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Per l’amor di Dio, togliete a questi politici Twitter e il microfono. Quando i capi di Governo comunicano a cavolo, senza uno psichiatra di sostegno.

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Ogni tanto viene da pensare che stiamo vivendo in un film comico, se non fosse che la gente si spara davvero e tanto, che il sangue non è passata di pomodoro e che le prospettive economiche e sociali sono davvero tragiche. Perché la sensazione è che tanto non abbiamo idea di quello che stanno dicendo, e di come lo stiano dicendo.

La gita in Polonia di Joe Biden  è stata, da questo punto di vista, devastante. Prima ha detto ai soldati della 82ima divisione aviotrasportata che sarebbero andati in Ucraina: “Quando sarete lì vedrete la gente davanti ai carri armati, donne , giovani, stare davanti ai carri armati , a non cedere il terreno“. Chissà che gioia nei soldati

 

Oggi , sempre in Polonia,  ha detto  Joe Biden che il leader russo, Vladimir Putin, è un  “dittatore”  che “non può rimanere al potere” dopo l’invasione dell’Ucraina. Quindi Biden confermato alle democrazie del mondo di prepararsi a un conflitto prolungato con il governo di Putin, che ha etichettato come un “macellaio”. Che le parole siano state chiare lo conferma che perfino Bloomberg, le ha capite in questo modo:

Una affermazione del genere è una dichiarazione di guerra, pura e semplice, senza altri giri di parole. Si vuol far fare a Putin la fine di Saddam, solo che Saddam non guidava una potenza nucleare. Biden è pronto alla guerra con una potenza nucleare? Evidentemente NO, perché poi la Casa Bianca ha dovuto correggere:

Un funzionario della Casa Bianca spiega ciò che Biden ha effettivamente cercato di dire: “Il punto del presidente era che a Putin non può essere permesso di esercitare il potere sui suoi vicini o sulla regione. Non stava parlando del potere di Putin in Russia o del cambio di regime.

 

Il che significa dare anche un po’ dello stupido ai giornalisti, non in grado di capire  quello che il Presidente vuol dire. Però questa volta Biden era stato piuttosto chiaro e così aveva capito non solo Bloomberg, ma anche il Cremlino, che ha parlato di “relazioni non più riparabili“. Quindi ora, se va bene, si apre una nuova guerra fredda. Complimenti.

I problemi però sono anche in Italia:

Non siamo in guerra per seguire un destino bellico. Quindi siamo in guerra, anche se per la pace. Siamo in Guerra, ho sentito bene?

Al di la del “Destino bellico” che sembra riesumato da un discorso fatto si dalla Presidenza del Consiglio, ma degli anni Trenta del secolo scorso, se siamo in guerra quando l’abbiamo dichiarata? L’articolo 78 dell’ormai inutile Costituzione afferma:

Le Camere deliberano lo stato di guerra (1) e conferiscono al Governo i poteri necessari 

Le Camere hanno deliberato lo Stato di Guerra oppure è passato come un banale DPCM?

Le Parole hanno un significato. Capisco che parliamo di politici che ormai le usano con nonchalance, magari non comprendendone a pieno il significato, ma se  affermo che è necessario un “Cambio di regime” in un paese è perchè mi preparo a rivoltarlo con le armi. Se dico che siamo in guerra dico una cosa che ha un significato, morale, politico e legale, pesantissimo.

Quindi è necessario usare le parole per il loro significato, proprio per evitare che situazioni già gravi tracimino per incomprensioni e malintendimenti, e questo ancora di più oggi, quando la vita politica è pubblica e “Social”. Una dichiarazione di guerra non è l’appoggio morale per il giorno della tutela della marmotta! Se non si è in grado di comunicare in modo preciso meglio astenersene, non usare i microfoni né Twitter e fare solo poche, chiare , inequivocabili comunicazioni ufficiali. Perchè “A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio”, soprattutto quando di mezzo c’è il destino di milioni di persone.

 

 

 


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