutto il male, tanto che, per molte religioni, accanto al più forte dio buono v’è un meno forte ma ineliminabile dio cattivo. Noi stessi abbiamo Satana.

Questa  spiegazione, essendo perfettamente in linea con la nostra mentalità, ci soddisfa pienamente. Purtroppo però l’interpretazione teologica del mondo non soltanto non ci aiuta a meglio orientarci in esso ma costituisce un ostacolo per la sua effettiva conoscenza. Se si reputa che la peste sia stata inviata o almeno permessa da Dio – visto che nulla può sfuggire alla sua volontà – l’unica difesa è la preghiera e l’espiazione. Se invece si reputa che essa sia il risultato di cause fisiche e biologiche, è con  rimedi fisici e biologici che può essere contrastata. E di fatto si è visto che finché si prega non si guarisce, mentre se la scienza fa dei progressi si possono opporre ad un male fisico risposte altrettanto fisiche e soprattutto efficaci.

Ciò spiega il muro d’incomprensione che separa l’Occidente dall’universo islamico. Da noi si è avuta una rivoluzione scientifica che tende a dare del mondo una spiegazione fondata sull’osservazione e sull’esperimento, mentre da loro si è accettata in modo così rigoroso l’interpretazione teologica della realtà che non si reputa utile indagare ulteriormente. Come disse il califfo Omar, distruggendo la biblioteca di Alessandria, se tutti quei libri erano in contrasto col Corano erano nocivi, e se erano in accordo erano inutili. Se tutto dipende dalla volontà di Dio – che l’uomo non può contrastare – è inutile cercare di usare la scienza per modificare la realtà. Se ciò fosse utile, lo farebbe Dio stesso. E se non lo fa, forse non è utile ed è bene che le cose vadano come vanno. Tesi che, dal punto di vista della coerenza, è perfetta e incontestabile.

Probabilmente – ma qui siamo alle ipotesi – la causa ultima è una diversa mentalità. Mentre l’islamismo, religione orientale, tende a riportare tutto ad un unico potere (il tiranno in Terra, Dio in cielo), il mondo occidentale è tendente alla pluralità. I greci sentivano il bisogno della libertà in politica e di una spiegazione dei singoli fenomeni, avendo così un dio per il mare, uno per il sole, uno per la guerra. Spiegavano tutti i fenomeni naturali con la mitologia ma quell’insieme di favole è anche un’interpretazione della realtà. La scienza ha poi dato risposte diverse e migliori, ma le domande le avevano già poste i greci. E queste domande gli islamici forse non se le pongono nemmeno oggi.

Non si vogliono esprimere giudizi di valore. Anzi, ammettendo che Dio abbia creato il mondo e continui ad occuparsene, come sostengono la religione ebraica e quella cristiana, la posizione islamica è la più logica e la più coerente. Ma l’Occidente, con un atteggiamento religioso molto più “tiepido”, e perfino con la sua miscredenza, s’è in concreto procurato una vita molto più prospera e godibile.

Gianni Pardo, [email protected]

2 luglio 2014


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