Attualità
Perché ENEL dovrebbe vendere le proprie (redditizie) controllate estere per “soddisfare il mercato”? La longa manus di coloro che vogliono comprarsela. Intanto Saipem…
Ho notato sulla stampa ripetuti tentativi di forzare la mano ad ENEL al fine di alienare alcuni dei propri assets esteri “con il fine di ridurre l’enorme debito”. Sinceramente resto molto dubbioso.
Dunque bene fa il nuovo AD di ENEL a rifiutare di vendere pezzi sani ed importanti del gruppo, leggasi partecipate che contribuiscono a mantenere un EBITDA ben superiore ad esempio al principale competitor tedesco. E questo soprattutto in forza dell’alternativa di finanziamento del proprio debito data da tassi di interesse al minimo storico. E qui il dubbio è lecito: vista l’illogicità della spinta a vendere per i motivi sopra citati, non è che dietro lo stimolo degli “investitori internazionali” a dismettere pezzi sani del gruppo non ci sia il duplice interesse di rendere ENEL appetibile per un acquirente straniero (magari francese o tedesco) visti anche gli enormi rumors sulle privatizzazioni italiane là da venire forzate dall’Europa (tedesca), oltre all’interesse del mondo finanziario a fare da advisor in qualsiasi operazione di finanza straordinaria/vendita di controllate? Il dubbio resta, ma il nuovo AD di ENEL sembra essere persona che ha ben chiari gli interessi sistemici dell’azienda ed in un certo qual modo anche del Paese.
Caso Saipem. Articolo interessante su Italia Oggi di ieri (lunedì, ndr). Sostanzialmente la testata riporta come la (geo)politica USA, che ha di fatto cassato il progetto South Stream, sia indirettamente alla base della perdita di redditività del contractor italiano in quanto non presente nei progetti alternativi a quello sponsorizzato dai russi (di fatto rinunciare al South Stream significa per l’azienda di San Donato e per i dipendenti italiani rinunciare a svariati miliardi di fatturato). Considerazione: ma il Governo italiano che ha approvato l’alternativa al progetto con i russi ha tenuto in considerazione il danno causato a Saipem (ed indirettamente ad ENI quale azionista di riferimento)? E poi, cosa guadagna l’Italia da un progetto alternativo al South Stream se comunque non ci partecipa direttamente? E’ comprensibile che gli USA vogliano evitare, come da dottrina geopolitica, che gli interessi russi ed europei a matrice tedesca si saldino in un unicuum economico (sfere di influenza, mai permettere che si crei una sfera di influenza con Europa/Germania e Russia assieme al fine di preservare il controllo globale statunitense, da Diplomacy, H. Kissinger, ndr): per questa ragione boicottare progetti strategici di integrazione energetica tra le due aree è vitale per preservare il potere egemonico degli States. Dunque, sembra chiara la rotta di collisione tra gli interessi USA e quelli europei ed italiani particolari – nel caso del South Stream -. Ma in questa equazione dove stanno gli interessi di uno dei più fedeli alleati dell’America, per altro oggi in profondissima crisi economica? O, detta in altra maniera, siamo sicuri che sia nell’interesse americano affossare l’economia italiana, storicamente la sponda USA per eccellenza in Europa oltre ad essere accesso privilegiato al Mediterraneo? Temo che con l’amministrazione Obama il destino economico dell’Italia sia secondario a quello di moltissimi altri paesi, probabilmente una visione anche miope che in ogni caso può essere modificata solo attraverso una presidenza non democratica (aspettiamo le elezioni di Mid Term di fine anno per capire meglio gli sviluppi futuri).
Dove porterà tale pedissequa applicazione degli ordini impartiti dall’estero temo di saperlo: alla distruzione delle poche aziende rimaste che occupano livelli qualitativamente superiori nella Penisola. O se volete, bisogna abituarsi al fatto che le nuove generazioni italiane se non vorranno fare i manovali, gli artigiani, i contadini, i camerieri, le guide turistiche o i gestori di agriturismo [con tutto il rispetto per tali lavori] debbano andarsene all’estero non avendo prospetticamente alcuna possibilità di impiego di alto livello in Italia. A me basta che questa dura realtà sia chiara a tutti coloro che tifano per la svendita delle aziende nazionali…
Mitt Dolcino