Energia
Per rinnovare il nucleare la Francia vuole indebitarsi con l’estero. Creerà una dipendenza pericolosa, ma i potenti sorrideranno
Per finanziare i reattori nucleari francesi Macron vuole coinvolgere Banca Mondiale e BEI, ma non sarà facile, soprattutto per motivi politici. Perché poi far dipendere gli investimenti francesi dal debito estero, creando ulteriori vincoli?
Centinaia di miliardi di euro. Questo è l’ordine di grandezza dell’investimento necessario per triplicare la capacità nucleare installata nel mondo entro il 2050, come una ventina di Paesi si sono impegnati a fare tre mesi fa alla COP28 di Dubai, l’ultima conferenza internazionale sul clima. Per garantire queste somme sbalorditive, Parigi ritiene che il ricorso alle istituzioni finanziarie internazionali sarà essenziale. E questo è uno dei messaggi principali che Emmanuel Macron cercherà di trasmettere oggi a Bruxelles, in occasione del primo vertice internazionale sull’energia nucleare, organizzato dal Primo Ministro belga con l’aiuto dell’Associazione Internazionale dell’Energia Atomica (AIEA), come riportato da La Tribune.
Questo importante incontro, senza precedenti nella storia dell’atomo civile, riunirà una cinquantina di Paesi. 25 capi di Stato e di Governo viaggeranno insieme ad altri 25 ministri. Saranno presenti anche aziende, autorità di sicurezza e istituti di ricerca. La delegazione americana sarà la più numerosa, davanti a quella francese. L’Eliseo ha dichiarato alla stampa mercoledì che saranno annunciati diversi accordi di cooperazione sulle sfide industriali, di ricerca, di sicurezza e di formazione.
Ma la questione principale per Parigi è il finanziamento. “La costruzione di un programma nucleare è estremamente costosa. Oltre alla cooperazione industriale e tecnologica, è importante che le banche di sviluppo offrano finanziamenti per i programmi nucleari (…), che costano ciascuno decine di miliardi di euro”, ha spiegato l’entourage del Capo di Stato francese. “Vogliamo spingere le banche di sviluppo (…) a sostenere il rilancio del nucleare in modo più ambizioso”, hanno insistito.
La ricerca dei finanziamenti dalle istituzioni bancarie soprannazionali
Il finanziamento di una centrale nucleare, soprattutto in Francia, che ha dei tempi epici per la loro costruzione, è effettivamente un problema: una centrale elettrica è un oggetto molto complesso da finanziare. In primo luogo, perché l’investimento iniziale rappresenta quasi l’80% del suo costo di produzione, rispetto al 30% di una centrale a gas, ad esempio. “Se si è un investitore privato, bisogna aspettare molto tempo prima di vedere i primi ritorni sul proprio investimento”, sottolinea il ricercatore. In secondo luogo, si tratta di un investimento rischioso, visti i ritardi e gli slittamenti di bilancio inerenti a questi progetti su larga scala. Infine, l’investitore privato non ha la certezza di ottenere ritorni interessanti “perché i prezzi dell’elettricità non favoriscono il prezzo dell’elettricità nucleare”, sottolinea Teva Meyer, ricercatore dell’Institut de relations internationales et stratégiques (Iris).
In questo contesto, il finanziamento pubblico internazionale sembra essere essenziale. Ma molto spesso le banche multilaterali, compresa la Banca Mondiale, assumono la posizione di principio di non finanziare l’energia nucleare. La BEI, da parte sua, non ha una posizione di principio contro il nucleare, ma per accettare questo tipo di finanziamento deve avere il sostegno di tutti i suoi membri. Germania, Austria e Lussemburgo sono fermamente contrari.
L’Eliseo potrebbe attingere alla via più semplice e banale: il debito pubblico, diretto o tramite EDF, tanto più che il debito fancese costa il 2,83% e che quello FMI e BEI, comunque, non sarebbe gratis. Però non si può violare il dogma europeo, quasi religioso, dell’austerità e del debito pubblico brutto e cattivo. Sarebbe una bestemmia nella chiesa europeista, per cui a Parigi non resta che indebitarsi con enti sovrannazionali. Qualcuno poi ne pagherà le conseguenze.
Banca mondiale o BEI
Questa volta, Parigi intende rivolgersi in particolare alla Banca Mondiale, alla Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e alla Banca Asiatica di Sviluppo. La nostra “ambizione è quella di chiedere loro di rafforzare notevolmente la loro offerta di finanziamento in questo settore e di avviare discussioni tecniche”, ha spiegato l’Eliseo.
Macron spera che il vertice di oggi e la sua posizione internazionale Tuttavia, il compito si preannuncia molto complesso. A livello di BEI si tratta di convincere stati che si sono detti apoditticamente contrari, come Germania e Austria. Vedete il governo Scholz, che ha chiuso le centrali nucleari tedesche nel mezzo di una crisi energetica, dare il via al finanziamento di centrali magari a poche decine di km dai propri confini?
Esistono tuttavia alcune possibili aperture. In primo luogo, la spagnola Nadia Calviño, che è meno chiusa sul tema, è recentemente succeduta al tedesco Werner Hoyer come Presidente della BEI. In secondo luogo, diversi osservatori ritengono che sarebbe possibile ottenere un consenso europeo sul finanziamento di progetti nucleari più piccoli, come i reattori modulari di piccole dimensioni (SMR) e i reattori modulari avanzati (AMR), oltre a strumenti industriali legati al ciclo del combustibile, al fine di porre fine alla dipendenza dell’Europa dalla Russia per l’uranio arricchito. Però in entrambe i casi i progetti francesi non sono avanzati come alcune soluzioni estere.
Macron, come fecero i politici italiani venti e trenta anni fa, sta cercando di sostituire il vincolo interno politico con il vincolo esterno del debito pubblico internazionale. Una mossa che, nel medio lungo periodo, toglierà ulteriormente spazio di manovra al governo ma, nell’ottica di un cambio della guardia a Parigi, l’imposizione di un forte debito estero per finanziare il nucleare potrebbe perfino essere gradita alla classe politica francese.
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