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Economia

PepsiCo, la dolce vita offshore: come fare tanti utili e non pagare tasse, con una bella rete offshore

La doppia vita di PepsiCo: oltre 130 società nel Delaware e una rete caraibica per i profitti. L’ingegneria fiscale di snack e bibite fa esplodere gli utili (+106%) in Europa, nonostante il crollo delle vendite reali. Il ruolo cruciale del Lussemburgo

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L’ingegneria fiscale, un tempo campo d’azione quasi esclusivo delle Big Tech e dei colossi del digitale, ha ormai colonizzato anche settori più “tradizionali”, dimostrando una sofisticazione finanziaria che merita attenzione. Il caso di PepsiCo, gigante globale di bevande e snack (proprietaria di marchi come Pepsi, Lays, Doritos e Cheetos), è emblematico del modo in cui le multinazionali gestiscono la propria fiscalità ben oltre la realtà produttiva.

Secondo l’ultimo rapporto presentato alla SEC, il gruppo nordamericano ha sviluppato una rete di entità finanziarie che farebbe invidia a una banca d’investimento. Non si tratta solo di una manciata di holding, ma di una vera e propria ragnatela che include:

  • Oltre 130 società nel Delaware (USA), una giurisdizione che, per le sue leggi societarie e fiscali, è comunemente considerata un territorio offshore interno.
  • Quasi 30 società finanziarie o holding in paradisi fiscali storici, utilizzate per la gestione delle attività internazionali.

Questo sta iniziando a creare dei problemi con gli altri stati USA, che perdono introiti fiscali. L‘Illinois si è già mosso ed ha vinto una causa fiscale contro la Holding.

Il catalogo esotico dei paradisi

PepsiCo non si è limitata ai lidi americani, ma ha esteso la sua presenza nei Caraibi e oltre, utilizzando centri noti per i vantaggi fiscali che offrono sulle attività finanziarie e di gestione della proprietà intellettuale:

  • Bermuda: 9 società.
  • Isole Cayman: 6 società.
  • Barbados: 4 società.
  • Curaçao: 3 società.
  • Isole Vergini Britanniche: 1 società.

A questo si aggiungono centri strategici come Singapore e, in pieno territorio UE, il Lussemburgo.

La rotta del Lussemburgo: attività reali contro profitti da dividendi

È proprio il Lussemburgo a giocare un ruolo cruciale nella gestione europea. Gran parte delle operazioni europee del gruppo, per esempio, vengono gestite da PAS Luxembourg, una società che detiene partecipazioni significative nelle filiali chiave.

La società madre lussemburghese ha chiuso l’ultimo esercizio (31 dicembre 2024) con un patrimonio notevole, valutato a 2,25 miliardi di euro, e un utile netto di 68,3 milioni di euro. La nota saliente – che fa sorridere amaramente – è che questi profitti derivano interamente da dividendi delle sue controllate, in quanto la società è priva di attività industriale diretta.

In sostanza, i profitti vengono finanziarizzati e canalizzati dove l’aliquota è più favorevole, lasciando alle filiali operative in Spagna il peso della produzione, della distribuzione e, soprattutto, l’onere fiscale residuo. Un bel sistema fiscale. 

I doritos sono dello stesso gruppo Pepsi

Il paradosso spagnolo: profitti che crescono al calare delle vendite

Prendiamo un esempio pratico su un paese europeo: se si analizzano i risultati delle attività “sul campo” in Spagna, emerge il risultato più paradossale di questa ingegneria. Mentre l’utile netto di PepsiCo Holding Spain, la holding in Lussemburgo, ha registrato un boom del +130% (raggiungendo 120,8 milioni di euro), l’andamento delle vendite reali racconta una storia diversa:

Unità di Business (Spagna)Fatturato (Vendite)Utile Netto
Compañía de Bebidas PepsiCo (Pepsi, Seven-Up, Gatorade)-5.6% (Vendite dirette)+106% (Utile netto a 63M)
PepsiCo Foods (Lays, Doritos, Cheetos)-10.6%+6.2% (Utile netto a 15M)

Il verdetto, tecnicamente parlando: l’aumento vertiginoso degli utili, in presenza di un calo delle vendite, è dovuto esclusivamente all’aumento dei dividendi distribuiti dalle controllate, riflettendo un significativo miglioramento dei risultati finanziari, non della performance economica sul mercato. Insomma gli utili derivano solo dal maggior trasferimento di risorse dalla Spagna al Lussemburgo e quindi a un’elusione fiscale legale, ma oggettiva.

Una strategia che, pur essendo legale, alimenta il dibattito su come le multinazionali contribuiscono alle casse pubbliche nei paesi dove effettivamente generano lavoro e consumo.

A complicare il quadro, lo scorso settembre è entrato nel capitale il fondo attivista Elliott Management con una quota da 4 miliardi di dollari, con l’obiettivo dichiarato di aumentare i profitti attraverso una “maggiore focalizzazione, il miglioramento delle operazioni” e una “maggiore responsabilità”. Tra le righe tutto questo significa, semplicemente, una maggiore focalizzazione sulla gestione fiscale, cioè sull’elusione legale. Tutti contenti?

Domande e risposte

In cosa consiste la “giurisdizione offshore” del Delaware?

Il Delaware è uno stato degli USA noto per le sue leggi societarie estremamente flessibili e per l’assenza di tasse statali per le società che non svolgono attività al suo interno. Questo lo rende una giurisdizione popolare per l’apertura di holding e veicoli societari che detengono beni o proprietà intellettuale, permettendo alle multinazionali (come PepsiCo) di beneficiare di un regime di elusione fiscale legale all’interno del proprio paese d’origine.

Qual è il significato economico del forte aumento degli utili in Spagna a fronte di un calo delle vendite?

Questo paradosso finanziario indica che la crescita degli utili non deriva da una migliore performance commerciale (come l’aumento delle vendite di Pepsi o Lays), ma da una riorganizzazione interna dei flussi di denaro. L’utile in aumento (+106% e +6.2%) riflette l’ingresso di dividendi o il risultato di operazioni finanziarie gestite tramite le holding lussemburghesi, mentre l’attività commerciale reale sul territorio (misurata dalle vendite) è in recessione.

Chi è Elliott Management e quale impatto può avere su PepsiCo?

Elliott Management è uno dei maggiori fondi di investimento “attivisti” al mondo. Questi fondi acquistano partecipazioni significative in aziende quotate per poi esercitare pressioni sul management per implementare cambiamenti che aumentino il valore azionario. Le loro richieste tipiche includono spin-off, riacquisti di azioni, o, nel caso di PepsiCo, “maggiore focalizzazione”. La loro presenza spesso intensifica le strategie di ottimizzazione dei costi e, implicitamente, la pressione per massimizzare l’efficienza fiscale.

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